Capitolo 31 LEA

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Questa notte non ho chiuso occhio, ho avuto contrazioni dolorosissime che per via della distanza di tempo con cui si sono verificate non sono state reputate importanti dal medico che é venuto a visitarmi alle 4.
Sono trascorsi 6 giorni da quando ho mandato la lettera a Ben, purtroppo o per fortuna, non ho ricevuto nessuna risposta.
Purtroppo perché volevo dare davvero il meglio alla bambina, o almeno sapere di averci provato, per fortuna perche non so come mi sarei comportata in quell'occasione.
Il campanello mi distoglie dai miei pensieri.

"Vado io" urlo dal salotto a Sam e mio fratello.
Apro la porta, inconsapevole di chi mi sarei trovata davanti.

"Ben?" le parole mi escono in sussurro, nel giro di un secondo mi rendo conto di avere i piedi completamente bagnati, mi si sono rotte le acque.
Guardo prima le mie gambe, poi Benson, é pallido e completamente spaventato, terrorizzato.

"Amanda.." riesce a dire prima che il mazzo di fiori che evidentemente aveva comprato per me gli cadano dalle mani.

...

"Respira" mi urla Sam dal sedile anteriore.

Di fianco a me Ben non parla, sembra in uno stato di shock, fissa il sedile davanti senza dire una parola.
Senza riuscirmi a trattenere urlo, il dolore sta diventando lancinante.

"Ci siamo quasi, tieni duro" mi rassicura mio fratello al volante.
A ogni mio urlo Ben sembra perdere 15 anni di vita, stringe i pugni e non proferisce parola.

"Stai bene?" mi sento di chiedergli io a lui, tra un urlo e l'altro.

"Cos?" dice guardandomi spaesato.

"Si.. Credo di si" dice, facendo un profondo respiro e prendendomi la mano. Grosso errore. Non appena la contrazione raggiunge il dolore gli stringo la mano conficcandogli le unghia nella pelle. Quando ritorno a uno stato di dolore sopportabile lo guardo, é piu rilassato di prima anche se non me lo aspettavo.

"Siamo arrivati!" mi avvisa mio fratello, aprendo la portiera dell'auto, aiutandomi a sedermi sulla sedia a rotelle che gli infermieri mi hanno preparato.

"Ogni quanto ha contrazioni?" mi domanda l'infiermiere appuntando tutto su un palmare, che immagino funga da cartella clinica.

"Ogni 45 secondi credo".

"Perfetto, ora la portiamo dall'ostetrica" dice dandomi una carezza sulla testa, quasi per tranquillizzarmi, anche se quello che ha davvero bisogno di essere tranquillizzato é Ben che ci segue come un cagnolino impaurito.

"Allora Amanda, ci siamo! Puoi far entrare solo una persona in sala" mi avvisa l'ostetrica.

Guardo Ben e decido che non é il caso, potrebbe morire di infarto.

"Samanta!" urlo ricevendo l'ennesima contrazione.

Alla fine decidono di farmi l'epidurale, perche il dolore é diventato quasi insostenibile.

"Ok Amanda.. Adesso devi spingere".
Porca troia, penso.

É arrivato il momento doloroso, quello che nei film le attrici affrontano tutte sudate ma sempre super fighe. Mentre io sembro uno straccio e ancora devo cominciare.
Spingo. E il dolore é meno di quello che mi aspettavo, forse grazie all'epidurale.

"Ok Amanda, di nuovo, alla prossima contrazione".

Eseguo gli ordini e spingo ancora. Respirando e stringendo forte la mano di Sam.

"Ecco la testa! Un'ultima spinta!".

Con tutta me stessa, con tutta la forza che ho spingo un'ultima volta finché non sento il pianto della bimba. Nel vederla, cosi piccola, cosi indifesa capisco di sentirla mia. Lei é la mia bambina, cosi indifesa così fragile.

"Vuoi prenderla in braccio o preferisci non avere contatti con lei?" mi domanda l'ostetrica.

"La voglio, voglio tenerla!"

"Hai fatto la scelta giusta" mi dice porgendomi questo piccolo fagottino.

Mi sento immensamente grata per questo dono, é meravigliosa, e ancora non riesco a credere di averla creata io. Io e Ben.

Purtroppo mi negano di farlo entrare, cosi decido di scattargli una foto e chiedo a Sam di fargliela vedere.

"Sei così bella piccola Lea" le dico accarezzandole delicatamente la manina. Non so come, non so perche, ma quel nome mi era uscito cosi spontaneamente. Mi chiedo cosa ne avrebbe pensato Thomas, e mi ritrovo a pensare a lui.

Chissà cosa penserebbe se mi vedesse ora, sono cambiata cosi tanto in questi sei mesi. Non sono piu la bambina viziata e immatura che aveva conosciuto.
Ora mi sento una donna. Mi sento una vera donna matura, così lontana dalla studentessa in cerca di certezze, anche se quelle non ci sono neanche ora.
Quasi stupidamente mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se invece di rimanere incinta di Ben la fossi rimasta di Thomas.

Guardo la piccola e assomiglia tantissimo al papà, e purtroppo anche al fratello.
Non riesce ancora ad aprire bene gli occhietti, ma riesco gia a intravedere il verde, quel colore che mi aveva abbagliata la prima volta che avevo conosciuto Ben.

Dopo essermi ripresa un po finalmente permettono a Benson di entrare e di vedere la bambina.
Si siede sul letto al mio fianco e mi da un bacio sulla fronte.

"É cosi piccina" dice guardandola con amore, quell'amore che ho sempre voluto per lei.

"Perche non me l'hai detto?" ora si rivolge a me. Ma non sono pronta a spiegargli la storia di suo padre.

"Non voglio parlarne ora.. Cosa pensi di fare? "Gli domando per cambiare argomento.

"Voglio occuparmi di te, e di Lea" dice leggendo il nome della piccola sul braccialetto.

"Bel nome comunque" aggiunge sorridendo.

"E con la tua ragazza come fai?e con il lavoro?"

"Come sai della mia ragazza?" mi chiede.

"Ho chiamato, tante volte, una volta ha risposto lei"

"É finita. Non era una cosa seria. Ha cercato di nascondermi la lettera, quando l'ho trovata sono partito subito! Mi dispiace di essere sparito." cerca quasi di giustificarsi.

"L'importante é che ora sei qui" gli dico appoggiandomi alla sua spalla, vedendo che ha evitato l'argomento lavoro decido di non insistere per ora.
Guardiamo insieme un film alla tv e quando le infermiere vengono a prendere Lea e obbligano Ben ad andare brontolo un po, ma alla fine acconsento. Sono felice. Dopo tanto sono felice e forse la mia vita può andate avanti, non come me la ero immaginata e programmata.. Ma forse anche meglio.

GIRL WOOED - CONTESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora