Capitolo 27

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Stamattina mi tocca stare al bar senza Anna, perchè ha l'ecografia di controllo e farà metà turno. La cosa peggiore è che come aiutante ho Marco e il tempo sembra essersi addirittura fermato. Mi preparo il mio bicchierone di latte e caffè, che amo sorseggiarmi durante le prime ore del turno e me lo gusto a piccoli sorsi, rilassandomi un po' per non pensare all'imbrazzo che c'è fra me e Marco. Fin quando non vedo Renèe entrare nel bar e venire verso di me, guardandomi con un sorrisetto malvagio stampato sulla faccia.

- " Ciao, posso offrirti qualcosa?" Purtroppo ho sempre odiato l'inglese, quindi scandisco bene le parole, sperando che mi capisca.

- " Guarda che sono Americana, no scema."

- " Scusami, ma non sapevo che parlassi italiano"

- " Non parlo molto bene, ma riesco a comunicare. Comunque cercavo te. Ho visto come hai reagito ieri quando mi hai vista con Jeremy."

- " E quindi?"

- " Jeremy non mi vuole, quindi puoi stare tranquilla"

- " Continuo a non capirti"

Marco interrompe la nostra conversazione.

- " Lara, scusami se ti interrompo, potresti mettere questo cestello in lavastoviglie e l'avvii?"

Dice, porgendomi il cestello e io faccio come mi ha chiesto per poi tornare a Renèe che mi guarda soddisfatta. Così, prendo il mio bicchiere di latte e caffè che avevo appoggiato sul bancone e inizio a sorseggiarlo.

- " Allora? Stavi dicendo?"

- " Niente, solo che non c'è bisogno che ti ingelosisci per niente. Scusa, ma ora devo andare, tra un po' devo vedermi con il tuo fidanzato, non vorrei far tardi all'appuntamento."

E prima che io possa mandarla a quel paese, se ne va a passo svelto uscendo dal bar. Deve vedersi con Jeremy? Non è possibile, l'ha detto solo per farmi innervosire, mo lo telefono, tanto non c'è nessun cliente. Però, mentre cerco di prendere il telefono dalla tasca dei pantaloni della divisa, inizia a girarmi la testa, vedo tutto sfocato e deformato.

- " Marco aiutami!"

Poi il buio.

Quando inizio a vedere qualcosa, non ci metto molto per capire che non sono al bar. Mi trovo in una stanza completamente bianca, con dei neon al soffitto e una puzza di disinfettante invade le mie narici, da farmi girare lo stomaco. Continuo a guardarmi intorno per capire dove sono e noto che ho un ago infilato nel braccio attaccato a una flebo, accanto c'è un monitor che fa un fastidiosissimo segnale acustico che suona come il ritmo del mio respiro e sul monitor ci sono dei numeri che non capisco. Cerco di muovere le mani, ma riesco a muoverne soltanto una, perchè l'altra è bloccata, mi giro per vedere come mai non riesco a muoverla e trovo Jeremy che dorme seduto su una sedia e con al testa appoggiata al mio braccio tenendomi la mano. Sono in ospedale, ma perchè? Cerco di parlare, ma faccio fatica, così faccio dei respiri profondi e mi do forza.

- " Jeremy. Jeremy"

Non mi sente, muovo la mano che mi blocca, la sfilo lentamente e lo accarezzo, lui apre subito gli occhi, mi guarda e sorride felice, come non l'ho mai visto.

- " Oh amore mio! Finalmente ti sei svegliata."

Ha il viso stanco, la barba incolta e indossa una tuta blu stropicciata.

- " Che ci faccio qui?"

- " Sei svenuta mentre lavoravi e Marco ha chiamato l'ambulanza, perchè non volevi saperne di svegliarti. Sei qui da tre giorni, i medici stanno cercando di capire che cosa ti è successo. Vado a chiamare il dottore, torno subito."

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