Cap.10

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Mi aiuto con le mani appoggiandomi alle sue spalle per riuscire a raggiungergli bocca, gli lascio un bacio delicato e rapido, a fior di labbra.
La sua bocca è umida e calda, dolciastra, gradevole.
Mi allontano lentamente, rimanendogli vicina.
Inspiro il profumo della sua pelle.
Sta diventando un vizio.
Lui rimane immobile.
Cerco i suoi occhi.
Tace, serio. Mi guarda.
« Sc-scusa.» bisbiglio e balbetto allo stesso tempo, imbarazzatissima.
Non riesco a credere che l'ho fatto, ho baciato un cantante, mezzo sconosciuto per me e che per di più non sopporto.
Lo guardo impaurita, vorrei scappare, ma non riesco.
Faccio scivolare i palmi sul suo petto, non so cosa dire.
Lui sospira.
Le mani di Fede mi svegliano dal mio stato di apatia, le sento calde che mi stringono i fianchi, così vergognandomi come mai nella mia vita, mi giro di scatto per correre dentro.
« Emily. » mi chiama con voce amareggiata, mi prende un polso e mi fa pressione su una spalla per farmi voltare.
Ci guardiamo di nuovo e i suoi occhi mi sembrano torbidi come il fondo di una bottiglia di vino rosso, seppur limpidi e cristallini.
Lo supplico con lo sguardo, ma lui non molla la presa e avvicina una mano al mio viso.
Seguo il suo movimento e spaventata mi divincolo. Scappo dentro, lasciandolo, fuori, da solo, con una mano protesa verso di me e i suoi occhioni sulla mia schiena.
Spalanco la porta a vetri, fortunatamente sono tutti troppo concentrati sul loro stupido gioco per notare che sembro una matta che è appena scappata da un ospedale psichiatrico.
Mi dirigo a passo svelto verso la porta senza salutare nessuno e senza nemmeno voltarmi per paura di vedere ancora quei terribili occhi celesti.
Apro la porta e mi sembra di rinascere, esco e mi ravvivo i capelli nervosa.
Solo quando sono nel corridoio mi ricordo che per vivere devo respirare e sento di aver perso qualche battito, al pensiero di quello che ho fatto.
Ho baciato Fede.
Io non sopporto Fede.
Fede.
Probabilmente la situazione vista da fuori potrebbe essere delle più esilaranti, io che salto addosso ad un uomo, lo bacio e poi sguscio via, a passo di marcia, rossa come un peperone, spettinata e con un'espressione da oppiomane.
Peccato che a me non venga da ridere!
Per niente!
Continuo imperterrita a camminare verso la mia camera, voglio coricarmi e non svegliarmi mai più, ma cosa diavolo mi passa per la testa?
Mi copro il viso con le mani e mi do dell'idiota.
Divido le dita per poter vedere la porta alla fine del corridoio e sento un tuffo al cuore quando una mano mi ferma, impedendomi di raggiungere il mio rifugio.
Alzo gli occhi al cielo, disperata, mi volto convinta di vedermi davanti Rossi.
« Perché sei corsa via? » emetto un lungo respiro di sollievo, quando voltandomi incontro quel ciuffone di Ben.
« Benjamin, mi hai spaventata. » affermo portandomi una mano all'altezza del cuore e sospirando tranquillizzata.
« Perché sei scappata senza dire niente a nessuno? » ribatte lui ostinato.
« Non mi sento molto bene. » mi difendo arrancando una qualche scusa ed evitando di guardare negli occhi Ben. Mi massaggio un braccio imbarazzata osservando le mie unghie, come se fossero molto interessanti.
All'improvviso mi ritrovo sulla sua schiena, scalciando e inneggiando alla mia libertà, mentre il biondo per tutta risposta se la ride e cammina verso la mia stanza.
« Ti porto in spalla se stai male! » si scusa evitando un mio pugno indirizzato alla sua testaccia dura.
« Ti pare che possa venirmi un ictus se faccio altri 10 metri a piedi?» commento sarcastica « Mettimi giù! Benjamin giuro su Dio che ti strappo i capelli! » gli ordino invano.
Poco dopo, mi lascia scendere, si, ma a meno di due centimetri dal'uscio della mia camera e quando apro la porta lui si fionda dentro, senza essere stato invitato ovviamente.
Chiudo la porta roteando gli occhi al cielo, ma un sorriso naturale compare sul mio volto.
« Ben ho sonno! » mi lamento cercando di convincerlo a lasciarmi da sola.
« Stai male e non mi va di lasciarti qui senza nessuno a proteggerti! » ammicca nella mia direzione e io roteo gli occhi al cielo per la seconda volta « E poi mi sono stancato di suonare, pensare a suonare e parlare di musica, ti prego intrattienimi! » implora gettandosi ai miei piedi e abbracciandomi le ginocchia.
« Potremmo parlare della tua tinta. » azzardo sogghignando.
Il ragazzo, colpito nell'orgoglio, si butta a peso morto sul mio letto e sbuffa « Sono tutto naturale, io. » sottolinea.
« Stai per caso dicendo che io ho qualcosa di rifatto? » mi scaldo coricandomi sul letto al suo fianco.
« Si! » afferma convinto portando una mano sui miei capelli « Sono sicuro che non sei bionda naturale! » scaccio la sua mano, stavolta quella ferita sono io.
Gli do le spalle voltandomi dall'altra parte.
« Ci ho preso! » esulta facendomi voltare verso di lui di nuovo « Perché non torni del tuo colore naturale? » mi chiede poi, quando torniamo a guardarci negli occhi.
« Perché i miei capelli castani, sono così banali. » affermo guardandomi le punte bionde che mi cadono sul viso.
« Invece di banale io direi, che ne so... semplici? » si solleva sul gomito per studiarmi meglio « Tu sei tutto tranne che semplice. » gli sorrido e gli mordo la mano che stava accarezzando i miei capelli.
« Ahi! » protesta prima di vendicarsi facendomi il solletico.
Dopo avermi fatto implorare il suo perdono ed avermi fatto dire che lui è il miglior chitarrista dell'universo, Ben ha finalmente smesso di torturarmi con quelle sue mani affusolate; lancia una svelta occhiata all'orologio al centro della parete di fronte a noi e decide che deve andare.
« Ma è appena mezzanotte e mezza. » sbuffo aggrappandomi alla sua maglia.
« Tesoro, io domani ho un concerto! » afferma cercando di divincolarsi « E poi se tuo padre scopre che sono nella tua camera probabilmente mi sbatte fuori dalla Warner per tutta la vita! » chiarisce rabbrividendo al pensiero.
Ancora con queste minacce!
« Io non capisco perché avete tutti paura di mio padre. » comincio pensierosa « è docile come un agnellino! » finisco alzando le braccia verso l'alto.
« Con la sua principessina forse, ma con noi è peggio di un tiranno! » afferma ripetendo il mio gesto per prendermi in giro.
Io lo colpisco sulla pancia e lo lascio andare.
« Good night, tesoro! » mi sussurra dandomi un bacio sulla guancia.
« Lo stesso a te. » sussurro sul suo viso, Benji soffoca una risata.
« Sono felice di essere tuo amico! » dice tornando a guardarmi in viso.
« Anche io. » e sono anche felice di averlo un amico, penso, ricordando tutte le persone vuote e false che mi sono lasciata dietro.
Chiudo la porta e mi corico sul letto, oggi ho dormito così tanto che adesso non sono assolutamente stanca, il pensiero di quello che ho fatto torna a farsi strada prepotente, stringo gli occhi e mi raggomitolo su me stessa, alla bocca dello stomaco sento un formicolio, strano, ma piacevole, è come se avessi lo stomaco vuoto, ma non sento la fame.
È strano.
Poi un pensiero mi balena nella testa, svelta scendo dal letto e corro verso la porta.
Esco, chiamando il chitarrista che è già in fondo al corridoio, ma mi sente. Gli faccio segno di venire verso di me e lui regalandomi uno dei suoi sorrisi zuccherati fa una corsa lenta nella mia direzione.
« Dormiresti con me stanotte? » chiedo quando è ormai davanti a me, mi premuro di parlare a bassa voce per evitare che ci sentano orecchie indiscrete.
« Stai cercando di sedurmi? » insinua il biondo ghignando. Io gli do una pacca sulla spalla.
« No, è solo che non mi piace dormire da sola. » ammetto un po' in imbarazzo per la sua allusione.
Lui sembra pensieroso, si porta l'indice e il pollice al mento e guarda verso l'alto, ma dopo qualche secondo acconsente.
« Va bene, ma se tuo padre mi becca come minimo mi taglia i tendini di Achille con una cesoia. » afferma con un'espressione preoccupata. « Arrugginita. » aggiunge scoppiando a ridere.
« E magari li butta nel canale della Manica. » aggiungo contagiata dalla sua allegria.
Ci corichiamo vicini, ma non sono a disagio perché sento che non c'è malizia tra di noi, parliamo ancora per qualche minuto, poi sento il respiro di Benji farsi sempre più regolare e profondo, così nonostante non abbia sonno, riempio il silenzio della notte con il russare dimesso del mio amico.
Così il buio fa meno paura.

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