Xander Donovan non era mai stato imponente o minaccioso. Anzi, era quanto di più lontano si potesse sperare: mingherlino per i suoi (quasi) quindici anni, leggermente basso, ma soprattutto pallido a causa dell'anemia.
Questo suo tratto distintivo, unito ai capelli corvini che, sul pallore della sua pelle, risaltavano come un fuoco d'artificio nel cielo notturno, gli era valso il soprannome di "Vampiro".
Non passava quasi giorno senza che qualcuno lo chiamasse in quel modo, lo spintonasse, lo prendesse in giro in qualsiasi modo possibile. Ormai aveva imparato che le superiori erano una giungla, e solo il più forte sopravviveva.
Così, consapevole di non essere forte, aveva adottato un'altra strategia: l'apatia.
La lontananza dalle emozioni, o almeno da quelle più forti, era l'ideale: se non si fosse arrabbiato non avrebbe risposto, se non avesse risposto non avrebbe spinto i bulli a insistere, se non li avesse spinti a insistere non avrebbe preso botte.
Si era esercitato a lungo per ottenere questo risultato, e ne andava piuttosto fiero: evitava accuratamente i film horror, ai parchi divertimenti non saliva mai sulle montagne russe, ad Halloween non si mascherava più dall'età di cinque anni e via discorrendo. Ogni volta che sentiva di essere vicino a provare emozioni troppo intense si estraniava, pensava a qualcos'altro, come al manuale di chimica o alla cena. A lungo andare era diventato un maestro.
Non considerava se stesso un vigliacco, intendiamoci: voleva soltanto starsene tranquillo, e quello era il modo migliore.
D'altra parte Alis continuava a dirgli di ignorare le provocazioni facendo il superiore, piuttosto che l'apatico: il suo motto era "aspetta sulla sponda del fiume". Una strategia teoricamente giusta ma, in pratica, inapplicabile: quasi ogni giorno doveva fare i conti con il nomignolo "Vampiro", con l'armadietto imbrattato di vernice spray, i petardi nel vassoio del pranzo, la colla o tempera sulla sedia e varie altre trovate.
L'indifferenza era impossibile.
L'altro suo migliore amico, Jonathan "Jo" Paige, invece, era un tipo più irruento, che sognava sempre di diventare un grande avventuriero o un esploratore come Indiana Jones o Flynn Carsen. Era lui, più di chiunque altro, a meditare tremende vendette contro i bulli. Idee divertenti, a volte, ma generalmente... come dire... stupide.
Per farla breve, lui, Alis Heter e Jo Paige formavano da sempre il classico gruppetto di emarginati che poteva essere scovato in ogni scuola americana, osteggiati dai "popolari" e ignorati da tutti gli altri o quasi.
Il loro legame aveva origini antiche: Xander e Jo si erano conosciuti ai tempi delle elementari, durante uno dei primi pestaggi della loro vita, e per quanto diversi potessero essere avevano deciso di fare squadra. Alis era arrivata qualche tempo dopo. All'inizio avevano fatto gruppo per ragioni accademiche: Jo non era mai stato un tipo studioso, e Xander non era mai stato il massimo in matematica e scienze, così un bel giorno si erano decisi a chiedere l'aiuto di quella secchiona occhialuta e fanatica di computer seduta in fondo all'aula.
Dopo qualche tempo ci si erano affezionati, e alla fine erano diventati amici.
Tutti e tre facevano squadra da molti anni, fin da prima delle superiori, ed erano ormai praticamente inseparabili. Se qualcuno vedeva uno di loro da solo nei corridoi, subito tutti si chiedevano che fine avessero fatto gli altri.
Perché in fondo si sa: i deboli, da sempre, fanno gruppo.
Specialmente nella giungla.***
Era mattina presto, e Xander, Alis e Jo si stavano recando a scuola. Siccome abitavano nelle vicinanze, a soli due o tre isolati di distanza dall'istituto, andavano a piedi quasi tutti i giorni, incrociandosi circa a metà strada, come in effetti successe quella mattina.
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Sangue di Demone - Il Flagello di Dio
FantasíaIn una città del nord del Montana vivono tre ragazzi delle superiori: Xander, gracile e anemico; Jo, appassionato di fumetti; Alis, secchiona e occhialuta. Tre nullità da due soldi, buoni solo per gli scherzi e poco altro. Tre nullità a cui il d...