Welcome to Beacon Hills

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La sveglia suonò presto quella mattina, mi rigiravo tra le lenzuola calde pur di non alzarmi cercando di riprendere sonno -inutilmente- il display del cellulare si illuminò e la fastidiosa musichetta trillò, decisi di rispondere ed era ovviamente mia madre che mi obbligava a scendere per la colazione.

Il pavimento freddo mi fece rabbrividire ma ero abituata a quel tipo di contatto dato la maniacale abitudine di camminare a piedi nudi, non appena fui pronta mi precipitai in cucina, le mie narici accolsero bene l'odore di pancake caldi e spremuta d'arancia.

''Sei nervosa?'' chiese retorica mia madre mentre mi porgeva il piatto.

''E per cosa?'' Dissi prendendo un boccone. ''Ho solo cambiato scuola, città, stato, ho lasciato la mia migliore amica, anzi tutti i miei amici, il mio ragazzo e sono praticamente sola povera e pazza'' dissi sarcastica con una smorfia in viso.

James il mio (ex) ragazzo era il classico biondo con occhi azzurri che non guasta mai, fu dura lasciarlo ma tanto non ci sarebbe stata speranza per noi.

''Cerca di farti nuovi amici e non essere antipatica e scontrosa al solito tuo'' mi rimproverò mio padre prima di prendere la valigetta contenente tutte le sue scartoffie e varcare la soglia di casa salutando mia madre con un bacio.

''Per quanto ancora gli terrai il broncio?''

''Fino a quando capirà che il suo lavoro fa schifo, mamma'' dissi finendo la mia colazione.

''Vuoi che ti accompagni con la macchina?'' cambiò discorso.

''No se vuoi vado a piedi così mi perdo e papà avrà un altro caso da risolvere''

Mia madre afferrò le chiavi della macchina scortandomi sul vero senso della parola fino all'auto.

La nuova scuola non era come quelle che avevo frequentato in precedenza, questo era un vero e proprio liceo, non uno di quelli privati che frequentano i figli di genitori stra ricchi, viziati e capricciosi, almeno questo è quello che succedeva a Londra.
Il parcheggio era enorme c'erano vari bus gialli dai quali scendevano studenti con le facce assonnate, chi ripassava qualche materia non guardando nemmeno la strada, chi rideva, chi sbuffava insomma di tutto e di più.
Era tutto nuovo per me l'avevo visto nei film ma viverlo in prima persona è diverso non mi dispiaceva l'idea di ricominciare da capo ma avevo paura e dovevo tenere tutto dentro.

**

Il preside congedò mia madre e fu lieto di farmi fare un veloce giro dell'istituto, per poi accompagnarmi in classe. Bussò un paio di volte alla porta prima di aprirla.

''Professoressa come promesso le ho portato la nuova alunna'' sorrise e mi fece cenno di entrare. Maledissi il lavoro di mio padre velocemente ed entrai cercando di essere più gentile possibile.
Tutti mi guardavano in modo strano e divertito, insomma, okay che non sono la classica ragazza americana e non mi vesto come loro ma non sono mica un pagliaccio. Il preside salutò quella che sarebbe stata tutto l'anno la mia professoressa e si diresse fuori dall'aula.

''allora tu devi essere la signorina Aria Mason'' sentenziò la donna.

Annuii poco convinta così lei mi fece cenno di accomodarmi nel banco libero al centro dell'aula per mettermi a mio agio. Uscii il quaderno degli appunti ed iniziai a ricopiare ciò che c'era scritto sulla lavagna.
Non capivo assolutamente NULLA. Io e la matematica siamo come l'acqua e l'olio.

Un ragazzo mi bussò sulla spalla così mi girai per vedere cosa volesse, aveva i capelli castano scuro scompigliati, gli occhi marroni, una piccola cicatrice quasi invisibile sulla guancia ed un sorriso così dolce.

Secrets - Stiles StilinskiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora