Quel pomeriggio, al parco, Xander raggiunse come al solito i suoi tre amici, scendendo dall'autobus un po' seccato: Timmi aveva detto, qualche giorno prima, che esisteva un metodo magico per spostarsi quasi istantaneamente da un posto all'altro, ma non gliel'aveva ancora voluto insegnare (- Per poi vederti ricomparire sulla cima di un vulcano perché hai sbagliato? No, grazie. Prima impara a mirare.-), cosa che lo costringeva a usare ancora i mezzi pubblici o le proprie gambe per andare da un posto all'altro.
Prima o poi scoprirò come si fa. Si ripromise, prendendo a calci un piccolo cumulo si neve.
Al suo arrivo l'atmosfera non si rivelò essere delle più allegre: Alis era seduta a gambe incrociate sul girello, i gomiti appoggiati sulle ginocchia e il mento tra le mani, e fissava il terreno attraverso le spesse lenti degli occhiali; Nadine stava a pancia in giù sulla vecchia altalena, spingendosi lievemente con i piedi, che affondavano sempre di più nella neve fresca e facendo cigolare appena la catena. Jo, invece, era sopra la panchina, le gambe appoggiate allo schienale e la testa ciondoloni oltre la sponda del sedile.
Nessuno dei tre salutò il ragazzo con qualcosa di meglio di un laconico "Ciao".
- Che vitalità...- commentò - Sembra che siate stati a un funerale.-
Jo lo guardò dal sotto in su.
- Vorrei vedere te...- brontolò in tono lamentoso.
- E volete passare il resto della vita in questo stato?-
Lui si strinse nelle spalle.
- Per ora mi accontento del resto della giornata.-
- Scusa, ma sai... siamo un po' delusi, ecco tutto.- disse Alis.
- Sì, ho capito, ma non mi sembra che così risolviate qualcosa.- osservò - Non è molto maturo da parte vostra.-
Nadine lo guardò.
- Non lo metto in dubbio.- ammise - Ma non puoi biasimarli perché sono delusi. Passerà presto.-
- E tu?-
Lei si strinse nelle spalle.
- Pazienza.- rispose - Cioè, sì, un po' mi dispiace, ma sai... alla fine, chi se ne frega.-
Dal suo tono, Xander capì che si stava sforzando per non sembrare troppo abbattuta. Purtroppo, per quanto avrebbe voluto tirarli su, non aveva idea di cosa dire: Timmi era stato categorico, e non era una persona facile da contraddire.
***
Da sotto un albero, parzialmente nascosto alla vista dei ragazzi, c'era un uomo vestito di nero con sulla testa un berretto dell'identico colore, munito di paraorecchi e calato sugli occhi. Solo qualche ciuffo ingrigito era visibile, oltre al pizzetto sul mento, poco più di una macchia marrone stinto.
Annoiato, osservava i quattro vicino ai giochi gelati che chiacchieravano. A un certo punto quello pallido (Xander Donovan?) cominciò a mostrare agli amici qualche trucchetto di magia, raccogliendo una palla di neve e poi lanciandola verso l'alto; quella esplose in una miriade di coriandoli di ghiaccio, che a loro volta sparirono in una pioggia di scintille bianchissime.
Ma sa solo fare esplodere le cose? Pensò.
Lo teneva d'occhio da qualche giorno e, tutte le volte che lo aveva visto usare i suoi poteri o quasi, aveva fatto scoppiare qualcosa. Probabilmente era un mago di fuoco.
Sentì un leggero calore nella tasca dei pantaloni. Riscuotendosi, ci infilò la mano e ne trasse una sottile carta rettangolare, dal bordo nero e la parte centrale grigio scuro. Era quella che si stava scaldando.
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Sangue di Demone - Il Flagello di Dio
FantasyIn una città del nord del Montana vivono tre ragazzi delle superiori: Xander, gracile e anemico; Jo, appassionato di fumetti; Alis, secchiona e occhialuta. Tre nullità da due soldi, buoni solo per gli scherzi e poco altro. Tre nullità a cui il d...