LXXXIV

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*alla fine di questo capitolo piangerete, forse. in tal caso, voglio avvisarvi prima*

Il mio sonno profondo viene interrotto dal fitto entrare dei raggi solari estivi, che mi sbattono sulla fronte. Se c'è una cosa che odio, di questa stanza, è proprio questa.
D'estate, qui, oltre le nove non si può dormire.
Vabbé, ma ora è una nuova mattina, è un nuovo giorno, in cui sarò molto impegnato.

Dopo essermi lavato e vestito con le prime cose estratte dall'armadio, ovvero una polo bianca e un jeans scuro, corro giù a prepararmi un po' di latte con i biscotti. Ormai sto diventando un italiano doc.

Oltre che per il mangiare, visto che adesso mi nutro solo di cibo mediterraneo, anche con la lingua me la cavo alla grande. So parlare quasi bene l'italiano, e mi meraviglio di me stesso per essermi imparato una lingua così forbita e complessa in un solo mese e mezzo.

Mi fiondo nella jeep per andare nell'ospedale in cui dovrebbe esserci Lydia.

Le parole di Luigi, sebbene siano state un po' vaghe, sono state chiare, e mi hanno mostrato un po' il quadro della situazione, ma mi hanno lacerato il cuore.

Arrivo lì dopo un po', e come previsto la trovo in una delle stanze, poggiata su un lettino. Indossa la solita tutina bianca, e nel suo braccio sono collegate delle flebo. Accanto a lei, come se fossero angeli custodi, ci sono Jeff e Natalie, che le sorridono da ambo i lati.

A quella vista sono costretto a girarmi, sia perché non posso farmi vedere ma anche per il fatto che mi viene da piangere. Vederla lì, in quello stato... mi rende così piccolo, così debole, perché so che non posso aiutarla.

Però devo scoprire che cos'ha. Okay, ho capito che la sua situazione non è una delle migliori, ma potrebbe essere una cosa passeggera, una di quelle che passa subito. Forse è per questo che lei non mi ha detto niente.

Per un momento sento che non stia succedendo niente, e che sia solo una cosa da nulla. Dopo, quando uscirà da lì, con estrema calma le chiederò tutto, senza agitarla o senza metterla a disagio.

Nel frattempo, esco fuori a prendere una boccata d'aria, dato che oggi è una tipica giornata di fine agosto, uno di quei giorni nel quale la gente ne approfitta per fare gite o andare in vacanza perché fa quel caldo giusto. Penso che oltretutto nell'edificio si sia rotto l'impianto dell'aria condizionata, perché si soffoca più dentro che all'aperto.

Nel retro dell'ospedale, circondato da vari alberi e cespugli, è urpicata una sezione dedicata alla medicina veterinaria. Questa è la mia facoltà, è la mia cosa preferita.

Non l'avevo mai notata, probabilmente perché è una clinica molto piccola, ed è anche ben nascosta. Mi ricorda molto la clinica veterinaria che c'è a Beacon Hills.

Mi imbambolo ad osservare le varie gabbie con le specie di animali che ci sono dentro. La maggior parte sono cuccioli. Guardandoli entro nel mio mondo, un mondo in cui ci siamo solo io e il mio futuro, ovvero questi piccoli esserini, perché loro, insieme a Lydia, rappresentano il mio futuro.

Osservandoli quasi mi commuovo per la bellezza che questi cuccioli hanno o la dolcezza che loro stessi possono trasmettere, perché diciamoci la verità, questi animali farebbero tenerezza anche all'uomo più duro che mai ci potrebbe essere.

Sembra essere passato un bel po' di tempo, perché si sa che quando fai qualcosa che ti piace, il tempo corre come non mai.

A malincuore, ritorno dentro e la prima cosa che noto è che la ragazza rossa si trova seduta nel bancone principale a parlare con sua madre.

"Lydia", la chiamo da lontano, e lei subito capisce, tanto che si alza e inizia a correre. Queste lunghe corse avvengono ogni volta, e sinceramente mi hanno stufato parecchio.

Dopo un giro completo del perimetro dell'ospedale si ferma, sfinita, ed io appresso a lei, ancora più stanco e boccheggiante.

"Lydia, Luigi non è il tuo ragazzo!", urlo a tratti a causa del fiatone.

"Sì che lo è!", risponde a tono.
"No, fidati di me. Il tuo vero ragazzo sono io". Scoppia in una risata schizzofrenica che al momento mi da solo un fastidio enorme.

"Che enorme cazzata hai sparato! Lo vuoi capire che non ti voglio?", sbraita.

Nel frattempo arriva Natalie, che è come d'incoraggiamento per la figlia.

"Almeno mi spieghi che cos'hai? Perché sei sempre qui, in questo importante ospedale di Roma? Sono varie volte che ti trovo sempre nella stessa posizione, seduta su un lettino,con il camice bianco, e le flebo conficcate nel tuo braccio. Dimmi tutto Lydia, io posso aiutarti".

Noto la sua faccia, che è paonazza e da un momento all'altro potrebbe scoppiare con gli insulti contro di me,ma Natalie la sta rassicurando.
Lydia però, sembra indolcirsi e  scoppia a piangere in uno di quelle tempeste che non avevo mai visto.

"Ho una cazzo di malattia rara, cavolo!"

hi girlss.
oh mamma, Lydia...😢😢
e nulla, tranquille che andrà tutto per il meglio... nel terzo libro.🌸
come state? come vanno avanti le vostre vacanze?❤
a me bene dai, ieri per distrarci dai parenti ho chiesto ai miei se mi portavano a Napoli. siamo andati io,i miei, mia sorella e i miei nonni materni, e ci siamo divertiti molto!
comunque al prossimo aggiornamento!
Miry.

YOU'RE MY MOONLIGHT 2 [Stydia]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora