Are you serious, Stiles?

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Addentai l'ultima fetta di toast bruciacchiato facendo zapping con il telecomando per trovare qualcosa di decente il televisione. Il pomeriggio era stato già abbastanza movimentato con l'interessantissima punizione a me affibbiata, e la rivelazione di essere un esperimento genetico ambulante.
Theo era stato chiaro dalle risposte che mi aveva fornito e di certo dovevo informare Scott della situazione palesatosi all'improvviso.

Il divano aveva ormai preso la forma del mio corpo e nulla al mondo avrebbe potuto rovinare quel momento. La casa era sepolta sotto una massa di vestiti sparsi in giro e scatoloni di pizza avanzati il giorno prima, i miei genitori sarebbero rientrati domani.

La notte ormai era calata, la luna splendeva alta in cielo riflettendo la luce delle stelle, le nuvole erano biancastre e sottili. Il venticello si faceva spazio tra le chiome degli alberi ed alcuni uccellini ritardatari facevano ritorno al loro nido. Sarei stata ore ad osservare la natura fare il proprio decorso ma il campanello suonò repentinamente facendomi sobbalzare dal divano.

Infilai le pantofole rosa spegnendo di corsa la tv, mi avvicinai all'occhiello della porta per vedere chi fosse. Un ragazzo sconosciuto mi si presentò, alto, moro con occhi chiari. Il suo dito si attaccò ancora di più al bottoncino del citofono. Il suono era talmente squillante e fastidioso che decisi di aprire la porta senza pensarci. Indossai il sorriso più falso e cordiale che io avessi nel repertorio e lo fissai negli occhi.

''Saresti?'' chiesi scocciata.

Sorrise sornione verso la mia direzione guardandosi intorno furtivo, osservava il cancello ed una macchina nera parcheggiata di fronte ad esso. Iniziai a spaventarmi tanto che il battito cardiaco accellerò senza nessun controllo. Portai istintivamente una mano al petto per auto-tranquillizzarmi ed il tutto sembrò funzionare.

''Sono Derek, finalmente ci conosciamo'' mi porse la mano allungandola verso di me.

Il mio finto sorriso si tramutò in un ghigno di spavento ed inquietudine, volevo sbattergli la porta in faccia e scappare via a nascondermi ma ormai era impossibile, il suo piede bloccava l'ingresso. Aveva una giacca di pelle nere, una maglietta scura e dei jeans che fasciavano perfettamente le gambe. Allungai la mia mano verso la sua stringendola tremolante, come conosceva casa mia?

Spostai la mia figura attaccandola alla porta invitandolo ad entrare e accomodarsi, scelta totalmente impulsiva e sbagliata. Chiusi la porta alle mie spalle facendo attenzione a non farla sbattere, scortai il ragazzo sul divano intimandolo a sedersi.

Si accomodò senza farsi alcun problema spostando i cuscini da dietro la schiena al pavimento, gentile da parte sua aggiungere al casino altro casino. Lo raggiunsi sedendomi a mia volta sulla poltrona di fronte attendendo qualche gesto o parola. Uscii dalla tasca il cellulare sbloccandolo, selezionai velocemente il numero di Scott e mandai un messaggio veloce sbagliando qualche parola. Lo informai della situazione senza troppi sotterfugi poi ri-bloccai il cellulare mettendolo via e tornai a guardare quel ragazzo. Mi fissava in silenzio senza dire una parola, si limitava solo a respirare e guardarsi intorno.

''A chi scrivi?'' mi domandò freddo.

Lo guardai schiva senza far trasparire alcuna emozione e soprattutto cercando di mantenere il battito controllato, dovevo fare pratica.

''Non sono affari tuoi'' risposi a tono

Uscì dalla sua bocca una risata rumorosa, quasi simpatica, se non ci fossimo trovati in quella situazione. Era ben diverso da come mi aveva descritto Scott, non mi dava per nulla un senso di insicurezza anzi creava soggezione. Il cellulare vibrò segno che Scott non solo aveva letto il messaggio ma aveva anche risposto.

''Che caratterino la ragazzina'' sussurrò tra se e se.

''Che sei venuto a fare? Che vuoi da me?'' tagliai corto.

Secrets - Stiles StilinskiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora