Capitolo 2

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Stavano percorrendo uno dei tanti- tanti- corridoi di Hogwarts per arrivare davanti all'ufficio della preside. Giunti davanti alle due statue di gargoyle in pietra, che rappresentavano l'entrata, i tre ragazzi non fecero in tempo a chiedersi quale potesse essere in quel momento la parola d'ordine poiché un professore, con una forte somiglianza con il loro vecchio professore di pozioni (Horace Lumacorno), si avvicinò a loro
"ragazzi posso esservi utile? Cercavate il preside?"
I ragazzi ignorarono il riferimento al maschile per la troppa fretta di entrare, ma era un dettaglio che la strega più brillante del suo anno non si sarebbe mai lasciata sfuggire. Hermione iniziò a studiare bene la stanza intorno a lei cercando un singolo dettaglio, in precedenza ignorato, che potesse confermare la folle ipotesi che le era passata per la testa; nel frattempo Harry si affrettò a rispondere
"si professore, ci stavamo giusto chiedendo come fare ad entrare"
"Oh, nessun problema" si posizionò di fronte all'entrata e sussurrò "Lacrime di Fenice"
I gargoyle si aprirono rivelando la scala a chiocciola e i ragazzi mormorarono velocemente "grazie mille professore" prima di iniziare a salire le scale.
Arrivati davanti alla porta dell'ufficio Harry si fece coraggio e bussò. Dall'altra parte della porta si udì chiaro e forte "si prego" da una voce che i ragazzi non avrebbero mai pensato di risentire, una voce che non avrebbero potuto confondere, una voce maschile. Una cosa era certa:chiunque ci fosse al di là di quella porta, non era in alcun modo e in alcuna possibilità la professoressa McGranitt. Con un groppo in gola e l'ansia e il panico che li assalivano si fecero coraggio, Harry afferrò la maniglia ed entrarono.
Si bloccarono immediatamente appena varcata la soglia: un uomo anziano con barba e capelli bianchi e lunghi, degli occhi azzurri e profondi con un paio di occhiali a mezzaluna era di fronte a loro.
Girato di profilo, con il suo solito sguardo pensieroso e attento a una qualche particolare lettera poggiata sopra la sua scrivania, c'era niente-popo-di-meno che Albus Silente in persona. E per 'in persona' intendo vivo. Cioè in carne ed ossa. Respirante. Harry si bloccò sul colpo con una espressione tra il vuoto e il terribilmente confuso sul volto, Hermione sbattè più volte gli occhi cercando di far capire al suo cervello che si, quello che aveva davanti era davvero davvero Silente, e Ron per poco non cadde a terra mentre guardava silente come se avesse appena visto- per l'appunto- un fantasma.
Silente inizialmente vide i tre ragazzi solo con la coda dell'occhio e, con una calma disarmante, domandò "James, buon Merlino, quale ala del castello è esplosa questa volta?" Voltandosi verso i ragazzi. Nell'istante in cui i suoi occhi si posarono sul povero Harry il sorriso dal suo volto sparì per un istante sostituito da una leggera confusione, e quindi aggiunse "oh, ho creduto che fossi... Mi scuso tanto ragazzi. Non credo di conoscervi, con chi ho il piacere di parlare quindi?"
Harry era ancora paralizzato dal nome che il professore aveva appena pronunciato riferendosi a lui. L'aveva chiamato James. Non poteva essere una coincidenza, proprio quel nome, e non li conosceva. Silente non li conosceva. Il loro professore, colui che per sette anni li aveva visti crescere e combattere al suo fianco, aveva appena dichiarato di non conoscerli.
'No, decisamente qualcosa non funziona' pensò Harry
'Sveglio il ragazzo comunque'
'Zitta tu, non è il momento, per favore!'
Harry, finita la conversazione con la sua vocina interiore, sentì le gambe tremare mentre Hermione, ripresasi momentaneamente, rispondeva "Professore, io sono Hermione Granger. Mentre lui è Ronald Weasley -indicando il rosso ancora immobile nella precedente posizione- e questo invece è... " si interruppe non sapendo bene cosa dover dire in in occasione del genere
"Sono Harry, signore. Harry Potter" disse d'un tratto il ragazzo che sembrava essersi appena ripreso da un precedente stato di trance.

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