Cap.19

214 9 0
                                    

Arrivati nel parcheggio, Fede mi indica la sua auto, ovviamente una macchina stile suv che costerà come una barca se non di più, ci mancherebbe. È grande e nera, coi vetri fumé, conciata così, come la macchina di uno 007, secondo me da ancora più nell'occhio.
Salgo e mi allaccio la cintura. Passo una mano sul sedile in pelle. Inspiro e vengo letteralmente inondata dal profumo di Rossi.
Mi dà alla testa.
Lui prende posto alla mia destra e mette in moto, senza dire nulla.
« Ma sai guidare? » gli chiedo seriamente spaventata.
« No, di solito uso il tappeto, ma è in lavanderia. » ribatte sarcastico.
« Ah, ah. » lo punzecchio, iniziando ad aprire tutti i cassetti che trovo e a schiacciare ogni bottone.
Non so perché, ma mi diverto quando salgo in macchina di qualcuno a premurarmi di scoprire a cosa servono tutti i bottoni e visto che chiedere potrebbe sembrare invadente, opto per una più consueta prova pratica.
« Emy! No! » mi sgrida cercando mi fermarmi mentre la radio parla a volume altissimo, le quattro frecce d'emergenza sono inserite e i tergicristalli spazzolano il parabrezza.
Mi fermo all'istante. « Emy? » lo guardo con entrambe le sopracciglia sollevate.
« Da Emily: Emy. » sostiene il mio sguardo aggrottando la fronte, come se lo stesse spiegando ad un bambino.
« Grazie, l'avevo capito. » dichiaro voltandomi per prendere un minimo di pausa da quegli occhi celesti che mi guardano dentro. « E' brutto » sentenzio screditando il mio soprannome. Anche se mi ricordo che quando ero ancora una bambina, qualcuno mi chiamava così. Non mi viene in mente chi però, sarà stato un parente lontano, penso con un'alzata di spalle.
« Per quel che ne so, tu potresti esserlo. » mi prende in giro Fede mettendo in moto e lanciandomi uno sguardo di sottecchi.
« Io sono femmina, e pure bella! » affermo sicura ammirando il mio profilo nello specchietto.
« Quello sta a me deciderlo. » ribatte, accelerando.
Mi giro verso di lui, con uno sguardo che indica tutta la mia vanità.
« La decisione l'hai già fatta prima, quando per poco non hai avuto un'erezione come un ragazzino di quindici anni. » gli do una pacca sulla coscia, mentre lui si irrigidisce e accelera ancora.
Sorrido, tutti dicono che la troppa spavalderia è un difetto, ma il più delle volte ti da un grande vantaggio sulle altre persone.
Quando dimostri di sapere i loro punti deboli e anche che non hai problemi a parlare "la loro lingua" ottieni punti sugli uomini, li devi far sentire a disagio. Deve essere una sfida continua.
Sono così compiaciuta che solo ora mi rendo conto della velocità a dir poco da formula uno che stiamo mantenendo da almeno cinque minuti.
« Non è che perché hai una macchina sportiva allora puoi guidare come Alonso! » puntualizzo aggrappandomi alla portiera della macchina.
Per fortuna il cantante, ritornato in sé, (con tanto di sorrisino sarcastico) rallenta ed evita di passare ai cento all'ora con il semaforo rosso.
« La mia non è semplicemente una macchina. È una Porsche Cayman. » afferma glorioso « E comunque ci vuole ben altro per farmi eccitare, bambolina. » conclude con alterigia.
« Un porno con due gay? » domando con una vocina innocente. Fede, colto alla sprovvista frena bruscamente urlando un "ma cosa dici!" scandalizzato.
« Se non è vero non c'è bisogno di reagire così! » sottolineo con un'espressione furba.
« Certo che non è così! » risponde lui piccato, per poco non si strozza con la sua stessa saliva, così comincia anche a tossire come un dannato.
Io colgo la palla al balzo.
Ovviamente.
« Ma, secondo me, con Ben, quando siete in ritiro vi fate di quelle sessioni che... »
« Basta! » Fede non mi lascia nemmeno finire la frase, è diventato rosso come un peperone e guarda fisso la strada.
« Non c'è niente di male. » lo rassicuro anche se lo sto ancora prendendo in giro « Anzi la prossima volta che vi incontrate chiamatemi! Tutti quei muscoli.. » alludo guardando il vuoto con aria sognante e mordendomi il labbro inferiore.
È la goccia che fa traboccare il vaso.
« Emily! » strilla irrigidendosi « Sei tremenda! » constata poi, mentre io gli indico di andare a sinistra.
« Stavo solo dicendo che..» per la seconda volta non mi lascia finire.
« Non dire niente che è meglio, per carità! » mi ordina « Non puoi parlare così del mio migliore amico! »
« Il mio "migliore amico" » lo imito facendo il gesto delle virgolette e mandando dei baci al nulla.
« Sì, sai com'è le persone simpatiche hanno anche degli amici, a volte. » faccio la linguaccia al modenese. Capisco subito che sta cercando di cambiare argomento così non mi lascio fregare.
« Se il tuo "migliore amico" non vuole, ho già un sostituto! » affermo, lo vedo spalancare gli occhi.
« Ma chi ti dice che io sia d'accordo a fare una roba a tre? » domanda scandalizzato e sempre più rosso. « Se accettassi scopriresti che da solo valgo fin troppo. » prova a riassumere la sua tipica aria da bello e impossibile, ma non gli do il tempo di farlo.
« Gianluca Ginoble. » dichiaro senza dare attenzione alla sparata di Fede, facendo un gesto con le mani come se stessi indicando con i palmi aperti un insegna luminosa a Broadway.
Penso che mi brillino persino le pupille.
« Neanche se mi ammazzi! » ribatte fulmineo il cantante, colpito su un punto dolente.
Mi giro completamente verso di lui e sorrido.
« Bè, immagino che tu sia in imbarazzo, sai dover competere con lui.. » dico fingendomi comprensiva.
« Ma cosa sai tu? Santo Cielo! » esclama con un sospiro frustrato « Dov'è che abiti? Non è ora che scendi? » rido mentre lui balbetta chiaramente a disagio. Fede mi mette una mano davanti alla bocca per farmi smettere, ma io gliela lecco e continuo a ridere come se avessi appena visto una commedia.
« Là in fondo gira ancora a sinistra, poi è il palazzo con mattoni a vista infondo alla via. » spiego passandomi le dita sotto gli occhi per evitare che le lacrime causate dalle risate mi facciano colare l'eyeliner. « Comunque se tu non sei ben disposto a me va bene anche solo Gianluca. Anzi facciamo che vado a letto solo con lui, di te non mi interessa. » affermo guardandomi le unghie e aspettandomi una sua reazione, la quale tuttavia non arriva.
Lui guida in silenzio, anche se il rossore sulle sue guancie non se n'è andato e cerca invano di trattenere un sorriso.
Il suo viso da bambino è contorto in una smorfia, infatti, si morde l'interno delle guance per non scoppiare a ridere insieme a me.
Mai una volta che me la dia vinta.
« Non ci credo. » afferma, quando siamo ormai davanti all'edificio.
Non gli chiedo nulla, ma gli lancio uno sguardo che vale come una domanda.
« Io abito a un isolato da qui! » dichiara indicando col dito la strada, spegnendo la macchina.
« Allora davvero ero Hitler in un'altra vita! » asserisco sconsolata.
***
Siamo fermi davanti a casa mia, seduti in macchina.
« Arrivati. » dice Fede per rompere il silenzio.
Io annuisco.
Tutta l'ilarità di poco fa sembra sparita, si torna alla routine.
« Io comunque ti odio ancora. » affermo, tanto per mettere le cose in chiaro.
« Oh no! Stanotte non dormirò! » recita portandosi una mano alla fronte con fare teatrale.
Io gli do una botta sulla spalla.
« Bruja. » brontola massaggiandosi dove l'ho colpito con un broncio da bimbo.
« Sei monotematico! Siamo stati in Spagna e non hai imparato altro? » ribatto cercando di dargli un altro colpo, ma Fede mi immobilizza entrambe le braccia.
« Adesso come fai? » mi sfida sovrastandomi.
Ghigno soddisfatta. Essere la figlia di una ex pallavolista mi ha insegnato parecchie cose, tra le quali i punti deboli degli uomini che adorano lo sport come lui.
« Se non mi fai scendere giuro che ti prendo a martellate il crociato. » dichiaro con cattiveria, cercando di non ridere e così facendo smascherare la mia finta.
« Eh mamma mia. Non si può nemmeno scherzare. » borbotta lasciandomi i polsi ed accarezzandosi il ginocchio.
Sorrido e scendo dall'auto, dopo essermi controllata nello specchietto.
Sto per allontanarmi ma mi torna in mente un'idea.
« Rossi una cosa! » dico facendo il giro dell'auto per potermi affacciare al suo finestrino.
« Sì? » mi intima a continuare aggrottando la fronte.
« Proponi a Gianluca quella roba...si vocifera in giro che vi conosciate! » confermo serissima facendo un gesto eloquente della mano, prima di scoppiare a ridere assieme a lui.
« Appena lo vedo glielo dico. » mi assicura sorridendo sincero.
Non riesco a smettere di sogghignare, mi sposto dal finestrino e faccio per andarmene, ma Fede richiama la mia attenzione.
« Non mi merito un premio? » domanda con due occhioni da cucciolo da fare invidia a Bambi. « Dopotutto non ti ho preso a pallonate, e fidati ci è voluto tutto il mio buon senso! » afferma allargando le mani.
Gli sorrido e avvicino a lui « Ti concedo un bacio sulla guancia. » commento accostandomi al suo viso, ma le mie labbra non incontrano la sua pelle abbronzata, bensì la sua bocca.
Non mi stupisco e non mi allontano subito, lascio che le nostre labbra si tocchino ancora per qualche secondo.
Non riesco ad arrabbiarmi.
« Proprio un gentiluomo. » dico quando mi allontano.
« Un uomo deve prendersi quello che gli spetta. » dichiara socchiudendo gli occhi, compiaciuto.
È la giornata dei detti popolari?
« E la mia virtù? » fingo scalpore coprendomi il petto come farebbe una rispettabile suora di campagna.
« Ma quale virtù vuoi avere! » asserisce il ragazzo. Apro la bocca scandalizzata, gli urlo un "Come osi?" ma Fede non si preoccupa e mi ride in faccia.
« Vedi di scomparire o ti rigo la macchina! Spudorato! » lo minaccio, prima di vederlo sgommare fingendosi spaventato.
Lo guardo dileguarsi nell'afa della sera milanese. Lo seguo con gli occhi fino a quando non mi è più possibile riconoscere le luci della macchina.
Torno in casa con un sorriso spontaneo.
***
« Signorina si è fatta il fidanzato eh? Lo sapevo che lei era troppo bella per rimanere da sola. » mi immobilizzo e chiudo gli occhi. Non ho visto chi ha parlato perché gli do le spalle, ma riconoscerei la voce della mia vicina pettegola anche dentro ad un anfiteatro durante un concerto dei Metallica.
« Zelda. » esclamo fingendo entusiasmo « Non è il mio fidanzato. È il nuovo autista. » la rassicuro, avanzando una scusa.
« Strano. L'ultima volta che l'ho vista così sorridente era perché era in compagnia di quel bel giovanotto. Come si chiamava? » la mia vicina chiude gli occhi e cerca di ricordare il nome del mio ex. Penso che lei abbia un catalogo con tutte le foto degli uomini che mi sono portata a casa.
« Paolo. » affermo con uno smorfia di disgusto.
« Gran bravo ragazzo. » dice portandosi una mano al cuore.
La mia espressione di ribrezzo si accentua. Notando che Zelda è presa da vecchie reminiscenze cerco di svignarmela.
« Il signor Alboni ne è al corrente? » afferma con la lingua velenosa di quelle vecchie zitelle che passano il sabato sera al circolo per scovare pettegolezzi da raccontare il giorno dopo al loro gatto « Di cosa? Che ho l'autista? » chiedo con ingenuità. « Certo. »
« No, che lo baciate, il vostro autista, signorina. » torno a voltarmi verso la Signora Shelbon che nonostante raggiunga a malapena il metro e cinquantasette di altezza, grazie a quella affermazione ha assunto le sembianze di un gigante.
Per un momento lo sconcerto si impossessa di me.
Devo tenermela buona. Penso mentre cerco di raccogliere le idee.
« Deve aver visto male Signora Shelbon. » la contraddico evitando di sembrare troppo allarmata, a volte bisogna essere semplici per passare inosservati. « Ora vado a fare uno spuntino, ad ogni modo se ha bisogno di qualsiasi cosa non esiti a chiamarmi. » la invito con tono pacato e cordiale.
« Grazie Emily, si vede che è cresciuta in una buona famiglia, lei si che conosce il buone tuònn. Non come quella del 3b, sa che l'ho vista portarsi in casa ben due uomini diversi! » le sorrido malleabile sperando di non scoppiare a ridere per il suo grezzo tentativo di parlare francese.
« Non mi dica! » fingo di essere scioccata.
« Giuro sul mio gatto Alfred. Erano due uomini diversi ma la stessa notte e nessuno dei due se n'è andato prima dell'alba! » mi garantisce Zelda.
« Mi tenga informata. Meno male che ci sono ancora le persone come lei che insegnano un po' di decenza alle nuove generazioni. » la lodo scuotendo la testa come a rammaricarmi dei giovani di oggi.
Nonostante effettivamente io sia parte del gruppo.
« Grazie Signorina. Non si preoccupi le racconterò tutto. Buona serata. » afferma la zitella facendomi l'occhiolino.

You can change only one thing. || #Wattys2017 ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora