Cap. 2: Una decisione stupida

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Per un'altra settimana il "Ragazzo che Faceva Paura", come l'aveva soprannominato Jo, rimase lì al suo posto, imperterrito, a leggere il suo giornale. Era già lì quando Xander e i suoi amici arrivavano a scuola, ed era ancora lì mentre se ne andavano, proprio come aveva detto Nadine, e nonostante passasse tutto il suo tempo nello stesso posto non sembrava intenzionato a fare amicizia con nessuno: chiunque gli rivolgesse la parola veniva beatamente ignorato, mandato al diavolo o allontanato, spesso anche di malagrazia. I ragazzi più grandi, gli stessi che solitamente sfottevano Xander, cominciavano ad irritarsi per l'atteggiamento di superiorità di quello strano tipo, e sempre più di frequente li si poteva sentire scambiarsi sussurri inviperiti su di lui.

Loro tre si tennero bene al largo da tutto questo, già abbastanza impegnati a starsene fuori dai guai senza il bisogno di immischiarsi in faccende a cui erano estranei. Inoltre, da quando quel silenzioso lettore di giornali aveva cominciato a farsi vedere, le prese in giro erano diminuite: i ragazzi della squadra di football erano troppo impegnati ad avercela con lui per badare a loro. Questo poteva essere considerato solamente come un netto miglioramento, che lo rese stranamente più simpatico, anche se non meno strano o, per certi versi, inquietante.

Poi, un giorno, accadde qualcosa di totalmente inaspettato che dimostrò loro come, assurdamente, la più stupida delle idee possa dar vita a qualcosa di molto più grande.

Era una giornata grigia e fredda, di autunno inoltrato tendente all'inverno, una di quelle giornate che fanno rimpiangere il caldo e le zanzare dell'estate (okay, forse le zanzare no), specialmente in uno stato del nord come il loro, dove la temperatura scendeva parecchio, avviandosi verso novembre. Xander, Jo ed Alis, come ogni mattina, stavano entrando a scuola, gettando un'occhiata di sbieco al Ragazzo che Faceva Paura, il quale non aveva ancora cambiato il suo abbigliamento, apparentemente immune al freddo incipiente, e passando per raggiungere il portone sentirono uno stralcio di conversazione provenire da un piccolo gruppetto di studenti poco lontano da loro:

- ... alla prossima gli spacco la faccia... magari così la pianta di insultare...-

Xander gettò loro un'occhiata di sbieco, sentendo una strana fitta nel petto: forse era preoccupazione, ma non ne era sicuro.

- Mi sono proprio rotto...- sbuffò uno dei ragazzi di quel gruppo - Questa volta sul serio... lo faccio nero...-

- Sì, anche io... oggi?-

- Sì... dopo la scuola, che non c'è nessuno...-

Stavano progettando di aggredirlo, era evidente. Si erano stancati di sentirsi trattare male e di vederlo lì, e volevano fargliela pagare.

Si impose di ignorare la questione, non essendo affari suoi, ma qualcosa, nel fondo della sua mente, gli disse che non sarebbe stato giusto. In fondo, almeno involontariamente, quel tipo lo stava aiutando.

Si fermò a poca distanza dal gruppo di ragazzi, sentendosi un po' stupido, e si schiarì la voce.

- Scusate?- disse.

Nessuno lo degnò di attenzione.

- Ragazzi!- insisté - Sentite, lo so che non sono affari miei, ma... non fa nulla di male. Basta che lo ignoriate, no?-

Alle sue spalle sentì Jo ed Alis gemere, mentre il branco gli rivolgeva finalmente un po' di attenzione.

- Scusa, Vampiro... stai parlando con noi?- chiese uno dei ragazzi, suscitando qualche risatina.

Si chiamava Thomas Bull, ed era il capitano della squadra di football. Grosso, alto e stupido, fin dal primissimo giorno in cui si erano conosciuti aveva deciso che ficcargli la testa nel water fosse un gran divertimento. Inutile dire che non erano proprio amici.

Sangue di Demone - Il Flagello di DioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora