Cap.1

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Sono seduta nel sedile posteriore della macchina di mio padre, con uno dei bronci più bronciosi che io abbia mai fatto nei miei ventuno anni di vita.
Sì, va bene, lo ammetto ne ho fatti molti di bronci, ma questo li batte tutti, mio padre mi ha davvero fatto arrabbiare questa volta!
Ma che sciocca, non posso semplicemente dirvi perché sono arrabbiata, devo anche spiegarvi tutto quello che c'è dietro!
Allora, partiamo col presupposto che più viziata di me non c'è nessuno! Si, perché con la storia che i miei si sono separati quando ero piccola e il fatto che sono figlia unica, i miei simpaticissimi genitori si sono fatti la guerra per riuscire a comprarsi il mio amore.
All'inizio vinceva chi mi prendeva più Barbie.
Adesso vince quello che mi compra più vestiti di marca.
Questo però non spiega perché io abbia promesso a mio padre che fin quando vivrò non gli rivolgerò mai più la parola, infatti, il bello è questo: i miei amati genitori si sono recentemente resi conto di quanto io sia viziata, narcisista e superficiale e così indovinate un po' cos'hanno deciso di fare per farmi mettere la testa a posto?
Mi mandano in tour con il duo più popolare del momento.
Più popolare=due montati.
Ok, ok non posso semplicemente buttarvi così una bomba senza chiarimenti, io sono la figlia del loro manager che è italiano; mia madre invece, che è inglese, seppur viva a Roma, evidentemente si è stancata di me, oppure vuole passare più tempo con il nuovo insegnante di tennis che tanto la aggrada. Comunque lei ha deciso che non mi vuole più a gironzolare per casa e così, dalla mia adorata Roma, mi ha spedito qui a Milano da mio padre a patire la noia.
Ora, il problema è che mio padre, in quanto loro manager, deve seguire i suoi pargoli, ed ecco che viene spiegato il mio broncio magistrale: io dovrò seguire quei due con lui!
Cioè non solo ho perso tutti i miei amici, ma devo anche rimanere segregata con due trogloditi che perdono più tempo a rifarsi il ciuffo che a cantare, per non parlare di uno di loro pensa di avere un peluche per figlio.
Capite perché tengo il broncio?
«Signorina Alboni, siamo arrivati agli uffici.» faccio un profondo respiro e chiudo gli occhi
Aspetto qualche secondo.
Riapro gli occhi e mi decido a scendere, devo andare da mio padre a mettere in chiaro il mio più profondo disaccordo.
Entro nell'atrio del grande palazzo interamente decorato con cd di platino e poster di vari artisti e nonostante i miei tacchi procedo a passo spedito verso il bancone da dove una ragazzetta pallida mi guarda stranita.
« Dov'è il sign. Alboni?» gli chiedo senza nemmeno togliermi i miei nuovissimi Oakley dalle lenti specchiate.
« È in riunione signorina» la ragazza mi risponde cordiale, ma dalla sue espressione capisco cosa sta pensando così senza nemmeno ringraziarla mi dirigo verso la porta della sala riunioni.
«Signorina non può!» sogghigno, come se io avessi mai rispettato un divieto.
Cammino a fatica, i tacchi non sono sicuramente le scarpe adatte su un parquet come questo ma non lo do a vedere. Arrivo davanti la porta e senza nemmeno bussare la apro procedendo a passo spedito verso il capotavola dove ovviamente mio padre sta seduto.
Mi avvicino ancheggiando, e quando arrivo davanti la poltrona non sento altro che un silenzio tombale e occhiate maliziose verso di me.
Che bella sensazione!

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