Cap.7

201 12 0
                                    

Quando mio padre mi da la chiave magnetica della mia stanza ho un sussulto, sono al terzo piano. Mi ravvivo nervosamente i capelli, bè una semplice e ridicola coincidenza.
Entro in ascensore con la band mentre il duo si è fermato al bar per prendere indicazioni sul da farsi. Arrivata al terzo piano vado alla ricerca della mia stanza e per la seconda volta oggi, rabbrividisco.
Penultima porta in fondo al corridoio, a sinistra.
« Smettila Emily! Sei solo molto impressionabile!» mi rassicuro da sola, proprio come una matta.
Entro.
La camera è spaziosa e ben illuminata, appena la porta si chiude dietro alle mia spalle mi tolgo i tacchi e cambio la mia camicetta con un maglioncino leggero così largo che mi arriva fino a metà coscia, la scollatura mi lascia una spalla scoperta.
« In questa camera c'è un caldo assurdo! » mi lamento con me stessa, ma non trovo l'interruttore dell'aria condizionata, così decido di mettermi un paio di shorts e aprire le finestre.
Comincio a disfare la mia valigia quando sento un flebile bussare alla porta, il sangue mi si gela nelle vene ed uno strano formicolio mi cresce dallo stomaco per poi espandersi in tutto il corpo.
« Chi è?»
Nessuna risposta.
Deglutisco a vuoto, non può essere vero! Mi do una pacca sulla fronte dandomi della sciocca, se davvero dietro a quella porta c'è Rossi giuro che appena sogno dei numeri vado a giocarmeli alla lotteria.
Spalanco la porta, ma mi immobilizzo quando, effettivamente, mi ritrovo Fede davanti.
Anche lui sbarra gli occhi, forse spaventato dall'irruenza con cui ho aperto la porta, ma poi riacquisisce subito la solita espressione strafottente.
«Volevi completare l'opera che hai iniziato al ristorante?» esordisce indicandosi il livido violaceo sulla fronte.
« Che accoglienza! » cambia argomento dopo qualche secondo facendomi una vera e propria radiografia, io mi porto una mano davanti alla bocca, ripensando al mio insolito outfit, ma continuo a reggere il suo sguardo.
« Cosa vuoi?» rispondo scocciata.
Fede continua a guardarmi, soffermandosi sulle gambe.
« Allora non sei tutta tacchi e vestitini. » afferma senza curarsi di rispondermi, io sbuffo annoiata appoggiandomi allo stipite della porta e cercando di coprirmi le cosce col maglione.
« La cena è alle nove .» conclude lui tornando serio.
« Sei venuto qui per dirmi quando ceniamo? » lo guardo sorpresa e lui rotea gli occhi al cielo.
« Mi ha mandato tuo padre. » puntualizza, evitando così di sembrare educato per una volta, non sia mai!
« Ah. » non so perché, ma non voglio lasciargli l'ultima parola.
Continuiamo a guardarci per dei secondi che mi sembrano eterni, mi godo appieno la bellezza del suo viso, ma la sua espressione rimane misteriosa.
« Dopo cena di solito ci troviamo in camera di qualcuno per stare in compagnia e giocare a Wii Sport o a Guitar Hero. » attacca pensieroso non staccando gli occhi dai miei « vuoi venire? » dal tono col quale ha concluso la frase sembra che abbia fatto fatica ad invitarmi, così io mi sento irritata ma al contempo lusingata.
Imbarazzato, si passa una mano sul collo e guarda a terra.
« Domani dovete suonare e per distarvi giocate a suonare strumenti? » lo prendo in giro, con un tono sarcastico.
« Tu devi sempre contestare tutto?» lo guardo infastidita, lui invece sorride sghembo, deve aver capito di aver toccato un punto dolente ed ora il suo imbarazzo sembra sparito « E poi non è proprio suonare è una cosa virtuale. » precisa.
Rimaniamo di nuovo in silenzio a studiarci, lui è di sicuro quello più nervoso tra noi, visto che ormai ho superato l'impaccio per il mio, un po' troppo esuberante, stacco di coscia.
« Allora vieni?» domanda di nuovo tradendo un'emozione che va dal nervosismo al fastidio.
« Non lo so.» rispondo sincera, non dopo essermi goduta per qualche altro secondo la sua tensione « Adesso vorrei dormire un po'.»
Fede mi guarda con due occhioni da cerbiatto che lasciano trapelare... delusione?
No, no. Devo essermelo immaginata.
« Fammi sapere.» mi ordina prima di andarsene.
Chiudo la porta dietro alle mie spalle e mi ci appoggio contro con la schiena, non penso a nulla, ma mi accorgo che sto sorridendo come una pazza.
Senza motivo.
O meglio, voglio credere che sia senza motivo.
Basta!
Mi appoggio sul letto, comodo ed estremamente morbido come piace a me, ripenso a Fede imbarazzato e al mio sogno.
Sento il sangue confluirmi sulle guance.
« Guarda te che sogni vado a fare! » dico nascondendo il viso tra i cuscini.
Poi l'immagine del cantante corrucciato e solo sul van mi ritorna in mente e devo ammettere che mi rattrista un po'.
***
Una mano insistente che picchia alla mia porta mi fa svegliare.
Mi stiracchio e guardo l'ora, le sette e trenta del pomeriggio.
« Ho dormito solo un'ora.» brontolo alzandomi controvoglia e stropicciandomi gli occhi.
« Lili, sono il papà! » sorrido all'epiteto con cui mio padre non mi chiamava più da quando avevo tre anni e apro la porta.
« Sono venuto a dirti che la cena è alle nove, tesoro. » guardo mio padre confusa, stringo gli occhi per la troppa luce.
« Come? » gli chiedo coprendomi il viso con la mano.
« Si cena alle nove. » mi risponde mio padre, gettando un'occhiata alle mie spalle, come per controllare che non ci sia nessuno in camera con me.
Ah, cuore di padre ingenuo.
« Lo so, Fede me l'ha detto.»
« Chi? » guardo mio padre come se fosse un alieno.
« Rossi!» ribatto come se fosse la cosa più ovvia del mondo, anche se a conti fatti, dovrebbe esserlo dato che l'ha mandato proprio mio padre a chiamarmi.
« Ah, davvero? ok! » afferma mio padre impressionato almeno quanto me. « Comunque inizia a prepararti, non voglio ritardi. » completa la frase con tanto di ditino inquisitore.
Gli sorrido e gli do un bacio sulla guancia.
Chiudo la porta e vado in bagno.
Mi guardo nello specchio e penso a Fede.
Non è vero che mio padre l'ha mandato, altrimenti se lo sarebbe ricordato.
Ma allora perché mi ha detto una bugia?
Accendo la doccia e mi spoglio.
Accidenti a quello stampellone incomprensibile!

You can change only one thing. || #Wattys2017 ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora