Capitolo 48

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«Io e Carlo abbiamo deciso di sposarci».

Sposarci...

Sposarci...

A quelle parole Margherita si sentí mancare la terra sotto i piedi.

«Che cosa?»fu l'unica domanda in grado di esprimere.

Katherine prese per mano Carlo, gesto che le fece salire la nausea. Sapeva che a lei quell'uomo non le era mai piaciuto, fatto che si era aggravato dopo la spiacevole esperienza con Nicolas. Come aveva potuto tenerle nascosta una cosa simile e agire alle sue spalle, prendendola in tale modo per stupida?

«Tesoro, sapevo che questa notizia ti avrebbe spiazzato, soprattutto tenendo conto che ho notato che pur essendo passati anni, non hai accettato la mia separazione con tuo padre» .

«Avresti comunque dovuto dirmelo subito»mormoró lei, mentre si sentiva dentro ribollire di rabbia.

«Non avresti mai accettato. Ma ho bisogno di voltare pagina e Carlo é la mia possibilità di essere di nuovo felice».

Sentí le lacrime pizzicarle gli occhi. Negli ultimi tempi, forse per via di quello che le accadeva attorno sembrava essere diventata piú sensibile.

«No!»Si alzó di scatto, tenendo le mani chiuse a pugno.«Questo matrimonio non s'ha da fare*. E sei un'illusa se pensi di trovarmi d'accordo!»

E dopo aver espresso tali parole uscí dalla stanza e si avvió verso la porta, incurante di cambiare le pantofole con un paio di scarpe per uscire.

Arrabiata e disperata si fiondó fuori casa e velocemente scese le rampe di scale e prima del previsto si trovò fuori dalla palazzina, dove venne aggredita da un vento gelido, pur essendo metà Maggio.

Si strinse nella felpa che per fortuna aveva avuto l'accortezza di indossare e cominció a correre verso il portone del palazzo di Seth, l'unica persona che voleva vedere in quel monento e che la semplice presenza avrebbe placato le emozioni che la tenevano sotto torchio.

Attraversó la strada con attenzione, e a passo svelto raggiunse il portone.

Schiacció il campanello del citofono dell'appartamento di Seth e pregó che le aprisse presto.

Nel silenzio che albergava in quel momento il rumore del suo portone che veniva riaperto rieccheggió elle sue orecchie e dalla sua posizione notó con orrore che Carlo si era lanciato in suo inseguimento. In quel momento fermo pochi centimetri fuori dalla soglia del portone si guardava attorno nel tentativo di trovarla. Sarebbe bastato poco perché la trovasse.

Come un ancora di salvezza avvertí che qualcuno aveva tirato su la cornetta del citofono.

«Chi é?»domandó una voce ben diversa da quella di Seth, ma che Margherita riconobbe subito.

«Hugo, ti prego aprimi»lo supplicó.

«Bambolina? Ma cosa ci fai sotto casa a quest'ora?»

«Non ho tempo di spiegarti adesso. Aprimi ti prego. Devo vedere Seth».

Sentí il Dannato borbottare qualcosa che pareva un:«Rischio che quella testa di cazzo se la prenda con me».

«Mi assumeró ogni colpa di questo gesto Hugo»lo tranquilizzó lei.

Sentí Hugo sospirare e finalmente avvertí il portone scattare. Nello stesso momento in cui Carlo la individuó.

Avvertí distintamente chiamarla per nome ma ormai lei era già entrata e si era chiusa il portone alle spalle. Con la coda dell'occhio lo vide attraversare la strada nel momento in cui l'unica macchina che stava transitando in quel momento stava per svoltare l'angolo, che inchiodó ad almeno dieci centimetri dall'uomo.

Bruceró per te [#1 Saga Half-Blood]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora