Capitolo 6

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Presi la mia borsa a tracolla rosa, indossandola. Poi, presi anche la mappa e le chiavi dal cassetto del comodino e uscii dalla stanza riversandomi nel lungo corridoio. Vicky stava ancora dormendo e anche se non avevo la minima idea di dove andare, non la svegliai. La prima impressione che avevo avuto di lei non era stata delle migliori, ma mai giudicare all'apparenza. Magari era semplicemente fredda con le persone che conosceva da poco, ad ogni modo, in quel momento, quella era l'ultima cosa di cui mi importava. Volevo avere un buon rapporto con la mia compagna di stanza, anche se non sembrava molto presente.

Mi diedi un'occhiata in giro, cercando di capire quale fosse la direzione giusta da prendere per arrivare in aula. Mi ero organizzata in modo da essere pronta almeno un'ora prima, in modo da non arrivare tardi in caso mi fossi persa.

Quella mattina avrei avuto il primo di una serie di esami per entrare a tutti gli effetti nella facoltà di psicologia. Erano appena le dieci, e oltre il caldo secco, una strana sensazione di ansia mi stava bloccando. Non sapevo cosa aspettarmi di trovare, soprattutto riguardo i nuovi professori.

Avrei voluto farmi qualche nuovo amico, per non restare costantemente attaccata alla mia compagna di stanza. Svoltai a destra procedendo per il lungo corridoio, passando davanti alle medesime porte di legno scuro, su cui la targhetta argentata indicava il numero della stanza. Proseguii nella stessa direzione, dando di tanto in tanto un'occhiata alla mappa, cercando di capire dove mi trovassi. Quando il numero inciso sulle targhette iniziò ad essere preceduto da una A capii di star procedendo lungo lo stesso tragitto che avevo fatto il giorno precedente per prendere un boccone al bar.

Un'uscita di emergenza abbastanza ampia, che emanava una forte luce solare, mi fece capire che fossi arrivata alla fine del dormitorio.

Presi una lungo respiro, cercando di placare l'ansia, visto che tra la paura di perdermi e quella per il pre-esame che avrei dovuto affrontare mi era difficile anche respirare.

Spinsi la maniglia anti-panico della grande porta, che, nella sua modernità, stonava con il resto dell'ambiente in stile barocco.

Erano pochi i ragazzi che giravano per il campus. Alcuni, invece, stavano tranquillamente sdraiati sul fresco prato inglese, che divideva il dormitorio (che era diviso in femminile e maschile) dalla zone riservate alle aule, alla segreteria e i vari uffici.

Attraversai lentamente il prato inglese, continuando a consultare la cartina del campus che avevo fra le mani. Qualcosa di duro mi urtò facendomi dolere la spalla. Alzai gli occhi nello stesso istante in cui quel ragazzo mi venne addosso.

- Scusami. - mi disse - Ero sovrappensiero -. Era un ragazzo dai capelli biondi fin troppo lisci, tirati su in un ciuffo laccato, perfettamente abbinati alla carnagione pallida e agli occhi verdi. Una serie di piccoli nei decoravano il suo viso, dando una tonalità più scura a tutti quei colori chiari.

Era poco più alto di me, quindi non doveva superare di molto il metro e settantacinque.

- Non ti preoccupare - mormorai imbarazzata, prima di sorpassarlo e riprendere per la mia strada.

- Io sono Harry - si presentò, bloccandomi. Alzai gli occhi al cielo prima di voltarmi nella sua direzione e forzare un piccolo sorriso di cortesia. - Tu come ti chiami? - mi chiese mostrando un sorriso che era tutto l'opposto del mio. - Annie -.

- Piacere di conoscerti - esclamò senza affievolire quel suo sorriso che stava cominciando ad essere irritante. Avrei preferito dirgli che il piacere era tutto suo, ma mi limitai ad alzare una mano in un gesto di saluto per poi riprendere la mia strada.

Quando entrai nell'edificio dalla parte opposta al dormitorio mi trovai in mezzo ad una calca di gente che si muoveva disordinatamente nei grandi corridoi. Cercai la mia aula, e dopo aver chiesto delle indicazioni a due ragazze che erano sicuramente più grandi di me, riuscii a trovare l'aula che cercavo.

Quel ragazzo con la chitarra in mano 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora