Capitolo 15

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Mia madre mi aveva appena mandato un sms per avvertirmi di aver chiuso, quindi sarebbe rientrata a momenti. Erano le sette del pomeriggio e mia madre era in pasticceria da ormai quattro ore. Il negozio era stato aperto quella mattina, poi sia lei che Sarah erano rientrate in casa per il pranzo, ritornando a lavoro subito dopo. Non sapevo proprio cosa avevano combinato in quella giornata o come fosse andata con i primi clienti. Ma avrei avuto tutto il tempo quella sera. Era sabato, a quell'ora i miei amici del college si stavano sicuramente preparando per la serata al Paranormal.

Ben era in ospedale e Carter era chiuso in camera sua, quindi, non avendo nulla da fare, decisi di chiamare la mia migliore amica. Kate mi rispose al primo squillo, cosa che mi rallegrò. Non mi ero minimamente curata dell'orario. Ancora non ero riuscita a capire quante ore in più ci fossero a Londra rispetto a Toronto. In fondo, sapevo che Kate mi avrebbe risposto in ogni caso, anche se lì da lei fosse stata notte fonda, e la stessa cosa valeva per me. Era pur sempre la mia migliore amica, per questo sapevo di poterla contattare a qualsiasi ora, soprattutto se avevo bisogno di parlarle. Iniziammo col parlare dei suoi ultimi giorni a Londra e dei miei a Toronto, per poi passare ad un altro argomento. Le raccontai dell'incredibile sorpresa che mi aveva organizzato mia madre, cosa che la fece a dir poco urlare. E poi, non potendone fare a meno, le parlai del viaggio in auto con Shawn e del nostro litigio. - Hai sbagliato - se ne uscì alla fine, avendo più che ragione. La nostra conversazione andò avanti per un bel po', affrontando svariati argomenti, più o meno importanti.

Mi raccontò delle sue coinquiline, presentandomele come delle ragazze abbastanza calme e per le loro. Un po' agli antipodi della mia amica. Fortunatamente lei non si creava molti problemi, al mio contrario. Io ero davvero paranoica, costantemente insicura.

- Annie? Carter? Sono rientrata - trillò con una vocina pimpante mia madre, dopo aver fatto scattare la serratura. - Kate, mia madre è rientrata. Credo di dovermi fare raccontare un bel po' di cose - dissi alla mia amica, che era ancora in linea, ovviamente. - Certo, vai pure. Mi saluti tua madre? -.

- Sì, sì. Un bacio - la salutai alzandomi dal divano del salotto, per andare in cucina da mia madre. - Tieni informata in caso ci siano nuovi scoop. - aggiunse ridacchiando, anche se diceva sul serio - Ciao! -.

Feci scivolare il cellulare nella tasca dei jeans, andando verso mia madre, che si trovava in cucina. Le luci erano accese in tutta la casa, dato che ormai si erano fatte le sette e trenta e il sole ci aveva lasciati da un pezzo.
Nella mia vecchia casa ero abituata a spegnere la luce ogni qual volta abbandonavo una stanza, ma lì quella regola non esisteva. Ben lavorava sodo e guadagnava bene, ma risparmiare un po' sulla bolletta non gli avrebbe fatto male.

- Mamma... Come è andata pomeriggio? - esordii, avvicinandomi al tavolo per sedermi su una delle sedie attorno ad esso. La donna dai capelli color rame stava sistemando la spesa nella credenza. - Annie! - urlò terrorizzata, voltandosi di scatto. Come al solito non mi aveva sentito arrivare. Non ero riuscita a capire se il problema fosse mio o suo, ma molto probabilmente quel punto interrogativo non sarebbe mai andato via.

- Scusa... - rimediai velocemente, accomodandomi su una delle sedie in legno - Allora? -. - È andato tutto bene. Vi ho portato dei dolci: sono nella busta lì sul tavolo. Comunque, per il resto è stato elettrizzante come primo giorno - mi spiegò, piegando le buste di carta che aveva utilizzato per portare la spesa a casa. - Avete avuto molti clienti? - continuai il mio interrogatorio, trascinando la busta piena verso di me. - Sì, almeno. Una trentina in tutta la giornata -.

Annuii distrattamente, intenta ad aprire la busta con i dolci che aveva portato mia madre, avendo già l'acquolina in bocca. - Ah, ti saluta Kate - mi ricordai, prendendo una ciambella al cioccolato. - Vi siete sentite? Come si trova a Roma? - mi chiese curiosa, mettendo sul fuoco dell'acqua per uno dei suoi soliti tè. - È a Londra, mamma - la corressi.

Quel ragazzo con la chitarra in mano 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora