Capitolo 8

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La mattina seguente mi svegliai di pessimo umore, come prevedibile. Jodie era andata via poco prima della mezzanotte, lasciando spazio a tutti quei pensieri negativi che avevo per la testa.

Stavo cominciando a riflettere sulle parole di Kate. Se avessi saputo prima che Shawn sarebbe diventato famoso, sarei rimasta a Toronto? Mi sembrava quasi una cosa stupida da pensare, anche perché io non volevo andare a New York a prescindere da quello che sarebbe accaduto dopo. Ma non potevo fare a meno di pensare a tutto ciò. Avevo bisogno di chiarire con Kate, ma finivo sempre col dirmi che sarebbe stato meglio se mi avesse chiamato lei, a causa del mio maledetto orgoglio.

Non avevo chiuso occhio per tutta la notte, e il fatto che Vicky non fosse rientrata mi faceva sentire ancora più sola. Non mi sentivo così da tempo, forse da anni. Vidi la luce del timido sole farsi spazio fra le leggere tendine arancioni della finestra alla mia sinistra. Restai a letto per un altro po', poi decisi di darmi una mossa e alzarmi, visto che avrei dovuto affrontare altri due esami quella mattina. Erano appena le sette, quindi feci tutto con comodo. Alle otto e trenta ero pronta. Avevo fatto una lunga doccia fredda per sciogliere i nervi, poi mi ero vestita e avevo legato i capelli in una coda alta, prevedendo che quella giornata sarebbe stata più calda delle altre in base ai raggi caldi del sole che entravano nella stanza.

Victoria non era ancora rientrata, e la cosa iniziò a preoccuparmi. Molto probabilmente era rimasta a dormire da Jack, ma avevo paura che le fosse successo qualcosa, visto che non mi aveva nemmeno avvertito. Quindi, nonostante fosse abbastanza presto, presi la borsa, le chiavi e il cellulare e uscii dalla stanza, dirigendomi verso il dormitorio maschile.

Sarei andata a controllare se Vicky era da Jack e in tal caso sarei andata a fare colazione al piccolo bar oppure al chioschetto al centro del campus. Uscii all'aperto, dando una chiara conferma alle mie ipotesi: faceva davvero caldo.

I ragazzi in giro erano davvero pochi, a parte il fatto che fosse presto, la maggior parte di loro avevano assistito al concerto fino a notte fonda.

Feci il tragitto fino ad entrare all'interno del dormitorio maschile, e dopo un attimo di confusione, riuscii a trovare la camera di Jack.

Bussai alla sua porta con il pugno della mano destra, aspettando che qualcuno si alzasse per venirmi ad aprire, mentre una serie di ragazzi, insonnacchiati o meno, passava alle mie spalle spostandosi per i lunghi e spaziosi corridoi.

Bussai una seconda volta, iniziando a pensare che all'interno della stanza non ci fosse nessuno.

Avevo iniziato a valutare l'ipotesi di girare i tacchi e andarmene quando la porta in legno scuro si aprì. Davanti a me apparve un ragazzo dalla pelle chiara, senza maglietta, con i capelli arruffati e scombinati, che si strofinava un occhio con una mano. Spalancai la bocca in un gesto istintivo, presa alla sprovvista, mentre lui smise di stropicciarsi gli occhi per guardarmi sbalordito, con gli occhi quasi fuori dalle orbite.

- S... Sc... Scusa... - balbettai, non vedendo l'ora di scomparire. Non mi aspettavo che fosse quella l'unica cosa che riuscissi a dirgli balbettando, dopo due anni in cui non ci eravamo né visti né sentiti. - Annie? - disse guardandomi di traverso, mantenendo le labbra leggermente schiuse, anche lui preso alla sprovvista.

- Vicky è qui? - dissi, evitando la sua domanda, ringraziando allo stesso tempo Dio per aver fatto sì che non balbettassi anche quella volta. La mia espressione imbarazzata mutò completamente in una seria e indifferente, forse una specie di maschera.

Era incredibile il fatto che Shawn non si scomodasse, ancora in piedi davanti alla porta con solo dei pantaloncini da basket neri addosso. - No, non è qua... Veramente non c'è nemmeno Jack - mi spiegò, iniziando anche lui a prendere una piega più seria.

Quel ragazzo con la chitarra in mano 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora