Capitolo 37

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- Sicuramente è stato il maggiordomo. È l'unico che sta sempre in silenzio e quando qualcuno cerca di indagare, lui fa di tutto per incolpare gli altri - disse Carter, continuando a fissare lo schermo della Tv.

Presi un pugno di pop corn, cacciandomelo in bocca. - Per me è stata la suocera - ribadii con la bocca piena.

- È troppo stupida per aver commesso un omicidio -.

Erano le undici passate e noi eravamo lì ancora in salotto a guardare un thriller davvero coinvolgente. Non avevamo più parlato dell'inconveniente avuto poche ore prima, ma Carter sembrava tranquillo. Shawn era andato via subito dopo e io ero corsa in bagno per recuperare tempo, in modo da far sparire il rossore dal mio volto. Era stato così imbarazzante! Non pensavo che sarebbe ritornato così presto, entrando nella mia camera senza bussare.

Finita la scena, l'immagine pubblicitaria di un'automobile occupò lo schermo.

- Quindi tu e Shawn state insieme? - chiese improvvisamente il ragazzo al mio fianco. Sbarrai leggermente gli occhi per una frazione di secondo. Stavamo insieme? No, sicuramente no, però qualcosa era successo. Tutta quell'intimità non doveva essere lontana da una relazione. Non ero pronta, non dopo la tragedia con Ethan.

Ero appena uscita da una relazione e incominciarne un'altra avrebbe portato solo altri problemi. Io e Shawn eravamo già un casino anche da estranei.

- No... - mormorai. Avrebbe potuto pensare di tutto. Tipo che fossimo solo amici, o avessimo una relazione segreta, o peggio ancora che fossimo qualcosa come degli scopamici. A pensarci mi venne da vomitare.

Eravamo solo due uragani, due tempeste che si scontrano. Sarebbe stato impossibile anche solo il pensare di metterci insieme.

- Ah... - mormorò.

- So che sembra strano, ma al momento non siamo né amici né niente di più - spiegai titubante.

- Però vi siete baciati. E non credo che sia capitato solo una volta -.

Mi venne quasi da ridere. Avevo baciato Shawn centinaia e centinaia di volte quando stavamo insieme.

- Siamo in una situazione abbastanza complicata. Bloccati tra passato e presente - provai ad esprimermi con le parole adatte, per quanto mi fosse possibile.

- Uuh... Allora è seria la cosa - ammiccò. Gli accostai una gomitata alle costole, smuovendo la coperta disposta su tutto il mio corpo.

- Credo proprio di dovergli parlare - sospirai, con lo sguardo perso chissà dove. - Aspetta... Ed Ethan? -.

- Ci siamo lasciati, però non lo dire a mia madre -.

Il film riprese subito dopo e non appena finito crollammo in un sonno profondo. Ogni volta che mi ritrovavo con Carter sul divano finivo per addormentarmi lì con lui.

L'alba non tardò ad arrivare, ma rimasi a dormire per ancora qualche oretta. Carter dormiva ancora. Eravamo scesi a compromessi la sera precedente e alla fine avevamo stabilito che non sarebbe andato a scuola, ma avrebbe dovuto trovarsi una scusa da solo.

Cercai il mio cellulare, abbandonato sul divano sotto il mio corpo. Avevo dieci chiamate perse di mia madre. Che era successo? Erano solo le dieci.

- Mamma? - dissi non appena la richiamai.

- Tesoro, state bene? Carter è a scuola? -.

- Emh... No, aveva mal di pancia - inventai. E alla fine la scusa l'avevo dovuta trovare io...

Quel ragazzo con la chitarra in mano 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora