Cap.47

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Mi corico su un fianco, stando sul ciglio del letto per poter essere il più lontana possibile da Federico. Il modenese dal canto suo si comporta come se non ci fossi, anche lui si mette comodo, dandomi la schiena e rimettendosi a dormire.
Nonostante i nostri corpi non si stiano affatto toccando, sento il calore che emana e un po' per questo piacevole torpore un po' per il ritmo del suo respiro appesantito dal sonno mi addormento.
Strofino il naso contro qualcosa di duro e liscio, in un primo momento immagino che sia il pavimento, con tutte le volte che sono caduta dal letto ormai ho perso il conto. Con gli occhi chiusi mi schiaccio ancora di più contro questa cosa liscia, mi piace sentire il caldo che emana. Un momento. Il pavimento non dovrebbe essere caldo. Sento un formicolio attraersarmi tutto il corpo quando mi ricordo di dove sono, con chi sono e anche contro cosa sono. Spalanco gli occhi e vedo la schiena muscolosa di Federico a pochi centimetri dalla faccia, guardo le sue spalle e mi rendo conto di essergli appiccicata come la classica cozza allo scoglio. Siccome mi da le spalle ovviamente non posso sapere se è sveglio o meno,così sperando che ci sia qualcuno lassù che prega per me mi sposto molto lentamente di modo da non svegliare Fede.
«Finalmente posso muovermi!» afferma appena smetto di respirare contro la sua pelle, dapprima sbianco dopodichè arrossisco e mi lascio scappare un 'cazzo' a denti stretti.
«Mi hai sbavato addosso per un'ora.» esclama voltandosi e coricandosi a pancia in su. Io rispondo con uno sbuffo mentre mi sposto i capelli dal viso.
«Potevi spostarti.» ribatto roteando gli occhi al cielo e mettendomi nella sua stessa posizione. Federico mi sorride spettinandomi ed avvicinandosi di più a me. Non mi piace questa atmosfera amorevole del giorno dopo, non ci sono abituata. Decido di mettere subito le cose in chiaro. Mi sposto le lenzuola e mi metto seduta, da quando ci siamo svegliati devo ancora guardarlo negli occhi.
«Mi potresti lasciare questa visto che il tuo cagnaccio ha rovinato la mia maglia?» domando accarezzandomi una spalla.
«Non chiamarlo così!» mi rimprovera mettendosi anch'egli seduto. Il suo movimento fa si che il lenzuolo gli scivoli di dosso ed il suo petto nudo sembra brillare alla luce del sole. Mi mordo un labbro ricacciando i pensieri della scorsa notte nel fondo della mia testa.
«Comunque puoi tenerla, ma non metterla per andare in giro perchè c'è il mio nome dietro.» mi informa allungandosi verso di me e passandomi la mano sulle spalle, dove suppongo ci sia il suo nome.
«Dove vai?» mi domanda poi quando capisce che mi sto preparando per andare via.
«A casa.» rispondo secca facendo per alzarmi, ma la mano di Federico raggiunge il mio polso e mi tira con forza sul letto.
«Perchè?» chiede veramente confuso bloccandomi al materasso col suo corpo «Non farai mica la difficile adesso.» afferma aguzzando lo sguardo. Sentire le sue mani sui miei polsi e il suo petto contro il mio mi fanno tornare in mente gli avvenimenti di ieri sera, lo fisso in quei suoi occhi ghiaccio che mi hanno assaggiata per tutta la notte e mi mordo il labbro inferiore.
«Hai vinto la tua scommessa. Il gioco è finito, me ne vado.» chiarisco andando contro i desideri del mio corpo ed allontanandomi di nuovo da lui. Federico mi lascia fare e mi guarda mentre raccolgo le mie cose sparse per la camera. Mi avvicino la porta e giro la maniglia per poter finalmente scappare da questa situazione, ma proprio quando pensavo di essere libera la sua mano spinge la porta chiudendola prepotentemente.
«Ma allora fai sul serio!» esclama facendomi girare su me stessa.
«Il gioco non è finito.» dichiara, dopo aver preso un lungo respiro e con una secchezza innaturale «E in ogni caso se dovrà finire sarò io a deciderlo.» guardo il cantante negli occhi con un'espressione incredula.
«Come scusa?» domando lasciadomi scappare un sorriso per l'assurdità delle sue affermazioni.
«Potremmo trovare un accordo.» continua incurante della mia faccia sbalordita. Decido di troncare la sua idea sul nascere.
«Federico senti» dico mettendogli una mano sul petto «Tu non puoi decidere anche per me.» lo informo parlando come se mi rivolgessi ad un bambino «E odio. Odio il tuo modo di fare.» puntualizzo spingendo col palmo sul suo petto e facendogli fare un passo indietro.
«Oh, ieri sera me lo hai dimostrato.» commenta sarcasticamente schiacciandomi contro la porta ed infilando una mano sotto la mia maglia. Cerca di baciarmi, ma io mi scanso così la sua voracità si sfoga sul mio collo.
«Emy» comincia tenendo la testa appoggiata alla mia spalla «Non ti sto chiedendo di convivere o sposarmi.» continua spostandosi e tornando a guardarmi fisso negli occhi. «Sto parlando di sesso, niente di più.»
Deglutisco a vuoto intanto che Federico cerca di cogliere una mia reazione faccio mente locale. Devo valutare sia i pro che i contro.
Mi è piaciuto? Sì.
Lo rifarei? Sì.
Voglio dei problemi? No.
Ahia, siamo due a uno.
Anche se continuo ad essere insicura sul da farsi so che in cuor mio ho già preso una decisione.
Sbuffo e mi sposto i capelli con fare nervoso.
«Ci sto.» ammetto vedendo Fede aprirsi in un sorriso. «Ma dobbiamo porci delle regole!» dichiaro mozzando immediatamente il suo entusiasmo.
«Sentiamo.» mi concede tornando a sedersi sul bordo del letto.
Mi prendo un po' di tempo per raccogliere le idee, dopotutto perchè dovrei trattare Federico in una maniera diversa da quella che usavo con gli altri uomini che ho avuto?
Sì, farò come ho sempre fatto.
«Numero uno: Niente baci e scenate delle tue quando siamo in pubblico. Tutti sanno che non ci sopportiamo e così deve rimanere.» sentenzio ottenendo un gesto affermativo da parte del cantante.
«Numero due: Nessuno lo deve sapere, nè Benjamin, nè Marco nè chi ti pare.» Federico stavolta rotea gli occhi al cielo.
«E numero tre: Si tratta solo di sesso. Niente amore, coccole, appuntamenti, messagini sdolcinati. Siamo solo due 'amici' che hanno trovato un buon passatempo. Anzi non siamo poi nemmeno tanto amici.» concludo guardando fisso Federico cercando di capire se ha delle obiezioni. Si alza e mi raggiunge, cingendomi la vita con le braccia.
«Anche io ho una condizione.» dice con fare da seduttore.
Lo guardo con una faccia che è un invito a continuare «Non ti devi innamorare di me.» scoppio a ridere, una risata falsa e secca.
«Non ti preoccupare.» lo rassicuro accarezzandogli il petto all'altezza del cuore «Lo so che Desirè ha il copyright.» lo sbeffeggio malignamente sapendo che questo commento lo avrebbe ferito.
Lui però fa finta di niente, mi fa un sorriso di circostanza e mi spinge verso il letto. Quando sento il bordo del materasso premere contro l'interno delle mie ginocchia, il cellulare di Federico comincia a suonare aiutandomi ad uscire da quella specie di ipnosi che è in grado di esercitare su di me. Mi siedo sul letto mentre aspetto che risponda. Lui, dopo aver fatto partire la chiamata, spalanca gli occhi e si da un colpo sulla fronte.
«Mi sto preparando, sono pronto!» rassicura chiunqe ci sia dall'altra parte della cornetta. Dopodichè si gira verso di me, rimanendo però con lo sguardo fisso per terra come se stesse soppesando le parole da usare.
«Devo andare.» dice poi alzando il viso e senza molti giri di parole «Tuo padre mi deve parlare. Tu puoi rimanere qui fin che vuoi, sono sicuro che Angela sarà felice di prepararti qualcosa da mangiare.»
Sorrido per la proposta,ma faccio segno di 'no' con la testa
«È meglio che vada a casa.» penso ad alta voce.
Poi mi torna in mente quello che mio padre ha detto a Fede proprio ieri riguardo quella cosa di cui dovevano parlare.
«Perchè mio padre ti ha convocato?» domando sistemandomi i capelli e fingendo totale indifferenza.
«Cose.» mi liquida presto mentre cerca una maglia da mettere. Mi avvicino e gliene allungo una grigia.
«Posso saperle?» chiedo ingenuamente.
Federico mi sorride perchè sa dove voglio arrivare e mi scompiglia i capelli dopo aver accettato la maglia che gli stavo porgendo.
«No.»risponde con semplicità «Devo andare a fare la doccia.» mi informa poi uscendo dalla stanza.
Io lo seguo e siccome so di avere un certo ascendente su di lui, o perlomeno credo di averlo sul cavallo dei suoi pantaloni decido che se non vuole dirmi quello che voglio sapere di sua spontanea volontà, bè glielo tirerò fuori con i miei metodi.
Mi tolgo la sua maglia rimanendo in intimo «Rico.» lo richiamo facendolo voltare «Se sono solo 'cose' puoi anche non andare per questa volta, no?» domando cercando di essere il più sensuale possibile e considerato lo sguardo di Fede ci sto riuscendo.
«A meno che non siano cose molto importanti e in quel caso vorrei saperle.»
Mi avvicino ancheggiando a lui che se ne sta imbambolato nel mezzo del corridoio a mangiarmi con gli occhi. Ad un certo punto Federico scuote la testa e si gira dandomi le spalle.
«Non ci devi nemmeno provare.» mi minaccia riferendosi al mio tentativo di sedurlo. Nonostante questo però rimane fermo accanto alla porta del bagno, così me ne approfitto per avvicinarmi e abbracciarlo da dietro.
«Perchè non me lo vuoi dire?» domando con la voce lamentosa di una bimba viziata, appoggiando la guancia alla sua schiena.
Il cantante si irrigidisce quando lo circondo con le mia braccia e lo sento trattenere il respiro quando infilo le mani nei suoi pantaloni.
«Emily» mi richiama debolmente «Non posso.» ripete poi allontanandosi di malavoglia ed entrando nel bagno. Incrocio le braccia al petto e metto il broncio nonostante lui non possa vederlo. Batto anche un piede a terra tanto per essere l'immagine di una bambina viziata al cento per cento.
«E va bene, mi arrendo!» urlo abbastanza forte da farmi sentire nell'altra stanza.
«Comunque.» aggiungo sciogliendo il nodo delle mie braccia «Avrei potuto insaponarti la schiena.» azzardo arricciando le labbra.
Non ho fatto in tempo ad aggiungere altro che Federico mi stava già portando di peso nella doccia.

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