La lezione era ormai cominciata da quasi un quarto d'ora ed io mi ritrovavo a correre per la strada deserta che portava all'edificio-tortura comunemente chiamato scuola.
Per alcuni il ritardo è uno stile di vita, per me è solo un inconveniente contro cui combattere.Avevo rimandato la sveglia così tante volte che aveva smesso di suonare per la disperazione, facendomi riaddormentare come una deficiente.
I miei genitori erano fuori per lavoro, sarebbero stati via per tutto il weekend.
Mi avevano raccomandato di non dare fuoco alla casa e di badare alle piante ed al piccolo gatto adottato qualche giorno prima.Le vans nere ormai consumate strisciavano sull'asfalto grigio calpestato da chissà quante persone, lo zaino in spalla sballottava per via della velocità.
Il respiro era irregolare non ero abituata a correre così tanto, sentivo il vento gelido sbattere contro il cappotto e le mie mani tremare.
Stavo già preparando qualche scusa credibile da presentare al preside prima che mi sbattesse in pasto al professore temutissimo da tutti.
Non mi avrebbe mai perdonato un ritardo del genere, ma il danno ormai era fatto e non c'era rimedio.Il cortile era contornato da motorini, biciclette ed auto parcheggiati impeccabilmente, per non parlare dei bus gialli sparsi in giro.
Di corsa mi affrettai ad entrare spingendo quella porta massiccia segnando il mio destino.Il corridoio quel giorno sembrava più lungo del solito il silenzio regnava sovrano, si sentiva solo lo scalpitio dei miei passi.
Arrivai in fondo e bussai all'aula sigillata ma nessuno si degnò a dire una parola, bussai una seconda volta con più insistenza e la voce glaciale del professore mi esortò ad entrare.
''Buongiorno, scusi il ritardo '' entrai con lo sguardo basso attraversando la soglia.
La classe alzò lo sguardo dall'imponente libro di letteratura scrutando ogni mio movimento, Stiles si passò una mano sul volto probabilmente capendo la situazione.
''Non è nuova la tua mancata educazione verso la mia materia signorina Mason'' iniziò alzandosi dalla sedia.
Un uomo incredibilmente brutto e temibile, senza cuore e spietato con i suoi alunni.
Amante del suo lavoro e disprezzante verso l'umanità che lo circonda.
Il suo vestiario ricorda gli imprenditori falliti degli anni ottanta per non parlare della capigliatura con il riporto e la barba folta.Era in piedi vicino alla cattedra color ciliegio, la lavagna era piena zeppa di scritte umanamente incomprensibili, i libri erano aperti su tutti i banchi e nessuno si azzardava a distrarsi.
''Mi scusi, ho fatto il prima possibile ho avuto dei problemi questa mattina'' mi scusai nuovamente sforzando un sorriso.
Il più vecchio mi guardò sorridendo prendendo un sorso d'acqua dal bicchiere trasparente accanto alla cancelleria, si avvicinò alla mia figura e mi poggiò una mano sulla spalla.
''Lei i problemi li ha nel cervello, prenda posto coraggio'' mi provocò.
''Si professore'' risposi trattenendo la mia arroganza.
Scavalcai i primi banchi occupati da quelli che il professore definiva ''le menti'' ovvero quel tipo di studenti che ritenevano la vita sociale uno schifo e preferivano deprimersi come Leopardi.
Presi posto accanto ad una ragazza mingherlina impaurita dalla sua stessa figura.''Ah, questo lo consegni al preside, è la punizione per il suo ritardo'' rise di gusto.
''Cosa?'' sgranai gli occhi.
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Secrets - Stiles Stilinski
FanfictionDefinizione di segreto; Destinato a rimanere nascosto. ''Tutto era strano, il tempo, le persone, le strade, gli animali anche quel ragazzo tanto solare era cambiato. Il suo atteggiamento, il suo sorriso, i suoi occhi, mi chiedo quanto tempo resti a...