Epilogo

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«Mamma, mamma...dove sei?»
Una ciuffo moro e due splendidi occhi più chiari di un cielo di mezza estate fanno capolino dalla porta della camera. Sono a Sabaudia, nella mia casa al mare, e qui da circa tre ore si sta rivoltando il mondo. Il mobile di fronte il letto è un tripudio di fondotinta, terre, ombretti e pennelli.
Appeso all'armadio c'è quell'abito. Il MIO abito.
Ricordo ancora il momento in cui l'ho scelto e ho preso finalmente la decisione di dire "Si, ti sposo!"
Era un giorno di Settembre. Io e Federico avevamo appena poggiato piede a Civitavecchia dopo essere tornati dalla nostra meritata crociera.
Dopo la nascita del nostro Cristian, nato settimino per problemi legati alla placenta, non avevamo potuto goderci appieno una vacanza. Ma, quell'anno, tutti i problemi erano superati e avevamo scelto una bella crociera sul Mediterraneo per divertirci e rilassarci come famiglia. L'ultima sera di permanenza sulla nave, come da tradizione, c'era stata la cena di gala con il capitano.
Non avrei mai pensato che la vera protagonista della serata sarei stata io.
Eravamo al dessert quando, tutto d'un tratto, Federico è scomparso dal tavolo per apparire dopo pochi minuti sul piccolo palco allestito nella sala ristorante della nave.
In braccio aveva una chitarra e, dopo aver sistemato tutto sedendosi sullo sgabello, ha intonato le note di More than words e di Heaven, il mix che ballammo al Christmas Party dopo esserci detti il nostro primo Ti Amo.
Inutile dire che le lacrime iniziarono a scendere copiose. Era la prima volta che lo vedevo cantare e suonare nello stesso momento e questo mi aveva scatenato un turbinio di emozioni indescrivibili.
«Emy, mi hai donato vita nuova, un sorriso negli occhi e una gioia nel cuore che ora dorme affianco a te beato nel passeggino. Ne abbiamo passate di ogni e diciamo che la nostra storia non è stata come le altre. Ma io voglio che la nostra unicità duri in eterno, duri con i nostri occhi stanchi dalla notte insonne a cullare Cris, duri nel mio guardarti sempre così bellissima come la prima volta che arrivasti in ufficio; con la tua aria spavalda ma fragile dentro. Ti ho amato dal primo istante e voglio continuare a farlo ogni giorno di più. Emily Alboni, vuoi sposarmi?»
Ed ecco che il tempo si è fermato. Ho sentito solo il cuore che mi batteva e per poco non frantumava la cassa toracica.
Non ce l'ho fatta. Non gli ho detto di si.
Ho preso le mie cose, Cristian e mi sono rifugiata nella nostra suite.
Mi sono spogliata e mi sono accoccolata sul lettone con il mio principino fino a che non mi sono addormentata. Federico non è tornato in cabina quella notte. Si è presentato verso le 7 del mattino e, come pensavo, non mi ha rivolto parola per tutto il tempo.
Scendendo dalla nave e dopo essere arrivati a Roma non sopportavo più questa tensione tra di noi.
Uscì a fare una passeggiata in centro e in una vetrina lo vidi. Era una piccola boutique e quell'insieme di velo e tessuto era li, esposto al suo interno.
Sono entrata e subito una commessa mi è venuta incontro chiedendomi se avessi avuto bisogno di aiuto.
Le ho chiesto di provarlo e, non appena uscita dal camerino, le lacrime erano già presenti a bagnare le mie guance.
« Signorina, non voglio dirle nulla, ma è Lui! Sembra essere stato cucito apposta per lei! » furono le sue uniche parole.
L'unica cosa che riuscì a fare fu quella di annuire con un piccolo sorriso.
Chiesi alla ragazza solo un piccolo favore. Tirai fuori dalla borsa la mia polaroid e chiesi di scattarmi una foto. Ovviamente non facendo vedere il vestito ma solo il mio volto e la mia felicità. Uscì una foto che ancora oggi mi fa emozionare ogni volta la guardo.
Di corsa tornai a casa, Fede era uscito con Cristian e quindi ebbi il tempo di preparare ogni cosa. Posai la foto sul fasciatoio di Cris e in allegato un biglietto sopra cui avevo scritto:
" Tutte le volte che mi guarderò allo specchio
tutte le volte che mi lancerò nel vuoto
tutte le volte che m'inventerò il futuro
tutte le volte che ne sentirò il bisogno
ti troverò a casa mia.
Si, ti sposo! "

«Emy, ei ci sei? È arrivato Benjamin con il bouquet!»
Mi desto dal mio piccolo stato di trans e, non appena Ben entra in camera, Cristian gli salta in braccio.
« Eii, campione di zio! Come stai ometto? Ti stai prendendo cura della mamma?»
Mio figlio annuisce per poi scendere dalle braccia dello zio ed andare verso Mary.
Mi alzo dalla sedia per abbracciare Ben e per farmi consegnare la scatola.
« Non ti dirò nulla, signorina! Inutile che ci provi. » mi dice sorridendo l'italoaustraliano, bellissimo nel suo completo e con il ciuffo che ogni tanto gli ricade sugli occhi.
« Ma io non ho detto nulla! »
« Ma stavi per farlo! Dov'è il mio Rossi preferito? Ce ne andiamo dal papà noi! A dopo! »
Prende Cristian per mano e vanno via lasciandomi agli ultimi preparativi.
***
Ci siamo, siamo davanti alla piccola spiaggia che abbiamo scelto come luogo dove si terrà la cerimonia.
Sono in macchina con Marco, Mary e mio padre al mio fianco.
Quest'ultimo scende dalla macchina e viene ad aprire il mio lato dandomi la mano per non farmi cadere. Sbircio dalla sua spalla e vedo che sono già tutti li. Appostati ai miei lati ci sono vari paparazzi accorsi a raccontare l'evento.
Mio papà mi prende sottobraccio e quando le note dell'Ave Maria Mater Misericordiae intonata dai ragazzi de Il Volo inizia ad aleggiare nell'aria è lì che alzo lo sguardo e lo vedo. Teso, tesissimo, ma sempre bello come il sole. Nel suo completo nero, semplice ma che lo definisce in modo impeccabile. Con quel suo viso di bambino anche se con un filo di barba. Il sorriso che ci scambiamo appena i nostri occhi si incrociano è come una liberazione dalle troppe ore che non ci siamo visti. Volto lo sguardo verso sinistra e Ignazio mi fa un occhiolino di incoraggiamento. Dopo quella breve parentesi ci siamo scoperti degli amici nati per esserlo.
Dopo il classico rito del dare la mano della sposa dal padre allo sposo, la cerimonia inizia. Sempre con le mani unite prendiamo coscienza di ciò che stiamo per diventare.
Ci commuoviamo a sentire le bellissime parole che i nostri amici ci hanno riservato e ci emozioniamo dalle promesse che abbiamo scritto di nostro pugno.
Ci giuriamo amore eterno e ci scambiamo un tenero bacio sotto le lacrime e gli applausi dei presenti. Portiamo Cristian sulle nostre gambe e finiamo in una cascata di riso e petali di rose bianche a cerimonia finita.
***
Siamo in macchina. Federico ha voluto fare le cose in grande e adesso siamo su una Q5 che ci sta portando al ristorante. Cristian è voluto andare con nonna Morena, la zia Valentina e Maira.
« Ci avresti mai creduto a questo?» dice Federico facendo cenno alle nostre mani con le fedi infilate.
« Io? Mai. Soprattutto con uno come te!» dico schernendolo con il sorriso sulle labbra.
« Perchè? Non sono così perfetto?» replica sistemandosi la cravatta allargandola sul collo.
« Sei perfetto a fare centro! »
Federico accosta sulla piazzola dove c'è un panorama stupendo con il sole che va pian piano nascondendosi all'orizzonte.
« Che cosa intendevi con quella frase? » mi guarda come se avessi detto che mi sarei fatta suora e sarei andata in Burundi.
Non gli rispondo, ma mi limito ad un gesto che gli fa comprendere tutto. Gli prendo la mano dove ha la fede e gliel'appoggio sulla mia pancia, che pian piano sta crescendo.
« Saremo genitori, di nuovo! » gli dico lasciandomi andare alle lacrime.
Lui non parla. Si avvicina prepotentemente al mio viso. Bacia le gocce di felicità che scendono dai miei occhi e ripete le due parole più belle e più grandi di questa vita.
Mi sorride e quel sorriso varrà sempre come la meraviglia del mondo più bella che si potrà mai vedere nella vita.

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