Cap.45

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Faccio un piccolo scatto indietro con la testa e guardo Fede confusa «Io non ho potuto decidere niente, me l'ha arredata uno che fa proprio di lavoro l'arredatore! Ci pensi? Io non credevo nemmeno che esistesse una professione del genere!» afferma scombussolato allargando le braccia. Aspetto che faccia il giro del tavolo, si sieda e si riempia il piatto prima di chiedergli perchè non gli piace la sua casa modernissima e super lussuosa.
«Non è una casa, semplicemente. Quella dei miei genitori, quella si che lo è! Devo ammettere che è più piccola, ma almeno non sembra un obitorio.» puntualizza indicando gli inserti di marmo nero attorno alle finestre.
«Le pareti sono gialle ed il pavimento è in legno, anche se un pò rovinato per tutte le volte che ci ho corso su. E la mia camera poi era la più piccola di tutte,ma era calda, con i poster dei Nomadi appesi ovunque e le lenzuola scozzesi, cavolo odiavo quelle lenzuola,ma adesso mi mancano. Poi su ogni mobile della casa ci sono dello foto mie e della mia famiglia, ovunque! oh..» Federico si interrompe all'improvviso ridestandomi dal mio stato "incantato" mi ero fermata a guardarlo con uno stupido sorriso stampato in faccia, mentre mi raccontava di quando era piccolo.
«Che c'è?» domando non capendo perchè l'opposto si sia fermato.
«Non voglio annoiarti con la storia della mia famiglia» dice con tono remissivo, come se credesse davvero che non mi importasse nulla del suo racconto.
«No mi interessa!» rispondo prontamente con un tono un po' allarmato «Mi sarebbe sempre piaciuto avere una famiglia così.» ammetto forse a me stessa più che a Fede.
«Dev'essere stato difficile, con i tuoi intendo...» azzarda Federico pentendosi subito di aver toccato un argomento forse un po' troppo delicato.
«Ad essere sincera non è mai stato veramente difficile. Mio padre e mia madre hanno divorziato quando avevo tre anni quindi non so nemmeno cosa sia avere una famiglia normale. Per me quello che ho avuto io è normale. Essendo figlia unica sono sempre stata l'oggetto da conquistare, entrambi cercavano di comprare il mio amore, ma non si sono mai chiesti come mi facesse sentire essere spedita tra Milano e Roma come se fossi una valigia da imbarcare.» prendo un respiro profondo e Fede mi riempie il bicchiere di vino, sa proprio quello di cui una donna ha bisogno.
«Alla fine sono diventata proprio quello che ci si aspettava diventassi, una bambolina viziata.» concludo prendendo un generoso sorso di vino rosso.
Io e lui rimaniamo in silenzio per qualche secondo, poi è il cantante a riprendere il discorso «L'ho sempre detto che dietro quella maschera c'era qualcos'altro.» sorrido sconsolata di rimando al bel visino di Federico.
«Fede, sono la prima che vorrebbe ci fosse qualcos'altro, ma purtroppo io sono solamente questo.» dico indicandomi, in effetti il mio abbigliamento è una chiara manifestazione della mia personalità. Porto una maglia bianca aderente e molto scollata, dei leggins a righe bianche e nere e le mie adorate Converse bianche. Tutti capi che mettono in mostra il mio fisico da copertina.
«Basta guardare quegli occhi tristi per notare che qualcosa non va.» commenta Federico alzandosi e posizionandosi davanti alla vetrata che da al terrazzo sul retro. Seguo i suoi movimenti e mi sento di nuovo come una povera antilope nella tana del leone. Ho sbagliato a venire qui, so già come andrà a finire, i movimenti di Fede e le sue parole servono solo a distrarmi, mentre il leone si avvicina sempre di più, fino a quando sarà troppo tardi.
Mi alzo e mi avvicino al modenese con il solito fare ancheggiante da donna vissuta.
Se non puoi combatterli diventa una di loro.
Come reagirà il leone se l'antilope si getterà tra le sue fauci di sua iniziativa?
«Immagino che tu sia l'unico in grado di vedere attraverso la mia maschera.» affermo scimmiottando un tono grave. Federico si volta e mi sorride sghembo.
«Probabilmente no.» dice prima di prendere un sorso dal suo bicchiere «Tuttavia sono sempre stato curioso. Forse sono l'unico che vuole vedere cosa c'è dall'altra parte.» conclude tornando a guardare il chiaro di luna.
Mi avvicino e mi alzo sulla punta dei piedi. Con una mano poggiata sulla sua guancia dirigo le sue labbra verso le mie, ma sento che Federico cerca di allontanarsi da me.
«Oggi è stata una giornata difficile per te.» dichiara riferendosi chiaramente all'episodio di Cris, al pensiero mi si accappona la pelle, ma in questo momento l'unica cosa a cui riesco a pensare è la bocca di Federico. «Non vorrei che facessi scelte di cui poi ti pentirai.» sbuffo e lo tiro verso di me.
«Smettila di fare il moralista e baciami.» sussurro sulle sue labbra che prima mi sorridono poi mi accontentano. Assaporo ogni attimo, sto letteralmente divorando la bocca di Federico, sento la sua lingua nella mia bocca e porto una mano dietro la sua nuca per avvicinarlo ancora di più a me. I nostri respiri si sintonizzano e non capisco più se sto insipirando io o espirando lui.
Infilo le mani sotto la sua maglia, accarezzandogli gli addominali e sentendo il suo corpo caldo rabbrividire al mio tocco gelato. Arrotolo la maglia verso l'alto per fargli capire che è di troppo ed il nostro bacio si interrompe solo per quella manciata di secondi che è servita al cantante per spogliarsi.
Non so perchè, ma sorrido, sorrido mentre lo bacio e mentre mi toglie i leggings spingendomi contro una colonna. Il suo corpo mi sovrasta a tal punto da coprire la luce soffusa della lampada, mi aggrappo al suo collo, circondandolo con entrambe le braccia. Per la prima volta da quando lo conosco, Federico sembra aver perso il suo tipico autocontrollo e si lascia governare dall'istinto. Le sue mani arpionano le mie cosce ed io ubbidiente le sollevo per stringerle attorno alla sua vita sottile.
Sento l'erezione di Fede spingere contro i suoi pantaloni, mentre le sue mani mi stringono la schiena per non farmi cadere. Finalmente sembra leggermi nel pensiero, quando sospira un animalesco "andiamo di sopra" e si stacca dalle mie labbra per potermi portare al piano superiore, senza però lasciarmi andare.
Comincio a mordere e succhiare la pelle tesa attorno alla sua gola, lasciandogli un profondo segno dei miei denti sulla spalla.
«Emily!» mi richiama perdendo l'equilibrio per un momento e sbattendo la schiena contro il muro. Prendo il suo viso tra le mani, formando una coppa attorno ai suoi zigomi perfetti, mentre lui cerca di aprire una delle prime porte che danno sul corridoio.
Senza preavviso, senza nemmeno sapere il perchè, mi prende il panico, non voglio farlo in una camera qualsiasi, voglio andare in un posto speciale, nella stanza dove dorme solo tutte le notti.
Mi avvicino al suo orecchio «Andiamo in camera tua.» gli dico con un soffio.
Federico sorride e mi da un veloce bacio sulle labbra, mentre ci dirigiamo verso la sua stanza, mi libero della maglia lanciandola da qualche parte e rimanendo solo in intimo. Lui entra nella camera di spalle, sedendosi goffamente sul letto ed io sento l'odore della sua stanza, il suo odore che non fa altro che rendermi ubriaca. Il cantante affonda il viso tra i miei seni, ma io lo spingo con violenza contro il materasso. Mi guarda confuso con le mani alzate quasi fosse inseguito dalla polizia, poi sul suo viso compare un sorriso sognante, un sorriso appagato che mi mette soggezione.
«Cosa c'è?» chiedo per un attimo a disagio.
«Stai bene così.» sussurra con la malizia in quegli occhi chiari, sorrido imbarazzata, consapevole del fatto di essere mezza nuda davanti a lui, ma nascondo il rossore delle mie guancie abbassando la testa e spostandomi per slacciare i suoi jeans. Federico mi aiuta con la cintura mentre io glieli sfilo accarezzando le sue cosce muscolose.
Risalgo a cavalcioni su di lui il quale mi mette una mano dietro al collo per tirarmi di nuovo verso la sua bocca. Mentre mi da un bacio da togliere il respiro, le sue mani scendono sul mio fondoschiena e con una carezza mi denudano anche degli slip. Dopo essermi tolta il reggiseno, arpiono letteralmente l'elastico dei boxer di Federico, graffiandogli la pelle intorno all'ombelico ma lui non sembra nemmeno farci caso. Il cantante, stanco di essere maltrattato, si solleva e porta me con sè, ci giriamo e sento la seta delle lenzuola accarezzarmi la schiena nuda mentre i suoi baci lasciano una scia umida e calda sul mio petto.
Prendo il suo viso tra le mani e lo riporto alla mia bocca, mi ritrovo a pensare a quanto le sue labbra siano morbide, al sapore di caramello che non mi aspettavo di sentire su di lui. Penso anche a quanto io odi questa bocca e le cose che dice e mi ritrovo a sorridere come una scema perchè adesso la sto baciando come se ne andasse della mia sanità mentale. Gli circondo le spalle da sotto e lo tiro su di me, sento i suoi addominali scolpiti muoversi al ritmo di un respiro troppo veloce anche per un cantate, i suoi muscoli accarezzano il mio addome piatto ed i miei seni premono contro il suo petto statuario.
Apro le gambe e le allaccio di nuovo intorno alla vita, cercando di mandargli un messaggio abbastanza chiaro, ma Federico tentenna, non che si stia tirando indietro, ma si prende qualche secondo per godersi il momento, il momento che come aveva detto lui è arrivato. Appoggia la fronte sulla mia e mi guarda fisso negli occhi, ma non c'è spazio per l'imbarazzo nel mio corpo eccitato.
Si lascia scappare un respiro sorridente e si tiene sulla braccia per non gravarmi addosso col peso dei suoi muscoli.
«Fede.» dico con tono lamentoso sperando che non abbia intenzione di rendere anche questo momento uno dei nostri stupidi giochi di potere. Mi sistemo meglio cercando di convincerlo a continuare quello che stava facendo, ma continua a sorridermi compiaciuto.
«Ho vinto.» afferma con la boria tipica solo di chi è abituato a dire questa frase molto spesso. Non ci faccio caso, ma evito il suo sguardo concentrandomi invece ad accarezzare i muscoli tesi delle sue braccia con entrambe le mani.
«Non ti sto implorando.» sottolineo lanciandogli un'occhiata di sfida, dopo aver ritrovato un poco della mia confidenza in mezzo alla passione bruciante del mio corpo.
«Non a parole.» ribatte Federico infliggendomi il colpo di grazia che sancisce la sua vittoria. Stavolta l'imbarazzo si fa sentire, ma lo maschero dietro ad un'espressione corrucciata.
Ammiro il suo viso nella penombra della stanza. Mi piace. Non lo posso negare, persino la luce esita a posarsi sul suo corpo così perfetto, come se avesse il timore di toccarlo. L'ombra invece accarezza i suoi zigomi come la coperta posata su di lui dalle mani di una madre amorevole.
Federico Rossi rasenta pericolosamente la perfezione.
Finalmente torna in sè e si riappropria della mia bocca,e mi porta ai confini del piacere coi suoi movimenti regolari e lenti. Le nostre bocche non si lasciano, le nostre mani si cercano e i nostri corpi si vogliono. Mentre Federico mi fa toccare il cielo con un dito però un pensiero si fa largo a spintoni tra tutti gli altri. Un pensiero subdolo, cattivo. Un pensiero da me. Mi lascio scappare un sorriso mentre le mie labbra sono ancora imbevute in quelle di Fede.
Lui crede di avere vinto, ma qui l'unica che si è portata a casa una vittoria sono io. Lancio un'occhiata alla foto di Desirè che ci guarda sorridente dal comodino di fianco al letto e le sorrido di rimando. Le sorrido mentre tengo il suo ragazzo stretto a me.

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