XCVI

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La luce del sole mattutino inizia ad entrare fitta nella mia stanza attraverso i fori delle persiane, pervadendo tutto l'ambiente. Colpisce anche il mio viso, e mi fa immediatamente cambiare il lato su cui ero steso.

Mi giro e mi rigiro, pensando a non svegliarmi del tutto e non alzarmi dal letto, ma non ci riesco.
Sono costretto a sollevarmi di scatto, perché non posso più a dormire con tanto fastidio.

Controllo l'ora: sono le 7, come immaginavo.
Questa mattina non andrò all'università perché finalmente, dopo tanto tempo, rivedrò mia sorella Tori.

Però mi ricordo di non aver avvisato Enrico, Giovanni e Carlo della mia assenza. Mi conviene farlo, perché altrimenti mi aspetterebbero, procurandosi così un ritardo per le lezioni, e sarebbero capaci di venirmi a cercare a casa, per sapere se è tutto okay. Da questo punto di vista, sono da apprezzare.

Dopo aver avvisato i ragazzi, inizio a vagare in cerchio per la stanza senza sapere quello che devo fare.
Mia sorella arriverà all'aeroporto alle 12, per cui ho 5 ore libere, in cui non ho impegni.

Ancora in pigiama e con un aspetto che manco gli zombie hanno, esco dalla mia camera e vado dritto per il corridoio per giungere in cucina. Stranamente i miei nonni non ci sono, non vorrei che fossero già andati all'aeroporto ad aspettare!
Controllo nella loro camera da letto, e non sono nemmeno lì.
Oggi è mercoledì, probabilmente come ogni giorno così e ogni sabato saranno andati al mercato.

Dopo aver fatto colazione bevendo latte al cacao e mangiando accanto delle gocciole e una banana, accendo per un secondo la tv giusto per vedere se c'è una trasmissione meteo disponibile, giusto per sapere che tempo farà nel corso di questa giornata.

Da quando sono uscito dall'ospedale, ovvero tre giorni fa, piove a dirotto,
ma oggi, guardando fuori dalla finestra, sembra che le nuvole siano meno fitte e c'è anche il sole, ma vorrei essere sicuro che sia così per tutta la giornata.
Le previsioni dicono che per tutta la prossima settimana il tempo sarà stabile, perciò posso stare tranquillo.

Corro in camera per cercare qualcosa di decente da mettermi. Oh, pazienza, come al solito prendo la prima felpa e il primo pantalone che mi capitano sotto mano.

Visto che non so che fare, dopo essermi sistemato, esco di casa. Cammino per cinque minuti e sono in piazza. Pur essendo vicinissima, non sono solito ad andarci, e sinceramente non so nemmeno il motivo.
Oggi è tutta addobbata, ci sono le bancarelle del mercato, e c'è molta vita.
Vendotori ambulanti, vecchiette che scelgono la frutta, signore che bevono il caffè, ragazzi con gli zaini in spalla che vanno a scuola, gente che corre perché è in ritardo con il lavoro.
È bellissimo poter osservare la vitalità delle persone, perché ognuna di loro è diversa dalle altre.

Do uno sguardo veloce alle bancarelle per cercare di identificare i miei nonni, ma c'è davvero troppa gente, e non riesco a vederli.
In seguito ad una piccola girata, decido di girare indietro e ritornare a casa.
Questa mattina sembra non finire mai, e tutta questa noia mi sta dando una certa fame.

Prendo una delle padelle nuove della nonna e cerco di cucinarmi qualcosa, alle 8 e mezza della mattina. Da questo punto di vista, in Italia, potrei sembrare un ragazzo poco normale.
Ritorno alle abitudini americane, che avevo perso ormai da aualche mese, e perciò mi cucino un uovo strapazzato.
Mi ricorda mia madre, mio padre, i miei amici, e tutta la gente che ho lasciato a Beacon Hills.

Cercando di abbandonare quei pensieri, mi alzo e vado in corridoio, dove la nonna tiene esposte varie foto, che io mi diverto tanto ad osservare.
La mia preferita è assolutamente un immagine di me e mia sorella da piccoli insieme a mio padre, mia madre e nonna sullo sfondo. Io e lei ci abbracciamo e sorridiamo a trentadue denti, con quel sorriso che solo i bambini sanno fare.

Le mie osservazioni vengono interrotti dal campanello che suona.
Vado ad aprire, pensando che siano i nonni, ma rimango sbalordito da chi mi trovo davanti.

"Lydia, come mai sei qui e non all'università?", chiedo mezzo rintontito.

"Stiles, vai a quel paese, sono stata obbligata a venire qui. Lasciami parlare", dice con stizza.

"Stasera...", continua "...mio padre ha invitato te e i tuoi nonni a casa nostra stasera. Detto questo ciao". Mi da un pezzetto di carta con la firma di Jeff e poi va via.

Ma oggi viene mia sorella, che non vedo da tanto tempo, ed io non so che fare. Dovrò andarci o no?

ciao babes!
come state?
io insomma. comunque sto in settimana alternativa, domani è il quarto giorno, ma non vedo l'ora che finisce. mi annoio troppo.😭
e nulla, mi dispiace, vi avevo promesso che avrei scritto di più in questa settimana ma i prof ci hanno caricato di compiti, più di quelli che io avevo immaginato, e nulla, non riesco ad aggiornare. Poi i miei rompono... e nulla.
raccontatemi qualcosa di bello, sono di cattivo umore...❤
Miry.

YOU'RE MY MOONLIGHT 2 [Stydia]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora