Capitolo 43

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E' mattina presto, ho lasciato Jeremy dormire profondamente e mi sono fatta prestare la macchina per andare a prendere mio padre e, se se la sente, portarlo a mangiare qualcosa fuori. Parcheggio il più vicino possibile all'ingresso del pronto soccorso, scendo dalla macchina, la chiudo assicurandomi che l'antifurto sia inserito e mi avvio per andare da lui. In questi giorni non l'ho voluto vedere, perchè dovevo riflettere, ma chiedevo sempre a Morena come stesse. Normalmente non lo avrei mai perdonato e anche se adesso sto andando a prenderlo per portarlo via, continuo a non sapere cosa fare. Ho vissuto diciotto anni sentendo continuamente un vuoto che lui mi ha lasciato e che solo lui può colmare. Quando l'ho visto nel letto d'ospedale, con tutti quei fili attaccati a macchinari che non so a cosa servano, ho avuto paura di perderlo del tutto ed è li che ho preso la decisione di dargli una seconda possibilità. Non sarà facile fare finta di niente e non è questa la mia intenzione, ma voglio solo voltare pagina con lui. Ora che la mia vita è perfetta, non voglio farmela rovinare dall'odio verso una persona che non ho mai smesso di amare.

Arrivo in camera e lo trovo che guarda fuori dalla finestra, è già vestito con la valigetta pronta, poggiata sul letto.

- " Aspetti qualcuno?"

Si gira e appena vede che sono io, il suo volto si illumina, mostrandomi un sorriso che non vedevo l'ora di rivedere.

- " E tu che ci fai qui?"

- " Non volevi venissi io?"

- " Lo speravo! Sei venuta con Jeremy?"

- " No, sono sola. Mi sono fatta dare la sua macchina. Allora, sei pronto per andare?"

- " Prontissimo!"

Gli prendo la piccola valigia dalle mani e usciamo da questo tristissimo posto. Appena siamo in macchina, l'imbarazzo è palpabile. Non sappiamo cosa dire, cosa fare. Lui ogni tanto mi guarda, ma appena mi giro verso di lui, fa finta di guardare avanti a se.

- " Ti va di andare a mangiare qualcosa, o sei stanco?"

- " Non sono mai stato meglio. Dove andiamo a mangiare?"

- " Avevo pensato ad un piccolo ristorante sulla spiaggia, che ne dici?"

- " Perfetto"

Mi guarda sorridendo, per poi tornare a guardare davanti a se, fin quando non decide di parlare.

- " Allora? Raccontami un po' di te. Ti sei diplomata? Hai fatto l'università? Cosa fai... Insomma, raccontami i diciotto anni che mi sono perso."

- " Mi sono diplomata con il massimo dei voti al liceo classico, volevo studiare letteratura, ma mamma non guadagnava abbastanza e quindi decisi di andare a lavorare per darle una mano. Ho iniziato a fare la barista a diciassette anni, lavoro che faccio ancora adesso. Dopo la morte di mamma, quattro anni fa, mi sono trasferita qui con il mio ormai ex fidanzato, ma dopo otto mesi di convivenza, se n'è andato con un'altra. Così la casa che hai visto, è rimasta a me. Ho vissuto da sola per quasi un anno, fin quando non ho conosciuto Jeremy. E da quando sono qui, lavoro in un bar non molto lontano da qui, dove ho conosciuto la mia attuale migliore amica, che si è sposata qualche giorno fa e che ad ottobre, anche lei diventerà mamma di una bimba."

- " E con Jeremy? Come vanno le cose?"

- " Lui è stato la mia salvezza. Appena è entrato nella mia vita, l'ha colorata, rendendola stupendamente perfetta. E' un ragazzo d'oro, sempre disposto ad accontentarmi pur di rendermi felice."

- " E' cambiato davvero tantissimo. Se lo vedesse Christian, sarebbe fiero di lui, ne sono sicuro. E il bambino? Sei incinta, giusto?"

- " Si. Il bambino non sarebbe dovuto arrivare, visto che faccio l'iniezione anticoncezionale, ma è venuto e me lo tengo. Jeremy è stato contento fin da subito, io invece ho dovuto prima metabolizzare la cosa, ma ora sono contentissima di stare per diventare mamma. Ad agosto ci sposiamo e sarà il mio giorno perfetto, quello che non dimenticherò, per tutta la vita."

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