LXIV

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Il suono orribile della sveglia inizia a rimbombare per tutta la stanza.
Indica le sette.
Allungo un braccio per spegnerla, poi mi alzo un po' a malavoglia dal letto, tenendo ancora gli occhi chiusi.
Scott mi sta aspettando a casa sua, perciò devo sbrigarmi.
Apro gli occhi e mi ritrovo in una stanza completamente diversa dalla mia.
Ah, già, qui non c'è nessun Scott.
Sono in Italia, vicino Roma.
Le abitudini che avevo a Beacon Hills sono rimaste qui, mi accompagnano ancora, ma sia bene che le tolga dalla mia testa, per non piangere e per non fare brutte figure.
Ancora in pigiama, vado in cucina dove trovo mio nonno che legge il suo quotidiano, e la nonna che porta la colazione a tavola con un bel vassoietto di metallo.
"Buongiorno tesoro", dice allegramente mia nonna.
"Buongiorno", rispondo sedendomi a tavola.
"Allora, caro Stiles, ho preparato una colazione all'italiana piuttosto ricca: cornetti, latte, se vuoi il the e a scelta biscotti o cereali", mi elenca tutto mettendo quelle prelibatezze davanti a me.
"Grazie".
Mangio tutto con foga, anche un po' rumorosamente, tanto da attirare l'attenzione di mio nonno, che sta ancora leggendo il giornale.
"We, frena giovanotto!", esclama poi.
Dopo nemmeno cinque minuti ho già finito tutto quel che mi era stato messo davanti.
La nonna, quando ritorna in sala, rimane stupefatta.
"Wow, hai finito già tutto!
Comunque ti ho preparato il pranzo da portare dietro, sempre all'italiana: lasagna, della carne e l'insalata.
So che magari la carne sarà dura all'ora di pranzo, ma volevo farti un bel pranzetto", esclama la nonna fiera e un po' dispiaciuta, mentre mi porge i contenitori.
La ringrazio.
Prima di uscire mi da le solite raccomandazioni che una nonna da quasi sempre ad un nipote.
Mi spiega che, dove siamo ora, è il litorale di Roma, perciò bisogna andare più all'interno prendendo il treno e poi muovendoci con le metropolitane.
Non voglio prendere tutti quei mezzi, io ho bisogno di un auto, ho bisogno della mia Jeep.
"Ah Stiles, magari è scocciante per te prendere tutti quei mezzi.
Il fratello di tua madre voleva vendere la sua Jeep, ma pensandoci potrebbe servire a te.
Ti andrebbe di riceverla?", chiede, ed io annuisco immediatamente.
"Sembri entusiasta!
Allora lo dico allo zio così tra qualche giorno te la farà avere".
Dopo questo, finalmente esco di casa, ma vengo fermato da Enrico ed altri due ragazzi, che conosco molto bene.
"Buongiorno Stiles", saluta Enrico.
"'Giorno Enrico... Giovanni? Carlo? Siete davvero voi?"
"In carne ed ossa!" Risponde Carlo allargando le braccia per potermi abbracciare.
Dopo è il turno di Giovanni, che mi stringe ancora più forte.
"Ragazzi, mi siete mancati", quasi grido.
"Anche tu", risponde Giovanni.
"Bene, mi fa piacere che vi siete rivisti dopo così tanto, ma adesso dobbiamo andare a prendere il treno", ci interrompe Enrico.
Dopo mezz'ora di viaggio giungiamo in una parte della capitale.
"Allora, Stiles, questa è piazza Venezia", esclama Carlo.
Rimango allibito dalla bellezza di questo posto.
"Comunque Stiles, poi ci devi raccontare cosa hai fatto in tutti questi anni che non ci siamo visti!", esclama Giovanni rivolgendomi un sorriso.
"Certo".
Mi fermo a guardarli tutti e tre per qualche istante.
Enrico ha sempre quei capelli ricci e abbastanza arruffati, Giovanni ha sempre quegli occhi dolci e quelle labbra carnose, mentre Carlo sembra sempre cinese.
Infatti quando eravamo piccoli lo chiamavamo tutti "il cinesino", perché ha gli occhi un po' a mandorla.
"Beh, per quanto tempo ci vuoi fissare?", esclama lui, facendomi ritornare con i piedi per terra.
"Scusate, stavo notando che non siete cambiati affatto, nonostante siate cresciuti molto!" esclamo.
"Già, in effetti è vero, e mi fa piacere che tu te ne sia accorto". Enrico mi rivolge un sorriso.
"Bene, com'è questa ragazza?" Chiede Giovanni arrivando al dunque.
"Loro sanno già tutto?" chiedo piuttosto meravigliato.
"Sì, gli ho già detto tutto stamattina", esclama Enrico, fiero di sè.
"Sì, mamma mia.
Stamattina ci ha chiamato alle 6!", ribatte Carlo facendomi ridere.
Scoppio a ridere.
"Comunque Lydia, così si chiama, ha i capelli rossi, degli occhi bellissimi che passano dal marrone al verde, delle labbra carnose adatte ai baci...". Mentre sto parlando Carlo mi ferma.
"Emh, sì, Stiles, ti abbiamo chiesto com'è, non a cosa sono adatte le sue labbra!"
Lo dice in un modo talmente strano da far scoppiare tutti noi a ridere, ed io mi sento arrossire tremendamente.
"Okay, è alta e di corporatura normale. Ha i capelli lunghi e rossi, occhi marroni-verdi e la bocca grande.
È solita ad indossare dei vestiti a fiori, su varie tonalità del verde e dell'azzurro, e delle scarpe che non siano di ginnastica", spiego loro.
"Okay, impossibile, ma noi ci proveremo", borbotta Giovanni.
"Già, grazie ragazzi", esclamo.
Li lascio andare in tre parti differenti.
Anche io inizio a camminare, ma già mi rendo conto che sto affrontando la cosa più impossibile che ci possa essere.

buon pomeriggio!
doppio aggiornamento oggi! contente?😏😏
Miry.

YOU'RE MY MOONLIGHT 2 [Stydia]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora