Capitolo 1 Thomas Stevens

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Non ho mai amato il rumore della sveglia al mattino, è sempre stato un fastidioso campanello dall'allarme capace solo di strapparmi dai miei sogni e riportarmi alla mia insignificante realtà. Mi strofino gli occhi, spegnendola e constatando sfortunatamente che sono le 7.30, l'ora di alzarsi.

Rapida mi lavo i denti e mi vesto, voglio essere comoda quindi opto per dei jeans strappati sul ginocchio - li adoro a tal punto che nonostante il freddo non riesco proprio a farne a meno - camicia e maglione. 8.15 sono in ascensore, in ritardo come al solito, mi metto un po di fondotinta per coprire le occhiaie, un filo di mascara, sperando che nessuno apra le porte proprio in questo momento, Cris il mio vicino di casa mi ha beccata più volte a compiere il restauro mattutino. Completato il make up improvvisato, ovviamente macchiandomi la palpebra di nero e pulendomi poi con la saliva, non ho ancora imparato a metterlo senza sporcarmi. Raggiunto il piano terra sono pronta ad uscire.

Come metto il naso fuori dal portone mi pento di non essere rimasta a letto, il freddo mi gela subito le orecchie e le mani, poi le ginocchia, ma non posso perdere altre lezioni.

Prendo al volo il treno, pieno come sempre, la tratta Reggio Emilia - Bologna è piuttosto veloce ma il treno non fa comunque per me. Mi siedo e metto le cuffie, mi isolo per qualche minuto con Katy Perry, poi mi addormento. Quando mi sveglio mi rendo conto di non avere il solito torcicollo, anzi mi sento comoda, come se fossi appoggiata a un cuscino. Improvvisamente mi rendo conto, sono appoggiata a qualcosa, o meglio a qualcuno. Di scatto mi alzo e divento immediatamente rossa in viso, sento il solito calore d'imbarazzo ardersi dentro di me, le figure di merda nella mia vita sono all'ordine del giorno.

Con mio grande stupore - e vergogna - mi rendo conto che il suddetto cuscino è un ragazzo, dorme anche lui, per fortuna penso. I suoi capelli sono dorati e hanno un'odore così dolce che mi viene voglia di usufruire di nuovo di tanta comodità, ma mi sforzo di non farlo. Non riesco a non fissarlo, noto un filo di barba sul suo volto, potrebbe avere venticinque anni. I miei pensieri vengono interrotti dall'annuncio dell'arrivo a Bologna. Mi alzo il più silenziosamente possibile per non svegliarlo, mi infilo la giacca, e mentre gli passo di fianco per andare verso l'uscita inciampo sulla sua gamba.

Ecco brava! La maledizione delle figure di merda non avrà mai fine.

Mi rialzo, quasi convinta di avere la faccia dello stesso colore di un papavero, mi giro e noto con grande stupore che lui mi sta fissando. Rimango pietrificata. Due occhi azzurri incrociano i miei, d'una tale intensità che non riesco a proferire parole per qualche istante sembrando probabilmente una con qualche problema psichico.

Poi con un filo di voce riesco a dire "scusa".

Non risponde, si limita a fissarmi - piuttosto maleducato penso -  per qualche ragione vorrei che questo momento non avesse fine, ma il treno si ferma e a malincuore, scendo. Decido di raggiungere l'università a piedi, ultimamente mi vedo ingrassata e ne approfitto per fare un po' di moto. Come se effettivamente servisse a qualcosa.

Durante tutto il tragitto non riesco a non pensare a quel ragazzo e ai suoi splendidi occhi. Forse avrei dovuto chiedergli il nome, o magari avrei dovuto fare un po' di conversazione ma per chi mi conosce sa che sono estremamente timida e che tutto ciò non sarebbe mai potuto succedere. Decido di scacciare il pensiero.

Arrivo come al solito 5 minuti in anticipo, non so come sia possibile, ogni volta che esco in ritardo qualcosa dentro di me si attiva e mi fa scattare a tal punto da farmi arrivare addirittura prima dell'inizio della lezione. Mi siedo al bar e ordino un tè, quello alla vaniglia e alla rosa è in assoluto il mio preferito. Purtroppo il mio misero anticipo non mi permette una lenta degustazione e quindi inizio a soffiare, poi temeraria tento di sorseggiarlo.
Cazzo quanto scotta.

"Ti sei ustionata vero?" mi volto, Carlotta la mia migliore amica mi guarda e ride, prendendosi gioco di me.

"Ormai è diventata una routine" le rispondo io rassegnata, non trovandoci nulla di divertente e sentendo il formicolio su tutta la lingua.

Guardo l'orologio, è ora di andare a lezione, mi alzo e senza avere il tempo di rendermene conto mi scontro bruscamente con qualcosa, un bruciore ustionante mi scende dal petto al ventre, sto per urlare, mi contengo vista la quantità di gente presente. Quando trovo il coraggio di guardare difronte a me rimango esterrefatta. E' LUI. Scocciato mi fissa con una tazza da tè vuota in mano, solo allora capisco cos'è quella lava incandescente che mi sta bruciando il corpo. Proprio quando sto per scusarmi per l'ennesima volta lui mi anticipa.

"Non è possibile, ancora tu? Cerca di stare più attenta!" dice seccato.

Noto uno strano accento nella sua voce, sicuramente non è italiano. Mi sbatte con violenza la tazzina ormai vuota in mano e se ne va', dandomi una spintonata. Chissà perché non é sceso con me, forse ha aspettato che mi allontanassi, o forse sì é alzato subito dopo di me, in questo caso deve avermi vista anche mentre sono inciampata nell'ultimo gradino del treno, che vergogna. Per tutto il resto della giornata non faccio altro che pensare a quegli occhi azzurri, tanto angelici ma altrettanto sgarbati. Mi chiedo se lo incontrerò anche nel treno di ritorno. Uno strattone mi riporta alla realtà, mi giro scocciata, è Carlotta.

"Si chiama Thomas Stevens" mi dice con un po' di malizia, tirandomi una gomitata e facendomi l'occhiolino "e ho l'impressione che vi siate già incontrati" aggiunge. La guardo fingendo di non capire.

"Di cosa stai parlando?" continuo fingendomi più disinteressata possibile.

"Parlo del ragazzo a cui hai rovinato la mattinata, a quanto pare" trattiene una risata "Viene dal New Jersey è qui per tenere il corso sui social network, è un gran figo vero?".

Ecco spiegato quell'accento strano. Carlotta sa sempre tutto di tutti, e in molte situazioni questa cosa mi ha infastidita, odio i pettegolezzi, ma oggi no, finalmente posso dare un nome agli occhi che mi hanno stregata.

"Grazie Carli ma non mi interessa" mi affretto a chiudere superandola e dirigendomi verso l'aula. In realtà mi interessa, mi interessa e come.

Finalmente sono in treno, lui non c'è. Thomas, quel nome risuona nella mia testa. Mi sono sempre piaciuti i ragazzi della mia età, quelli sulla ventina intendiamoci, quindi essere così attratta da un ragazzo come lui mi destabilizza. Grazie al cielo viviamo nel ventunesimo secolo, prendo lo smartphone e accedo a internet, digito il suo nome, invia. Rimango spaziata, il suo nome è su wikipedia. Entro nel sito, perché si, possiede un sito tutto suo. Comincio a leggere, con il cuore che mi batte a mille. Dopo mezzora di ricerche e la conseguente morte della batteria del mio cellulare - aumentano di grandezza e diminuiscono la batteria - so molte cose su di lui. 26 anni, giovanissimo a capo di una delle agenzie pubblicitarie più importanti degli USA, ricco, bello, in viaggio in Italia per tenere alcuni corsi di aggiornamento a professori universitari, e lezioni di approfondimento a studenti interessati. Mi obbligo a non pensarci, ma nel tragitto verso casa ogni sforzo si rivela essere vago.

Finalmente sono a casa, faccio una doccia veloce e mi cucino qualcosa da mangiare. Mi metto sul divano e mentre addento un panino cerco un film da vedere su sky. Non trovo niente, così decido di andare a dormire. Prima di addormentarmi penso a lui.

GIRL WOOED - CONTESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora