Capitolo 38

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10/05/15-11/05/15

Pur essendo Domenica si alzò di buon ora e si preparò fremendo d'eccitazione. Avrebbe rivisto suo padre dopo tanto tempo. Certo, erano sempre rimasti in contatto, sopratutto da quando aveva imparato a usare Skype, ma un conto era uno schermo a dividerli, altro invece era incontrarsi fisicamente di persona, assaporare la compagnia del suo papà.

Indossò i vestiti che aveva preparato la sera prima prima di crollare sul letto, e cioè una maglia con disegnate sopra delle rose le cui spine attorcigliavano due pistole con le canne rivolte in senso opposto, e un paio di jeggins neri. In ultimo si allacciò al collo la Runa dell'Angelo degli Shadowhunter che il padre le aveva regalato al loro ultimo incontro. Aggiustò i capelli come meglio poteva con quella chioma ribelle che si ritrovava e uscí dalla stanza.

Trovó Katherine in cucina intenta a sorseggiare una tazza di latte fumante. Si avvicinó al frigo e vi ci affondó il viso alla ricerca della bottiglia d'aranciata.

Di fronte a tanta esuberanza la donna parve irritarsi.

«Non capisco come tu possa essere cosí emozionata a vedere una persona che ti considera solo quando ha voglia. Avessi lo stesso entusiasmo quando vedi Carlo, sarebbe davvero perfetto».

Quelle parole spensero il sorriso sul volto di Margherita che si girò lentamente verso la madre.

«Non puoi averlo detto sul serio»mormoró d'un soffio.

«Non puoi negare che ho ragione. Carlo é una persona cosí per bene che ha a cuore anche la tua felicità».

L'unica cosa che le veniva in mente pensando a Carlo era che era una grande testa di caz...di cavolo.

«Lui non é mio padre»dichiaró per poi uscire dalla stanza per racattare le scarpe e la borsa e uscire di casa prima che scoppiasse un litigio.

Forse la mente le giocó un brutto tiro quando si immaginó la madre sussurrare:«Non ancora per molto».

Aveva appuntamento con il padre di fronte all'Hotel Savoia,uno degli alberghi piú raffinati e famosi di Genova.

Scese dall'autobus alla fermata poco distante da esso e si osservó attorno alla ricerca della figura longilinea del padre.

Lo scorse a neanche una decina di metri di distanza. Tommaso Barbieri era un uomo sulla quarantina dai capelli rossi appena sbrizzolati, occhi azzurri e lentiggini in parte nascoste da una barbetta curata. Era vestito con una semplice maglietta a strisce bianche e blu e un paio di jeans sopra un paio di scarpe da ginnastica. Una figura veramente imparagonabile con l'uomo d'affari che in realtà era.

Non appena vide la figlia tra i passanti si aprí in un sorriso dolce e tremendamente felice. Voleva davvero bene a Margherita, e gli era veramente pianto il cuore quando aveva dovuto allontanarsi da lei per lavoro dopo la separazione.

«Papà»lo salutò esuberante Marghe per poi correre nella sua direzione e gettarsi tra le sue braccia. L'uomo barcollò appena dopo essere entrato in collisione con la figlia, me subito dopo la strinse in un forte abbraccio.

«La mia piccola Meg...»mormoró emozionato. Più volte aveva sfiorato l'idea di portarla con sé a Milano, e tutte le volte aveva messo da parte il suo egoismo riconoscendo che la vita della figlia era lí e non nella caotica Milano.

«Come stai pulcina?»le domandò invitandola a fare quattro passi con lui.

«Molto meglio adesso che sono in tua compagnia»rispose Marghe.

Tommaso si rabbuió.«É successo qualcosa?»

La ragazza fece spallucce.«Nulla di nuovo. Solo mamma che mi fa pressioni su Carlo».

Bruceró per te [#1 Saga Half-Blood]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora