26.

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Quando riapro gli occhi, ho ancora le cuffiette nelle orecchie e la musica in riproduzione.

"Sometimes it all gets a little too much.."

Tolgo le cuffiette e mi massaggio il collo indolenzito, poi volgo lo sguardo verso la mamma che si sta stropicciando gli occhi.

Decidiamo di guardare un film, fino a quando la voce metallica dell'altoparlante non ci avvisa che manca solo mezz'ora all'atterraggio.

Mi giro verso il finestrino, e mi accorgo che siamo proprio sopra New York.

«Mamma!»
Le dico indicando l'oblò.

Lei si sporge sopra di me e lancia un'occhiata di sotto, ritraendosi immediatamente.

«Uhm, è decisamente... Alto» Ma dai siamo su un'aereo.

«Ti fa paura?»

«Penso di sì, non lo so, è la prima volta che volo ehm.. Non saprei» La mamma impallidisce, e capisco che è meglio cambiare discorso.

«Allora, pronta a passare 4 fantastici giorni con tua figlia in Canada?»

Solo mezz'ora. Solo mezz'ora.

La mamma inizia a parlare e la vedo tranquillizzarsi, ma io smetto di seguirla quando Shawn risponde al mio messaggio.

«Wow! Dolcezza è fantastico»

«Come se tu non avessi mai volato!»

È in linea e risponde quasi subito.

«Bhe si dai, solo che non sono mai stato capace a scattare delle foto così belle. Quanto vi manca?»

«Siamo sopra New York»

«Oh mio Dio, allora si tratta di minuti! Menomale ho calcolato bene il fuso e sono già qui» subito sotto allega una foto dell'aeroporto, che è a dir poco enorme.

Faccio vedere la foto anche alla mamma, che vedendomi concentrata in altro, ha spostato il discorso con la vecchietta che le siede accanto.

«È già li?»

«Si mamma, non deve mancare molto»

A quelle parole, il cuore aumenta il battito, e sento le mani tremare.
L'ansia non è mai stata così alta.
Mia madre sembra tranquilla, sorride e chiacchiera un po' con tutti, si è goduta il viaggio (a quanto pare non la vista) e si sta rilassando.
Sarei disposta a tutto pur di rivederla così in futuro.

«Avvisiamo i gentili passeggeri, che l'aereo sta per atterrare, allacciare saldamente le cinture e preparasi all'atterraggio. L'equipaggio vi augura una buona permanenza nel paese!»

Le sensazioni che mi provoca l'aereo quando tocca nuovamente terra sono indescrivibili, ma quando mi alzo dal mio posto e lancio un'ultima occhiata al finestrino, provo un senso di sollievo da un peso che non sapevo di avere.

Scendiamo delle scalette, e finalmente ho di nuovo i piedi sul cemento.
Cerchiamo le nostre valigie, e dopo 45 minuti riusciamo a recuperarle tutte.
Prima di entrare nella porta a vetri la mamma mi abbraccia forte.
Vorrei correre dentro, ma non posso lasciarla qui con tutte le valigie, anche perché probabilmente la perderei.

Tremiamo entrambi.
L'ansia è alle stelle.

Spingo la porta di vetro, e superato un piccolo pianerottolo, prendiamo delle scale mobili per il piano inferiore dove Shawn ci sta aspettando.

Il mio corpo è un fascio di nervi. Le gambe non stanno ferme, ho le mani sudate e continuo a sistemare la riga dei capelli da destra a sinistra senza un attimo di pace.

Immagino già tutta la scena, non so bene cosa farò o cosa dirò, ma sicuramente gli correrò incontro e lo stringerò il più forte possibile.

Mio Dio, sono davvero dall'altra parte del mondo, in Canada, nell'aeroporto con mia madre ad aspettare Shawn Mendes.
Shawn Mendes.

Le scale terminano, e ci ritroviamo in una grande sala completamente fatta di vetro con migliaia di persone, che non è quella di cui Shawn mi ha mandato la foto... Lo troverò.

Inizio a cercare, ma invano.
Prendo il telefono per avere sue notizie, ma un uomo alto e robusto compare alle nostre spalle, e poggia un braccio sulla mia spalla, e l'altro su quella di mia madre.

È pelato, ha dei muscoli che sembrano soffocare sotto la maglietta strettissima, degli occhiali da sole e una specie di apparecchio nell'orecchio.

Cosa succede?

Snapchat» Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora