Cap.50

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Siamo negli studi Mediaset. I ragazzi hanno appena finito un'intervista per il programma Verissimo e ci hanno appena raggiunto nel camerino a me e a Sara. Federico con un'occhiata nota che il posto al mio fianco è libero e ne approfitta immediatamente.
Da quando siamo stati insieme, più di una settimana fa, e mi ha lasciato a casa mia la mattina dopo ho cercato di evitarlo in ogni modo possibile, per non dover rimanere da sola con lui. Lui a più riprese mi ha lanciato sguardi che volevano significare un "non mi piace quello che stai facendo" ma mi sento troppo a disagio quando si tratta di lui ed arrossisco al solo pensiero di quello che abbiamo fatto.
Nonostante io sia abituata ad avere molti partner, di solito dopo la notte insieme sono abituata a non rivedere più l'uomo di turno e questa situazione con Federico, che tra l'altro parla di sesso come se fosse una questione di marketing, mi mettere veramente in imbarazzo, perchè è del tutto nuova.
Nel momento in cui gli altri lasciano il camerino si siede al mio fianco senza degnarmi di uno sguardo, rimanendo piuttosto concentrato sul piccolo schermo posto nella stanza. Noto che ha il fiato corto e sembra veramente stanco.
«Hai intenzione di non parlarmi più?» mi domanda all'improvviso.
Sussulto per la sorpresa e guardo per qualche secondo il cantante che non ha nemmeno voltato il viso verso di me.
«Mi stai evitando.» puntualizza menttendosi i guanti.
«Non è vero.» protesto automaticamente, non tanto per difendermi quanto per la mia abitudine di contraddire tutto quello che dice. Fede sbuffa e rotea gli occhi al cielo.
«Non credevo fossi così timida.» dice appoggiandosi con i gomiti alle ginocchia.
Spalanco gli occhi e scuoto la testa piccata.
«Non sono timida!» protesto immediatamente. «Non potrebbe essere che, molto semplicemente, non ti voglio più vedere?» lo sfido assottigliando lo sguardo. Federico si gira verso di me e mi sorride sghembo facendomi perdere il ritmo dei battiti.
«No.» nega alzandosi ed uscendo dato che Sara lo ha chiamato per delle foto. Lasciandomi lì, come una scema, con il suo sorriso che brucia nella mia testa.
***
Finalmente il campanello mi avvisa che chi stavo aspettando è arrivato. Nonostante abbia voglia di correre ad aprire, mi impongo una calma innaturale e aspetto qualche secondo prima di andare a ricevere il mio ospite.
«Ce ne hai messo di tempo.» protesto prendendolo per la sciarpa e tirandolo dentro.
«Tuo padre ci ha chiusi dentro la sala riunioni e ha urlato come un matto fino a cinque minuti fa.» si difende, mentre io guardo in corridoio per assicurarmi che Zelda non l'abbia visto.
« Non si può continuare con queste cose sui social! Non si può. Fate calmare tutto ragazzi!» continua scimmiottando il tono di voce di mio padre.
Come risposta io lo prendo il colletto del giubbino e lo tiro verso di me costringendolo in un bacio. Devo ammettere che la sua bocca mi è mancata.
«Sai, a volte mi stupisco di quanto io ci sappia fare con le donne.» ammette Federico Rossi dopo avermi baciato con foga.
«Mi volevi evitare, ti ho detto una parola et voilà.» continua superbo, indicando le mie mani che frenetiche lo spogliano della giacca e della sciarpa mentre gli bacio il collo.
Sbuffo perchè so che ha ragione. Dopo che mi ha detto quelle cose non ho più resistito, ho tentato, ma alla fine la voglia di averlo ancora una volta tutto per me ha preso il sopravvento.
«Devo ammettere però che tu sei molto facile da manipolare.» continua liberandosi in un sorriso sornione mentre mi toglie la maglia. «Non c'è gusto.»
Sbuffo di nuovo, non penso più che la sua boccaccia mi sia mancata così tanto.
«Smettila di parlare e vieni in camera.» lo zittisco prendendolo per la mano e trascinandolo nella mia stanza.
***
Mi metto seduta sul letto. Dalla vetrata della mia camera guardo il panorama mentre la notte si staglia nel cielo.
Accarezzo Federico con gli occhi. Il cantante sta dormendo a pancia in su, il petto perfetto scoperto e una mano sul ventre. Adoro il suo visino beato e la sua pancia che si muove su e giù in modo così regolare.
Chiudo gli occhi e faccio 'no'.
Cosa cavolo mi sta succedendo?
Mi passo una mano tra i capelli e mi gratto nervosamente la testa. Perchè l'ho chiamato? Cosa c'è che non va nella mia testaccia?
Dovrei lasciarlo perdere. Ho commesso un errore, ok. Sono finita nella sua trappola una volta, ma questo non significa che io debba continuare a farlo.
Mi alzo dal letto abbandonando infelicemente il calore delle coperte e mi chiudo in bagno per fare una doccia.
Di solito faccio così. Faccio una lunga doccia così chiunque ci sia nella mia camera ha tutto il tempo di svegliarsi, vestirsi ed uscire da casa mia.
È la prassi.
Rimango sotto il getto d'acqua per un tempo che mi sembra infinito. È strano perchè prima di entrare nella doccia non ho mai voglia di spogliarmi, ma quando si tratta di uscirne non ho mai voglia di rivestirmi.
Quando finalmente mi decido a spegnere la doccia mi avvolgo in un asciugamano lilla. Mi guardo alla specchio reso un po' opaco dal vapore e sono così fiera di vedere le curve perfette del mio corpo che decido di tornare in camera con solo quello addosso, tanto per stuzzicare un po' Fede.
Mi pettino i capelli, ma li lascio sciolti e umidi sulle spalle cercando di essere il più sexy possibile.
Entro nella mia stanza con un sorriso malizioso, pronta a punzecchiarlo, ma quando entro lui non è più lì.
Il letto è vuoto e rifatto. Il sorriso se ne va dal mio volto come se il vento se lo fosse portato via. Mi schiarisco la gola e strofino le mani sull'addome.
Non mi spiego perchè mi sento così delusa, dopotutto è quello che volevo, è la prassi.
Apro le ante dell'armadio senza sapere bene cosa mettere. Siccome non penso di uscire questa sera, opto per qualcosa di comodo. Scelgo i pantaloni neri di una tuta e mentre cerco una maglia scorgo infondo al guardaroba la felpa che Fede mi ha lasciato quando sono andata a casa sua.
Ancora delusa per la sua scomparsa immediata (anche se non non dovrei esserlo) decido di mettere proprio la sua maglia come una specie di vendetta personale.
Il rumore del mio stomaco affamato mi distrae dai miei pensieri. Ci passo una mano su, mentre guardo incantata fuori dalla finestra, dopodichè decido di andare in cucina a mangiare qualcosa.
Purtroppo per me, oggi è sabato, questo significa che i domestici non arriveranno fino a lunedì e che quindi, siccome io non sono di certo una donna di casa, il mio frigo è completamente vuoto.
Sbuffo mentre cerco di pensare a qualcosa che si possa preparare con un solo limone, dell'acqua e un filo d'olio d'oliva.
Siedo al tavolo della cucina con le braccia incrociate ed il broncio, ho fame, ma non sono dell'umore per uscire e andare a fare la spesa. Potrei chiamare Giorgio e chiedergli di portarmi il sushi di quel ristorante che mi piace tanto, ma ho lasciato il telefono in camera e non ho voglia di alzarmi per andare a prenderlo.
Sento una gran irritazione addosso, come se ci fosse materialmente qualcosa di concreto sulle mie spalle che mi fa innervosire così tanto. Rimango seduta a fissare il pavimento per dieci minuti buoni,prima di trovare il coraggio di ammettere a me stessa che il non aver ritrovato Fede in camera mia è la causa del mio pessimo umore.
Sbuffo rumorosamente quando all'improvviso sento la porta di ingresso aprirsi.
Sorrido immaginando che sia Giorgio, almeno non devo andare fino in camera mia a prendere il telefono per chiamarlo.
«Giggioooo!» esclamo senza però alzarmi dalla sedia «Me lo faresti un favore? Ti ricordi quel ristorante giapponese? quello che mi piace tanto?» domando cercando di fargli capire dove voglio arrivare.

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