Capitolo 42

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Quando entrammo in casa di Dylan, ci ritrovammo nel clou della festa. Le persone si era triplicate, la musica era possibilmente ancora più alta e quasi tutti -purtroppo- erano ubriachi.

- Li vedi? - chiese Shawn, cercando una quindicenne e un sedicenne in quella massa di gente sudata. - No -.

Dove erano? Mi sentivo uno schifo per non averlo tenuto d'occhio. Ben non sapeva nemmeno che fosse lì!

Ero stata un'incosciente ad allontanarmi con Shawn senza neanche pensare a lui. Speravo solo che la sua faccia fosse in condizioni presentabili. Mia madre mi avrebbe ucciso.

- Shawn! Shawn! Siamo qui fuori - urlò Ashley in preda al panico. Ci voltammo in contemporanea, scorgendo Ashley in un vestitino grigio appena qualche metro più in là.

- Dov'è Carter? - chiesi, sentivo di star già andando nel panico più assoluto. Ero sicura che non fosse nulla di grave -o almeno lo speravo-, ma i nostri genitori ci avrebbero uccisi entrambi. Già li immaginavo in piedi ad aspettarci con le braccia incrociate. Ci avrebbero guardati con aria infuriata e poi fatto una bella ramanzina. Forse più a me che a lui.

Ashley aveva portato Carter fuori, che se ne stava scomodamente seduto sul prato, appoggiato al muro della casa affianco. - Ehi, ciao, Annie. Bella festa, eh? - esclamò, finendo col mormorare alla fine della frase. - Non per me. - sbottai infuriata - Quanto puoi essere irresponsabile, Carter?! -.

- Stai calma. Non ho fatto nulla - biascicò, chiudendo gli occhi dopo aver appoggiato la testa al muro.

Scossi la testa, sentendo già il fumo uscirmi dalle orecchie e le urla isteriche di mia madre. Speravo che Ben avesse modi più civili, anche se abituata alle maniere di mio padre non mi avrebbe fatto troppo impressione. - Riportiamolo a casa - prese l'iniziativa Shawn, che aveva passato quegli ultimi minuti a fulminare la sorella. Lo sollevò da terra e si fece passare un braccio attorno alle spalle per poterlo sostenere al meglio; quindi feci la medesima cosa dall'altro lato.

- Tu vieni con noi, ragazzina. Non aspettarti di essere coperta da me. Papà sarà furioso - borbottò con voce forte e severa. - Oh, andiamo... - sbuffò l'altra. Affondai i tacchi nella terra umida, perdendo l'equilibrio. Dannati tacchi!

Un verso strozzato uscì dalla mia gola. Quella sera sembrava essere magica e poi... Poof! Ecco che arriva io tuo fratellastro ubriaco.

Non riuscivo neanche a pensare a dove saremmo arrivati se Ashley non avesse chiamato. Scossi la testa, scrollando via dalla mia mente quei pensieri inopportuni. La puzza d'alcol era persistente e arrivati in auto abbassare i finestrini per metà fu una scelta dura, dato che faceva abbastanza freddo, ma necessaria.

Stavamo andando a casa mia. La nostra serata era finita. Grazie tante, Carter! Quella doveva essere la nostra ultima serata insieme prima di Natale ed invece avevamo concluso tutto in quel modo. Non ci sarebbe stato neanche il bacio della buonanotte. Io sarei stata troppo occupata con Carter ed Ashley troppo lucida per poter assistere a quelle effusioni.

Sospirai pesantemente. Qualcosa di caldo si posò sulla mia coscia. Abbassai lo sguardo trovandovi la grande e delicata mano di Shawn. Sorrisi sotto i baffi, tornando con lo sguardo fuori.

***

- Mi dispiace, non doveva finire così questa sera - sbuffo Shawn, prendendomi una mano. Abbassai lo sguardo, notando l'anello argentato al suo dito medio. Lo aveva rimesso. Sì, proprio quello che gli aveva regalato io.

Non mi ero nemmeno preoccupata di mettere il braccialetto, o appendere le nostre foto, indossare il vestito che mi aveva regalato e usare la sua felpa come riparo dal freddo. Forse quelle cose facevano parte del passato, ora stavo semplicemente cercando di vivere quella nuova storia.

Quel ragazzo con la chitarra in mano 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora