Capitolo 41

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- Dolcezza, ieri sei stata bravissima - ammiccò Harry, con il suo solito sorriso sornione. Sembrava che ci provasse continuamente con tutte -cosa che all'inizio era anche vera-, ma era solo il suo modo di fare.

Era diventato mio amico al college, più di chiunque altro e ormai mi ero abituata a lui, ma il braccio di Shawn che si strinse con veemenza attorno ai miei fianchi fu un chiaro segno che a lui non piacevano i suoi modi.

Era geloso, e ci stava. Ma doveva capire che Harry era solo un mio amico, anche se, a dirla tutta, tra i due c'era sempre stata una leggera ostilità che non passava inosservata.

- Grazie. - risposi con un sorriso - Anche tu lo sei stato, ma ormai non c'è neanche più bisogno che te lo ricordi -.

- Non dire così che mi monto la testa -. Scoppiai a ridere alla sua affermazione, ancora in trappola. Shawn non accennava proprio a lasciare la presa! - Vado a cercare Jodie - ci liquidò, strizzando un occhio nella mia direzione.

Sorrisi finché non vidi Harry scomparire tra la folla. La musica era alta, nonostante fossimo lontani dalle casse. Dei gruppetti di ragazzi ballavano e si strusciavano al centro del salone, mentre gli altri erano sparsi per la casa e il giardino -seppur si gelasse-. L'alcol scendeva a fiumi e Dylan sembrava ricordarsi di me, fino all'adorazione.

- Smettila! - dissi a Shawn, voltandomi verso di lui di scatto. - Che c'è? - sbottò, lasciando la presa. Alzai gli occhi al cielo esausta. - Perché sei così geloso? -.

- Non sono geloso -.

- Sì, cerchi continuamente di marcare il territorio. Ti comporti come un cane! - continuai. - Grazie per il paragone - ribadì, sfociando in una risata cristallina. Dio, la sua risata...

Mi morsi il labbro inferiore per trattenere un sorriso. Quel ragazzo aveva un effetto pazzesco su di me.

Mi rilassai all'istante, poggiando una guancia sul suo petto. Ci restavano solo poche ore e volevo godermele.

Le sue mani pressarono sulla mia schiena, schiacciandomi contro il suo petto scolpito e sodo. Il suo profumo mandò in estasi ogni singola particella del mio corpo.

- Sei bellissima, Annie. Come faccio a non essere geloso? - sospirò, facendomi sorridere. Strofinai la punta del mio naso contro il tessuto della sua camicia nera per bearmi della sua essenza.

- Piccioncini, volete da bere? Fa un po' freddino: qualche sorso di birra vi riscalderà - la voce allegra di Aria fece esplodere la bolla che ci eravamo creati. - Fai parte dello staff anche qui? - chiesi sarcastica, alludendo al suo nuovo lavoro al bar dell'University of Toronto.

Rise, mentre un TJ che non avevo visto prima la raggiunse da dietro, abbracciandola. Era strano vederlo con un camicia addosso, ma gli donava. - Allora, dov'è questa birra? - dissi, ma non avevo davvero intenzione di bere. Nonostante avessi sempre avuto un debole per l'alcol, era raro che bevessi dopo la morte di Richard. Ogni qualvolta che qualcuno mi offriva da bere la mia mente andava sempre a lui.

- In cucina. Noi stiamo andando lì, venite con noi? -.

Seguimmo Aria e TJ verso la cucina, sebbene Shawn conoscesse quella casa come la propria. Il mio ragazzo -il mio ragazzo- afferrò quattro birre e ce ne porse una ciascuno dopo averle stappate. Feci una smorfia -che lui ovviamente non si fece scappare- e restai con la bottiglia in mano fingendo di bere.

Mi appoggiai al tavolo seguendo distrattamente le chiacchiere dei tre. Avevo voglia di stare accucciata tra le braccia di Shawn a farci le coccole. Non riuscivo a credere che sarebbe partito già il giorno seguente. La chioma spumeggiante di Vicky fece irruzione nella piccola cucina, seguita da Jack. Come sempre, era sobrio e serio, quasi imbronciato. Dovevo chiedergli se fosse astemio o aveva una sovrannaturale resistenza all'alcol. Io perdevo la testa al secondo bicchiere!

Quel ragazzo con la chitarra in mano 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora