Cap.8

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La doccia mi ha rigenerato, meglio di una Spa.
Esco dal bagno con solo un asciugamano lungo annodato sul petto per coprirmi e i capelli bagnati lasciati liberi sulle spalle.
Mentre esco noto che per terra sul pavimento c'è un foglietto di carta, così mi inchino e lo prendo.
" Siamo nella camera di Francesco e Riccardo, la numero 289."
Rileggo più volte il biglietto, studiandone la calligrafia abbozzata ma semplice.
Non so perché ma sorrido, so che è stato Fede a scriverlo e pensare che l'ha fatto per non disturbarmi dato che gli ho detto di essere stanca mi rende appagata.
Lo appoggio sul comodino e finisco di prepararmi.
Sono pronta per le nove e un quarto, dato che da brava donna mi voglio fare attendere, quando scendo al ristorante sono già tutti seduti, ma nessuno mi fa pesare il mio ritardo.
Prendo posto tra Davide e Francesco il quale, alla mia destra, mi ribadisce che stasera tutti i ragazzi saranno in camera sua e che sono invitata anche io.
«Grazie, penso che farò un salto. » rispondo al chitarrista, sotto l'occhio vigile di Fede che è seduto proprio di fronte a quest'ultimo.
La cena procede tranquillamente, il cibo è buonissimo e come sempre ci pensa Benji ad intrattenere tutto il tavolo facendo un sacco di battute
« Ma è solo una fetta di torta Boss! » protesta Ben.
« È la terza fetta di torta al cioccolato variegata al caramello! » lo accusa mio padre, con l'immancabile indice inquisitore « Ti verrà il diabete! » conclude togliendogli il piatto da sotto il naso.
« Secondo me lo dice solo perché vuole spazzolarselo lui. » borbotta mettendo il muso.
Per tutta la cena Fede non ha parlato, ascoltava i discorsi di Riccardo, rideva alle battute di Benji, ma non ha mai veramente detto qualcosa.
Per l'ennesima volta mi ritrovo a guardare i suoi occhi turbati che non si spostano dalla tovaglia bianca, giocherella con la forchetta e sembra assorto in un pensiero non troppo gradevole.
Non mi piace vederlo così, sarà anche lo stereotipo del cantante spocchioso e arrogante, ma non mi piace vedere qualcuno inquieto, a prescindere dalla sua, poca, simpatia.
Mi allungo da sotto il tavolo e lo colpisco alla gamba con un calcio.
Non so se l'ho fatto per il troppo vino bevuto o perché mi andava e basta.
Lui fa una smorfia di dolore e spalanca gli occhi rimanendo a fissarmi incredulo.
Io gli faccio la linguaccia e scoppio a ridere, mentre lo bofonchia un "insopportabile" anche se sulle sua labbra compare un sorriso.
Finita la cena abbiamo aspettato che mio padre andasse a letto, Benji e Marco sono venuti nella mia camera a farmi compagnia mentre attendevamo che papà si addormentasse.
« Ma cosa te ne fai di tutti quei trucchi? » Marco è a dir poco sbalordito dalla quantità industriale di creme, cremine e cremette che ho sparse per la camera.
« Hanno tutte il loro uso specifico! » dico io con fare da maestrina evitando che il moro si mettesse una crema agli estratti di ginepro e oro che costa quanto una macchina.
« Invece di fare del casino con i miei cosmetici aiutami a svegliare Ben! » ordino al ricciolino che sposta lo sguardo sul ragazzo il quale russa bellamente sul mio letto.
« Non possiamo lasciarlo a dormire qui?» mi domanda Marco.
« E io dove dormo? » chiedo alzando un sopracciglio.
« O qui con lui. » afferma indicando il bell'addormentato « Oppure con me, nella mia stanza. » conclude la frase alzando contemporaneamente entrambe le sopracciglia in un gesto eloquente, sempre scherzando però.
Io dal canto mio gli scoppio a ridere in faccia.
« Sei sicuro di essere in grado di gestirmi Marcolino? » ride anche lui al suo soprannome.
« A dire la verità no, anche perché tu mi fai paura. E se tuo padre mi scopre mi mette a pulire le toilettes a vita! » confessa beccandosi una scompigliata di capelli.
« Me li staccherai prima o poi! » protesta bloccandomi i polsi e cominciando a farmi il solletico.

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