Capitolo 29

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Presi tre uova dalla loro confezione e le aprii in un piatto di ceramica. Recuperai una forchetta e le sbattei leggermente, senza romperle troppo e poi misi a riscaldare una padella. Shawn era nell'altra stanza al telefono con il suo manager, aveva eseguito immediatamente i miei ordini. Il cellulare vibrò nella tasca dei miei jeans, così lo estrassi e lessi il messaggio.

"Ieri hai saltato le prove". Lessi il messaggio prima del mittente, ma avevo già capito che di trattasse di Harry. Non vedevo l'ora di rivedere sia lui, che sua sorella, Jodie e anche Vicky. Erano così pazzi e divertenti da farmi sorridere in qualsiasi momento. Mi piaceva vederli come dei personaggi tipo, ognuno con la propria caratteristica. Da quella migliore a quella peggiore, qualcuna più fastidiosa di un'altra. Non stavo con loro da giorni, da quella orribile festa del martedì precedente. Avevo saltato le prove del venerdì e quella sera ci sarebbe stata la gara al Paranormal. Ovviamente avevo distrutto ogni mia possibilità di partecipare, ma il giorno precedente era stato così pesante da farmene completamente dimenticare. Il bacio, l'arrivo di Luke e David, la discussione con Ethan.

"Me ne sono completamente dimenticata" risposi. Era la verità, nulla di più, niente di meno. Lasciai il cellulare sul tavolo e recuperai la busta con gli affettati che avevo comprato, poi mi voltai e buttai le uova nella padella calda. Le feci cuocere leggermente e poi le girai, misi il prosciutto e il formaggio ed infine ripiegai l'uovo su se stesso.

Ripetei il procedimento con un altro uovo ed infine misi tutto in due piatti.

- È tutto un casino là fuori - esordì il ragazzo entrando in cucina. Alzai entrambe le sopracciglia. - Perché? -.

- James, il mio manager, mi ha detto che i giornalisti parlano a sproposito riguardo alla morte di Richard. Qualcuno ha anche detto che sto cadendo in depressione e non farò più musica! Ti rendi conto?! - disse arrabbiato. Si aggrappò ad una sedia, serrando la mascella. Le vene delle sue braccia e del suo collo si erano ingrossate per la rabbia. Volevo dirgli che, in effetti, sembrava proprio così, ma avrei soltanto aggravato la situazione.

- Smentisci tutto, esci, vai a parlare con dei giornalisti. Riprendi il tour! - esclamai. Alzò gli occhi su di me, guardandomi in un modo poco convinto. Si passò una mano sul viso, staccandosi dalla sedia con una leggera spinta. Mi voltai per recuperare i due piatti dal piano della cucina e li misi sul tavolo di legno. Presi anche due forchette dal cassetto e mi misi a sedere.

- Dio, non so più che cazzo fare! Tu non hai la minima idea di quanto possa essere difficile... - sbuffò, spostando la sedia per sedersi proprio di fronte a me. Tagliai un pezzo di omelette con l'acquolina in bocca, sperando che non avessi combinato un pasticcio immangiabile.

- Be', no, in effetti non ce l'ho. - dissi schietta - Però, l'unico consiglio che posso darti è quello di prendere quel quadernetto ed iniziare a comporre. Dovresti anche riprendere il tour -.

- Non sono sicuro di volerlo fare -.

Alzai gli occhi su di lui e al contrario di quanto mi aspettavo continuò a mangiare il suo pranzo senza ricambiare lo sguardo.

- E a parte questo, quando hai intenzione di ritornare a casa o al college? Sai che si sta per aprire la prima sessione di esami, vero? - cambiai discorso, provando a convincerlo almeno in quello. Se per il momento non voleva affrontare i giornalisti o tutto quello che riguardava la sua fama al di fuori della sua vita privata, poteva quanto meno tornare a stare con la sua famiglia o meglio ancora al campus.

Perché ero certa che né la sua famiglia né gli studenti dell'University of Toronto l'avrebbero giudicato per quello che aveva passato negli ultimi giorni. Più che lui, avrebbero dovuto giudicare me, che mi ero presa una bella sbronza mentre uno dei miei amici più cari stava volando giù da un terrazzo.

Quel ragazzo con la chitarra in mano 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora