Capitolo 4

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Seth
Landa della Paura, Inferno

La porta in legno d'ebano, che si trovava nella penultima posizione a sinistra del lugubre corridioi rischiarato solo da grossi acciaini posti vicini ad ogni porta, si aprì lentamente con uno scricchiolio. Da essa emerse il proprietario della stanza in cui conduceva, un ragazzo che dimostrava diciotto anni, i capelli castano scurissimo che creavano piccoli riccioli che incorniciavano un viso un poco olivastro. I suoi occhi verdi intenso saettarono veloci verso la figura seduta sul letto. Una mano corse a uno dei pugnali che portava con sé, mentre l'altra scattò verso il collo della figura che lo fissò sorpresa dalla sua reazione.

Lo inchiodò con presa ferrea al letto, poggiandogli un ginocchio sul petto ansante ma non appena lo riconobbe, lasciò la presa, sbuffando infastidito mentre rotolava via.

L'altro si rimise seduto, e si massaggiandosi il collo, laddove le unghie del ragazzo avevano lasciato dei segni abbastanza profondi. Unghie che si erano trasformate in artigli, mostrando una trasformazione parziale tra la sua forma umana e demoniaca che Seth usava di rado. Il vantaggio di essere un Principe Ereditario era che si poteva non ricorrere a quella forma ogni volta per tenere testa ai Dannati oltre che i suoi parenti abbastanza invadenti come in quel caso.

«Cazzo Seth. Dovresti migliorare il tuo interagire con gli altri. Non puoi ogni volta fracassarmi le ossa del collo»si lamentò il malcapitato.

Seth lo incenerì con lo sguardo.«E tu dovresti smetterla di entrare in camera mia quando non ci sono. Intesi?»

L'altro annuì brevemente gettandogli un'occhiata scocciata, che però Seth ignorò volutamente.

«Cosa sei venuto a fare Nathan? Come puoi ben vedere sono tornato dalla Caccia tutto intero»gli fece notare Seth, cominciando a spogliarsi delle armi. Con mani esperte slacciò la cintura a cui erano assicurati: la frusta, una magnifica spada dalla lama d'ossidiana tagliente come il rasoio eppure stranamente sottile e leggera, e dall'elsa vermiglia particolareggiata da arabeschi incisi fin nei minimicissimi dettagli che in quel momento era adagiata in un robusto fodero in pelle, due semplici pugnali di ferro e una pistola, che gettò sulla panca ai piedi del letto.
Poi si avvicinò alla finestra, chiudendo le imposte, impedendo così all'odore intenso e abbastanza nauseante di zolfo di entrare ancora di piú nella stanza.

Alla luce fievole prodotta dagli acciaini assicurati al muro, si spogliò, liberandosi dei vestiti umidi di sudore e imbrattati del sangue dei Dannati.

«Ma ti devi spogliare proprio adesso?» si lamentò Nathan con una smorfia disgustata.

Non appena rimase solo in boxer, si voltò verso il fratello.«Sono in camera mia, e ho tutto il diritto di fare ciò che voglio. Se quello che vedi è troppo per te, quella è la porta»ribatté seccato, indicandogliela con un cenno del capo.

Nathan lo fissò ancora per un attimo accigliato, ma alla fine si alzò dal letto e si avviò verso l'uscita.

«Nat, aspetta»lo fermò Seth, non appena il fratello poggiò la mano sulla maniglia.«Non mi hai ancora detto il motivo per cui sei venuto. Lo sai che mi dà fastidio che controlliate ogni mia mossa. È snervante».

Nathan si voltò lentamente verso di lui. «Hai centrato in pieno il punto fratello. Nostro padre voleva essere sicuro della tua incolumità».

Seth sorrise maliziosamente.«Bé, di pure a papà che sto benone, e che non c'è alcun bisogno di sguinzagliarmi dietro nessuno».

Nathan contrasse la mascella, e uscì dalla porta, chiudendosela dietro di sé silenziosamente.

Seth sospirò gettando un'occhiata all'orologio appeso alla parete.

Bruceró per te [#1 Saga Half-Blood]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora