Lascio perdere tutto quello che stavo facendo, esco di casa così velocemente che per un soffio non riesco nemmeno a prendere le chiavi della jeep. Mamma mia, l'ansia mi sta divorando. Spero che non sia successo nulla di grave a quella povera famiglia, ma se hanno chiamato me vuol dire che è qualcosa di serio per loro.
Mentre guido tengo le mani strette al volante, lo stringo così forte da sentirle bruciare, e vedo le nocche farsi bianche a poco a poco. Avrei voglia di tirare un pugno da qualche parte: probabilmente servirebbe a sfogarmi un po', o probabilmente non servirebbe a niente.
Giungo a casa Martin in men che non si dica, giusto perché ho violato alcuni limiti di velocità sulle stradicciole di campagna.
"Stiles, ringraziando Dio sei qui!", esclama Natalie abbracciandomi forte dopo aver aperto la porta di casa.
"Ma che succede? Perché mi hai chiamato e mi hai chiesto di venire il prima possibile qui?", chiedo, cercando di rimanere calmo. La donna mi guarda ma non risponde, e prosegue dritta verso la stanza di Lydia, così la seguo.
"Entra", mi invita la madre. Attraversando la porta della cameretta, noto un grosso rigonfiamento tra il copriletto e il materasso. Okay, Lydia è a letto. Ma cos'ha?
"Lydia", sussurro avvicinandomi sempre più a lei fino ad accovacciarmi accanto al letto. La sua faccia è pallida, le labbra sono screpolate e quasi chiuse del tutto, e ha gli occhi chiusi, perciò non comporta nulla di buono.
"Stiles", mugola con un filo di voce, tanto da dover quasi appoggiare l'orecchio sul letto.
"Che hai?", chiedo, speranzoso in una risposta che sto attendendo da un po'.
"Lydia, mi spieghi che hai?", continuo a domandare, ma non mi viene detto nulla. Non so il motivo, ma sto per arrabbiarmi.
"Avanti Lydia, mi spieghi che cazzo hai?!", quasi sbraito per il tempo che sto perdendo qui, prendendole le spalle con le mani.
"Stiles smettila!", urla Natalie alle mie spalle. Sinceramente pensavo che non ci fosse, per cui mi pento immediatamente di quello che ho fatto e ritorno a pensare alla gravità della situazione. "Non può parlare", spiega lei. "Stanotte ha avuto una crisi respiratoria e un blocco delle corde vocali. Abbiamo rintracciato la guardia medica qui vicino e ci ha riferito di farla stare a letto e portarla in ospedale domani. Se dovesse peggiorare, è colpa del tumore, e perciò non ce la farebbe"
Improvvisamente, sento come un intero universo si poggiasse su di me per farmi crollare. Percepisco i miei occhi freddi bruciare, e cacciare lacrime. La voglia di sfogarmi, tirare qualche pugno è parecchia, ma pur così facendo non risolverei nulla. Purtroppo non posso fare niente.
Mentre do sfogo ai miei sentimenti, la ragazza nel letto inizia a tossire debolmente, poi normalmente, poi forte, sempre più forte, e questo non è assolutamente un buon segnale.
"Jeff!", urla Natalie dalla stanza, per far vedere al marito le condizioni della figlia. "Jeff!", grida più forte, e finalmente il buon uomo arriva nella camera.
"Oh cazzo, non va per niente bene", esclama, sollevando delicatamente la ragazza e tenendola in posizione seduta.
Lydia continua a tossire, e non solo. E' diventata ancora più pallida di quello che era prima, e dalle sue labbra sta uscendo un po' di sangue.
"La respirazione non è per niente buona", nota Jeff, "Dobbiamo portarla subito in ospedale! Stiles, Natalie, aiutatemi!", e sia io, sia la madre di Lydia ci avventiamo per prendere la ragazza e scendere delicatamente le scale. Natalie la molla, lasciando un po' più di peso per me, eppure io e Jeff la posizioniamo in macchina senza alcuna difficoltà.
Jeff guida la grossa auto, al fianco di Natalie. Io invece sono dietro, insieme a Lydia. Mi fa una tenerezza enorme vedere la ragazza che ho sempre amato ma che mi ha sempre trattato male in queste condizioni. Le afferro la mano, e quasi mi spavento per quanto fredda sia. Sembra la mano di una morta.
Mentre i genitori di Lydia si disperano e chiacchierano sui sedili anteriori, io noto che Lydia sembra voler sussurrare qualcosa.
"Stiles", sussurra il mio nome. "Stiles", ancora. Le stringo sempre più la mano per darle più forza, anche se so che il mio contributo forse non sarà molto utile. "Stiles, resta con me", dice per ultima cosa.
hola baes! come state? scusate la mia lunghissima assenza, perdonatemi se sono quasi tre settimane se non pubblico nulla, ma sono successe troppe cose che non sto qui a raccontare perché davvero è troppa roba. poi se volete potete contattarmi che a me fa piacere!
comunque il prossimo capitolo (o tra due capitoli) sarà l'ultimo della seconda storia, e poi comincerà la terza, che sarà più corta e più diversa. spero che continuerete a leggerla!
M.
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YOU'RE MY MOONLIGHT 2 [Stydia]
FanfictionAd un anno e otto mesi dal trasferimento di Lydia in Italia, Stiles impazzisce. Un anno, se non di più, senza di lei è stato davvero duro, e per lui è arrivato il momento di fare qualche pazzia. Senza sapere dove andare, il ragazzo, ormai diplomato...