Capitolo 48

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Valigia? Presa.

Documenti? Presi.

Passaporto? Preso.

Soldi e cellulare? Tastai la tasca del giubbotto, percependo un rettangolo spesso e pesante. Presi.

Mi concessi quei minuti per fare mente locale, mentre Shawn firmava un autografo sulla scaletta dell'aereo. Mi chiedevo se ogni volta fosse così per lui.

Mi sedetti al mio posto, Shawn posizionò il bagaglio a mano sopra le nostre teste e si sedette al mio fianco, sul lato del corridoio spazioso. La voce registrata dell'hostess ci avvisò di allacciare le cinture perché stavamo per decollare e ci augurò un buon viaggio.

L'aereo iniziò a muoversi, correndo sulla pista. Cercai la mano di Shawn ed intrecciai le mie dita alle sue. Fuori dall'oblò, le rotelle si staccarono dall'asfalto e il veivolo si staccò dalla terra, iniziando la sua ascesa.

Mi voltai verso Shawn e sorrisi. - Carter e mia zia hanno scoperto del tatuaggio - lo informai. Sollevò le sopracciglia sorpreso, ghignando. - Tua zia? Wow... -.

Ridacchiai cercando di fare il meno rumore possibile. - Non dovresti dirlo anche a tua madre? Prima o poi lo vedrà - aggiunse. - Spero più poi che prima. Non la prenderebbe bene -.

- Ti sto trasformando in una cattiva ragazza. Tatuaggi, viaggi in un altro continente... Lana e Ben inizieranno a guardarmi di malocchio -.

- Te n'è mai importato di cosa pensano gli altri di noi? - chiesi retorica, sorridendo e tornando con lo sguardo fuori, dove le case iniziavano a rimpicciolirsi sempre di più.

***

- Annie... - sussurrò una voce suadente - Annie... -. Qualcosa di caldo e di estremamente morbido mi sfiorò il collo, facendo svegliare tutti i miei sensi.

Sollevai le palpebre, lentamente a causa del sonno. - Non volevo svegliarti ma dovresti mangiare qualcosa - spiegò, con quella voce calda e familiare. Le sue labbra scorrevano sulla mia mandibola, poi sul lobo e sul collo, per poi risalire in una danza così lenta e sensuale da farmi accarponare la pelle.

Gli diedi una gomitata, cercando un po' di ritegno. - Siamo su un aereo, Shawn! -.

- Chiamo l'hostess. Cosa vuoi mangiare? - mi ignorò. Scossi la testa per quel comportamento da bambino e guardai fuori dal finestrino, trovando il buio. - Un hot dog -.

Si alzò, sparendo nel lungo corridoio dell'aereo. Tornò prima di quanto immaginassi, sedendosi di nuovo accanto a me.

- Sta per arrivare. Hai bisogno di qualcos'altro? -.

- No, Shawn. Sono apposto così - lo rassicurai con piccolo sorriso. Si comportava come un genitore apprensivo.

***

Shawn aprì la porta di legno bianca, rifinita con dei ghirigori color oro.

La stanza era grande, con un maestoso letto a baldacchino bianco, ricoperti da petali di rose rosse. Su un lato -opposto alla porta- un'enorme vetrata ci dava una completa vista su Londra e di fronte un letto vi era un mobile in legno di noce -lo stesso di quello usato per la struttura del letto- con una grande televisione. Accanto a questo un piccolo frigo, pieno di acqua e vino.

Una porta, uguale a quella della stanza, conduceva ad un lussuoso bagno, provvisto di doccia e vasca da bagno. Innumerevoli tovaglie bianco candido e ben stirate erano impilate su un mobiletto in legno, costituito da svariate mensole, piene di saponi e creme. Lo specchio sopra il lavandino era enorme, il doppio di quello che avevo a casa.

Quel ragazzo con la chitarra in mano 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora