Cap.55

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«Ti piace?» sussulto. Mary mi sta mostrando la sua sciarpa nuova, è troppo agitata all'idea di vedere Marco, annuisco prima di scendere dall'auto. Salutiamo Giorgio e io e la francese entriamo in palestra. Quando arriviamo i baldi fanciulli stanno finendo l'allenamento. Ho letteralmente buttato Mary sulla macchina prima di partire e l'ho anche trascinata per tutto il parcheggio.
«Non mi sento pronta. Non mi vorrà vedere. Non si ricorderà chi sono. Ho dei capelli orribili. Sono ingrassata. Ti prego torniamo a casa.» sbuffo.
«Chiudi quella cazzo di bocca!» la francese scuote la testa scioccata per via della mia maleducazione.
«Mon Dieu Emily!» esclama portandosi una mano davanti alla bocca aperta. Anche io sono un po' stupita della mia mancanza di tatto, devo ammetterlo.
«Passi troppo tempo in mezzo a quei brutti omaccioni.» afferma Mary come se fosse la mia psicoanalista, le mancano solo gli occhiali da vista e il taccuino.
«Chiamami scema!» ribatto facendo un cenno ai ragazzi che oggi sono tutti particolarmente attraenti.
«Emily! Sacré bleu! Per caso Rossi non ti basta più?»
Spalanco gli occhi e la richiamo per aver nominato il suo nome ad alta voce. Mio padre è ad appena qualche metro da noi, l'ultima cosa di cui ho bisogno è che sappia che se il suo preferito è sempre stanco, è colpa mia.
«Scusa sai, ma hai l'ormone a palla!» protesta la mia amica guardandosi le unghie e fingendosi offesa.
«Senti chi parla.» sussurro perchè ormai ho raggiunto mio padre.
«Papinoooo!» strillo entusiasta vedendo Riccardo voltarsi all'istante verso la direzione della mia voce. Lo saluto con un cenno e gli mando un bacio con la mano.
«Lili! Proprio di te avevo bisogno... oh c'è anche Mary!» la francese sorride cordialmente a mio padre, ma non si azzarda nemmeno per un secondo a guardare verso la parte pesi.
« A proposito, grazie per avermi informato in anticipo.» dico riguardo l'arrivo della mia amica, stringendo il Boss un po' troppo energicamente.
« Tesoro, così mi spezzi una costola.» protesta, ma io lo lascio andare solo dopo qualche altro secondo.
Mi allontano e ricordo a mio padre di avermi detto che aveva bisogno di me.
«Ah già!» si rammenta alzando l'indice « Ormai la festa di natale della Warner è alle porte (vi ricordo che oggi è il cinque Novembre) ed è anche una tradizione! Ha un gran successo perchè la organizzo io, ovviamente.» mi assicura con un punta di arroganza « Siccome con l'organizzazione decidiamo sempre un'altra casa discografica con artisti annessi da invitare, quest anno abbiamo scelto la Sony. E sai anche che nella Sony ci sono i ragazzi de Il Volo, ci saranno anche loro, così potrai finalmente conoscere quell'Ignazio Boschetto che ti piace tanto.»
Tossisco il più forte possibile per coprire il nome del marsalese appena mio padre l'ha pronunciato.
Fingo di essere felicissima, così gli concedo un secondo abbraccio, ma mi mordo mentalmente il labbro inferiore.
È da un po' che non penso più ad Ignazio.
Ho ancora il suo numero.
Non mi va di gettarlo.
Mi schiarisco la gola.
«Pensi di riuscire a venire con un accompagnatore?» mi sciolgo dall'abbraccio e guardo mio padre con la fronte corrucciata.
«Ah?» domando esibendomi in una delle espressioni più confuse della storia.
«Non che io voglia essere pignolo, ma una festa dove ognuno ha un suo accompagnatore fa molto radical chic! Sono sicuro che finiremo sul giornale quest'anno!»
«Vengo con Mary.» accetto con un sospiro, ma mio padre non sembra contento.
«Forse non hai capito» comincia mettendomi le mani sulla spalle «UN accompagnatore, un uomo, un maschio, un homme, un hombre, ein mann. Non vorrai mica farmi fare la figura del cioccolataio davanti a Rosi!» con un gesto stizzito mi libero dalla presa di mio padre e roteo gli occhi al cielo.
Che figure fa poi il cioccolataio?
«Ho capito! Ma si da il caso che io non abbia un accompagnatore!» sbuffo togliendomi un ciocca di capelli dal viso.
«Pff. Che problema c'è? Te ne presto uno dei miei!» dichiara mio padre indicandomi la rosa della Warner come se fossi dal pescivendolo.
«Puoi scegliere chi vuoi. Rapper, cantanti pop, italiani, stranieri... Tanto devi solo far vedere ai fotografi che entri con qualcuno, poi chi si è visto si è visto.» Mio padre si guarda intorno e aggiunge in un sussurro, avvicinandosi per farmi sentire meglio.
« Scegline uno bellino così la foto sul giornale viene bene.» Sento dietro di me Mary che soffoca malamente una risata. Mio padre mi sta inconsciamente spingendo tra le braccia di uno dei suoi, senza sapere che io ci sono già finita, almeno una decina di volte.
«Ma Papà, non li conosco così bene!» sottolineo mettendo ancora più in pericolo l'autocontrollo di Mary che ora sghignazza senza ritegno.
« Signorina mica lo devi baciare! Sorriso-foto-sorriso-entrata. Finita lì! Te ne serve uno alto! Pensa che figura se nella foto lui è più basso di te! Inoltre esigo che venga bene in foto!» Conclude Mister Alboni fingendo di stringere una fantomatica macchina fotografica e scattando una foto accompagnando l'atto con un 'click'.
Mary ormai se la ride come non mai.
Mi volto a guardarla. La bastarda ha persino le lacrime agli occhi!
«Anche Mary ha bisogno di un accompagnatore vero?» chiedo assottigliando lo sguardo. La francese smette immediatamente di ridere e dalla sua espressione direi che mi sta maledicendo.
« Certamente! Anche per te vale la mia offerta. Prenditene uno.» guardo la mia amica con un sorriso furbo: Ride bene chi ride ultimo.
«Azzarderei che il suo accompagnatore dovrebbe parlare francese.» Mary mi molla un sonoro schiaffo sulla nuca.
Dopo un intenso scambio di sguardi con la mia amica e dopo averle dichiarato guerra mentalmente torno a concentrarmi su mio padre.
«C'è altro?» domando incuriosita dal fatto che mio padre mi abbia chiamato solo per assicurarsi la mia presenza alla sua festa. Insomma io pensavo che essendo sua figlia la partecipazione al party fosse un'ovvietà.
«Oh si!» sembra ricordarsi all'improvviso arricciando i baffi «Tra poco andiamo a fare visita ad un ospedale, andiamo col pullman. Giochiamo coi bambini e facciamo foto,autografi, so che sei la Principessa dei ghiacci.» sbuffo «Dopotutto sei figlia di tua madre.» sbuffo di nuovo «Ma ho pensato che ti avrebbe fatto piacere venire con noi. Ovviamente mi rivolgo anche a te Mary!» mi volto per guardare la ragazza negli occhi e capire cosa ne pensa. La mia amica alza le spalle e abbassa gli angoli della bocca, anche io sono piuttosto invogliata ad andare a rendere felice qualche bambino malato. (Che ci crediate o no, sono buona anche io a volte) così entrambe accettiamo.
***
-Bambini a fare la doccia!- al richiamo di mio padre i ragazzi smettono immediatamente di allenarsi. Alessio prende la palla medica con le mani e si incammina verso lo spogliatoio insieme agli altri, tutti hanno un sorrisino sul volto, probabilmente dovuto al nomignolo utilizzato dal Boss.
Mi sento sollevare da terra. Istintivamente le mie mani corrono a stringere le braccia di colui che mi sta stringendo la vita, il mio aggressore fa un giro su se stesso, portando me con sè.
-Ciaooo bellissimaaaa!- urla la voce di chi mi sta stringendo. Non potendolo vedere in viso non capisco subito di chi si tratti, solo quando i miei piedi tornano saldamente ancorati al prato verde il sorriso di Thomas mi si manifesta davanti agli occhi e comprendo.
-Sai che dopo che mi hai mandato il bacio abbiamo preso punti?- mi informa riferendosi alla partitella nel campo coperto di poco fa.
Sorrido e gli scompiglio i capelli -Distraggo anche i migliori.- mi vanto lasciandomi stringere dalle braccia sottili del ragazzo. Stranamente Mary non fa di tutto per attirare l'attenzione come suo solito.
-Lei è Mary.- dico non ottenendo nessuna reazione dalla francese.
Thomas guarda la mia amica con cipiglio ma nonostante questo le tende cordialmente la mano. Lei dal canto suo si limita ad un sorriso di circostanza stringendo appena le falangi del nuovo acquisto Warner.
Sono stupita dalla reazione della mia compagna, ma decido di rimandare le indagini. -Ti tengo il posto vicino a me sul pullman?- chiedo al ragazzo. Thomas apre la bocca felice della mia richiesta, ma la risposta affermativa che tanto desideravo gli rimane incastrata in gola.
-Vi raggiungo dopo.- sussurra contrariato.
-Ma come?- proprio in quell'istante mio padre si è avvicinato a noi e ha preso parola: -Io e lui dobbiamo parlare.-
Aggrotto le sopracciglia e cerco spiegazioni sul viso del sedicenne, il quale però guarda il parquet come se fosse incantato. Cos'è questa storia che tutti devono parlare con mio padre?
-Di che cosa?- domando alzando un sopracciglio. Lui continua ad evitare di incontrare il mio sguardo, e mio padre gli mette una mano sulla spalla invitandolo a raggiungere gli altri nello spogliatoio per potersi preparare per andare all'ospedale.
Il bassanese ubbidisce e se ne va con la testa bassa.
-Cose.- ribatte lapidario mio padre, girando sui tacchi e seguendo il suo mediano.
Come un'illuminazione mi viene in mente la risposta che Federico mi ha dato qualche settimana fa.
"Cose"
Ormai niente e nessuno riuscirà a convincermi che mio padre non mi sta nascondendo qualcosa e che Federico e (ben presto) Thomas gli stanno dando man forte.
Continuo a fissare il punto in cui sono spariti, con un accenno di broncio.

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