Canti celtici.

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Respiri.
Sospiri, ansia, paura, terrore.
Buio, oscurità, tenebre, panico.
Le gambe tremolanti fissate al pavimento non si muovevano, bloccate in quell'abisso.
Gocce di sudore fredde scendevano sulla fronte facendosi spazio sicure di se.
Lacrime, ulra, spaventi,  smarimmento.
Vertigini, nausea, vomito, odori forti, pungenti.
Cercai di muovermi invano, cercai di liberarmi dalla paura, di far subentrare l'adrenalina.
Vuoto.
Alberi, foglie, fruscii, rami spezzati.
Scossi la testa cercando di focalizzare le cose reali.
Urla, tristezza, consapevolezza, voci.
Coprii le orecchie per dare tregua ai miei sensi.
Sussurri, suoni, rumori, parole, canti.
Improvvisamente si materializzò un grosso albero mozzato, una quercia forse. Sforzai la vista pur di vedere meglio.
Passi, corse, risate isteriche.
Una ragazza legata ad un albero esile piangeva disperata pregando di non ucciderla.
Le lacrime salate bagnavano la sua carnagione lattea ed arrossata per lo strapazzo.
La figura sconosciuta si aggirava intorno a lei sorridendo malvagiamente.
Teneva all'estremitá delle mani una corda sottile che odeggiava ripetutamente.
Cercai di urlare, di fermarla ma successe tutto velocemente.
Un getto di sangue caldo cosparse l'albero colorandolo di un rosso scuro, la testa della ragazza ricadde in avanti con segni di cedimento.
Urlai più forte con tutta l'anima per correrle in aiuto.
Ma la vista cominciò ad annebbiarsi e tutto divenne scuro, tenebroso e cupo.


4.00 a.m

Mi svegliai urlando e grondante di sudore. Le goccioline contornavano la mia fronte facendola luccicare. Non mi era mai capitato di fare un sogno così brutto e che sembrasse così reale. Scostai le lenzuola scoprendo le gambe nude e mettendole a penzolone.
Accesi la lampada rosa sopra il mobiletto controllando l'ora.
Appoggiai i piedi per terra reggendomi alla testata del letto colta da qualche vertigine improvvisa.
Aprii la porta del bagno dirigendomi al lavello, legai una coda alta spiccicando i capelli incollati alla fronte per via del sudore.
Lasciai che l'acqua fresca mi lavasse il viso lasciando cadere tutte le cose brutte appena sognate.
Qualcosa mi incuriosì, sentii il telefono vibrare, girai la mia testa verso il comodino vedendo lo schermo accesso.
A passo svelto agguantai il cellulare rispondendo senza nemmeno vedere chi fosse.

"Pronto?"  dissi con voce impastata.
"Aria, devi venire subito" mi disse il ragazzo.

"Scott? che succede?" entrai in panico.

"Lydia, ha avuto una visione e credo che tu abbia visto la stessa cosa" disse con voce calma Scott.

"Arrivo" dissi con voce fredda e
riattaccando.

Lanciai il cellulare tra le lenzuola aggrovigliate affrettandomi ad aprire l'armadio. Entrai letteralmente in panico per le parole di Scott, il mio non era stato un semplice sogno era diventato un vero e proprio incubo. Cercai di scacciare quel pensiero orribile dalla mia testa concentrandomi sull'uscire di casa il più presto possibile.
Indossai un paio di jeans strappati, una maglietta grigia a maniche corte ed una giacca pesante. Mi accomodai sulla sedia della scrivania allacciando le mie amate vans e mettendomi gli occhiali da vista.
Aprii piano la porta della mia camera facendo attenzione a non farla scricchiolare, spensi la luce accendendo la torta del cellulare e scendendo lentamente le scale.
Afferrai le chiavi inserendo quella giusta nella serratura ed uscii di casa correndo cercando di non dare nell'occhio.
L'aria gelida notturna mi congelò la faccia facendomi lacrimare gli occhi, afferrai i lembi della giacca tirandoli verso il basso ed infilando le mani dentro le tasche.
I lampioni sfarfallavano ogni tanto accogliendo su di essi falene, lucertole ed insetti vari.
La clinica veterinaria non era poi così lontana ma, appena sveglia e reduce da un incubo vero e proprio, era una missione impossibile.
Camminai per un paio di isolati, l'eco dei miei passi solitari risuonava per tutta la strada deserta facendo scappare gli scoiattoli in cerca di provviste.
Arrivai al grande cancello di metallo trovandolo accostato, avanzai piano cercando di passare da quella minuscola apertura. Entrai dentro la struttura trovando il deserto assoluto, la hall era vuota e priva di suoni, tutti gli animali riposavano. Suonai il campanello sulla scrivania ed un ciuffo biondo spuntò dal muro.

Secrets - Stiles StilinskiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora