Cap.18

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Mi avvicino a Fede che sta ancora giocherellando col pallone, ma si ferma subito a guardarmi confuso mentre mi faccio sempre più vicina a lui.
« Cedo sempre io? » domando con voce infantile e frivola, dato che sono senza tacchi e Fede è molto più alto di me, dai suoi quasi un metro e 83, così lo guardo dal basso e gli sorrido maliziosa.
Il cantante coglie le mie intenzioni e con un sorriso sornione lascia che la palla finisca da qualche parte lontano da noi.
Quando sono di fronte a lui, gli prendo una mano e intreccio le mie dita nelle sue, sottili e magre, dopodiché mi schiaccio completamente conto il suo corpo, facendo aderire il mio petto al suo e dato che con la bocca gli arrivo all'incavo tra la spalla e il collo, comincio a dargli dei piccoli baci in quel punto.
Alterno i baci a dei piccoli morsi leggeri.
Lo sento sospirare di piacere, e mi sfugge un sorriso mentre sono ancora addossata alla sua gola.
Non resisto alla tentazione, così sciolgo la stretta della nostra mano e con la punta dell'indice nuovamente libero gli accarezzo gli addominali, tesi, sotto la maglia.
Mi compiaccio nel sentirli rigidi e perfettai. Continuo a torturargli la spalla, con le labbra, poi salgo sulle punte e inizio a mordergli il collo nelle vicinanze della mandibola.
Fede mi aiuta a stare in equilibrio, posando le sue mani sui miei fianchi e facendomi aderire ancora di più contro il suo corpo statuario.
Scosta la testa automaticamente, per potermi far "lavorare" meglio.
Finalmente arrivo al viso del modenese e gli lascio una marea di baci, come se mi stessi impegnando a baciare ogni sua efelide.
Dalle pieghe che incontro sul suo viso capisco che sta sorridendo.
Abbassa il capo verso di me.
Mi avvicino sempre di più alla sua bocca, che lui si supplizia mordendosi le labbra a ripetizione, nei punti in cui le sue dita accarezzano la mia pelle, coperta solo dalla camicetta, sento come delle scosse elettriche che mi offuscano la mente.
Immergo una mano nei suoi capelli morbidi, ha il ciuffo lasciato morbido così affondo le dita nel mezzo.
Ormai siamo faccia a faccia, lo guardo negli occhi e mi perdo in quegli iceberg che mi fissano ingordi, sorrido perché so che in questo momento quella che viene desiderata sono io, al contrario di quello che si è detto prima.
« Ti piace? » gli soffio la domanda sulle labbra, stando molto, ma non abbastanza vicina.
Fede grugnisce e con velocità si avvicina alla mia bocca, ma io sono più veloce e gli tiro i capelli, in modo irruento, costringendolo a tirarsi indietro.
Lui fa una smorfia di dolore e sbuffa frustrato. Torna a guardami negli occhi. Sorride consapevole della sconfitta. Da bravo maschio alpha vorrebbe avere la situazione sotto controllo, vorrebbe certo, ma non può, perché tra di noi quello che sta per diventare matto è lui.
Gli sorrido paga del potere che ho acquisito, ma il suo sguardo non è rassegnato, anzi Fede continua a ghignare, quel ghigno bellissimo e pericoloso.
Sento che comincia ad accarezzarmi il ventre, insinuando le dita agili sotto il materiale leggero della camicia.
Le sue mani seguono il percorso dei miei fianchi e forse un po' troppo abilmente cominciano a slacciare i bottoni della mia camicetta.
Sento l'aria fredda lambire il mio addome. Fortuna che da qui non ci vede nessuno.
Nel momento in cui tolgo la mano dai suoi capelli per fermare quelle mani un po' troppo impavide, Fede si impossessa della mia bocca, lasciandomi paralizzata.
Con le mani stringo i suoi polsi, ma non abbastanza da fermarlo.
Le sue dita accarezzano la mia pelle, le sento delicate e morbide, mi sfiora i fianchi, dopodiché intreccia le sue stesse mani sulla mia schiena, chiudendomi in una morsa.
Devo fare un passo indietro per non perdere l'equilibrio.
Le sue mani tornano sul mio corpo assicurandomi stabilità.
Il mio fisico è in fiamme, vorrei che continuasse a spogliarmi e mettesse fine a quest'agonia, spegnendo l'incendio alla base del mio basso ventre.
Tuttavia il mio cervello è in delirio, mi manda degli ordini che il fisico non rispetta, poi senza una ragione precisa, troppo coinvolta dalla situazione e il bacio, con la mente annebbiata..
Do una sberla a Fede. In pieno viso.
Il modenese si allontana velocemente, si massaggia la guancia e mi squadra sbigottito.
« Cosa c'è di sbagliato in quella tua testaccia? » sbraita guardandomi minaccioso, tenendosi una mano sulla guancia arrossata.
Sono confusa quanto lui, non so perché l'ho picchiato, il suo bacio mi piaceva, anzi... non riesco a trovare un motivo per la mia reazione.
Tuttavia non voglio dargliela vinta, così cerco di difendermi « Ti avevo detto di non baciarmi! » allargo le braccia come se la mia tesi fosse inoppugnabile.
Fede scuote la testa e assume un'espressione seccata, aprendo ripetutamente la bocca come per testare se la sua mandibola funzioni ancora.
Rimaniamo in silenzio, e mi sta lontano.
« Sei arrabbiato? » domando con lo stesso tono che assumerebbe una bambina dopo che ha involontariamente fatto male al padre.
« Si! » urla il cantante voltandosi per andare via.
« No Fefino non dirmi così! » ribatto con una vocina infantile correndogli incontro e prendendolo in giro « Morirò! » affermo scoppiando a ridere.
Fede continua a camminare incurante delle mie parole « Ma magari! » mi schernisce dirigendosi verso l'interno degli studi.
« Ok, questo non è gentile. » rimprovero alla sua schiena portando i pugni in vita.
Si gira e mi guarda e mi fa una smorfia. « Bleeee! » ribatte con tanto di linguaccia.
Spalanco gli occhi colta di sorpresa « Bamboccio! » lo rimbecco anche se non riesco a non sorridere.
Fede mi risponde con un dito medio.
Molto maturo.
« Cosa devo fare per farmi perdonare? » gli chiedo, sbuffando « Niente porcate sessuali! » preciso minacciandolo col dito.
« Devi lasciarti portare a casa da me, adesso. » lo guardo confusa, mi aspettavo una penitenza peggiore.
E mi aspettavo anche che ci dovesse pensare su un po' di più.
« Non pensare di fare sesso in macchina! » lo accuso, scherzando.
« Ma allora sei fissata! » si lamenta sorridendo e allargando le braccia, ricominciando a camminare verso l'edificio.
« Dai va bene, se serve per farmi perdonare.. » sottintendo raggiungendolo. « Basta che poi non ti accosti sotto casa mia a spiarmi tutte le sere. » lo prendo in giro, dandogli un buffetto su quella faccia da bambino.

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