Cap.35

174 11 1
                                    

« Finalmente! » esulta Fede lasciandosi cadere sul letto, sorrido tra me e me e chiudo la porta cercando di non fare rumore.
« Adesso dormo. » chiarisce il cantante scomparendo sotto le coperte color ambra. Poi però si ferma con le mani e le lenzuola a mezz'aria e mi guarda indeciso se parlare o no.
Capisco immediatamente il motivo della sua preoccupazione.
« Non ti preoccupare. Non ho più paura. » lo rassicuro con un sorriso da manuale. So che è stanco e nonostante in un'altra occasione farei di tutto pur di infastidirlo, non me la sento di negarli il riposo che si è meritato. Dopotutto lui è stato così buono con me, perciò non gli dirò che ho intenzione di rimanere sveglia per il resto della nottata.
« Sei sicura? » annuisco e cerco di valicare il suo scetticismo mimando un lungo sbadiglio sonnolento.
Fede continua a guardarmi con cipiglio « Però dormiamo con la luce accesa. »
Dei miei "non ce n'è bisogno" se n'è bellamente fregato, così ora sono qui con gli occhi spalancati che guardo il muro giallo zafferano.
Penso che aspetterò qualche ora dopodiché andrò a farmi una bella doccia rinfrescante, non che ci sia caldo, ma almeno devo levarmi di dosso la stanchezza in un modo o nell'altro. Almeno domani torneremo a casa, così potrò dormire in treno, in pieno giorno ed in mezzo a tutta la gente, lì si che non avrò paura.
***
Ho letto tutto il menù del servizio in camera, tredici volte.
Lancio un occhiata a Fede che mi da le spalle. Quest'uomo è così rasente la perfezione che non russa nemmeno, incredibile.
Non so bene che ore siano, ma spero di aver atteso abbastanza e che si sia addormentato, così posso andare a fare una doccia.
Faccio dei piccoli movimenti lenti, in modo da non fare troppo rumore. Mi alzo e mi avvicino alla sua sagoma che sembra dormire beata.
Il suo respiro è pesante e regolare, dorme su un fianco in posizione fetale.
« Allora fanno bene a chiamarti il Sognatore. » mormoro accostando il mio viso al suo.
Per l'ennesima volta mi trovo ad osservare quei suoi lineamenti che hanno lo scopo di renderlo più umano. Non posso fare altro che sorridere.
Con gli occhi chiusi è così indifeso, senza quegli occhi, quel celeste, freddo, liquido e penetrante.
È un bambino.
Con lo sguardo accarezzo i suoi zigomi alti e arrotondati. Poi un'idea mi trapassa la testa, so che non dovrei farlo, ma la tentazione è forte.
Rischierei di svegliarlo.
Se poi si svegliasse e mi cogliesse sul fatto mi prenderebbe in giro per giorni, anzi andrebbe in giro al canto di " We are the champions" decantando la sua vittoria.
Peccato che mentre la mia mente fantasticava sui modi in cui Fede avrebbe festeggiato, il mio corpo e la mia bocca erano già protesi verso di lui. Non gli ho dato proprio un bacio, è stato più leggero, più intimo.
È stata una carezza con le labbra.
Lui muove la testa e arriccia il naso, mi scosto immediatamente per paura di averlo svegliato.
« Desirè? »
Un mugugno.
Di nuovo quella sensazione, quel nervosismo, quella nausea e quell'invidia.
Mi allontano con uno scatto, ormai non mi importa più di fare poco rumore.
Con un'occhiata all'orologio scopro che sono le cinque e mezza. Guardo di nuovo Fede che continua a dormire beato e con un sospiro mi butto sotto una doccia fredda.
Rabbrividisco sotto il getto d'acqua, ma è decisamente quello di cui ho bisogno. Prendo il bagnoschiuma alla lavanda fornito dall'hotel e comincio ad accarezzarmelo sulla pelle.
Le mie mani si muovono lentamente sul mio stesso corpo, chiudo gli occhi e mi lascio trasportare.
***
La porta della doccia si apre con un tonfo. Spaventata mi porto le mani al petto e cerco di coprire le mie nudità, ma dallo sguardo di Federico capisco che è tutto inutile. Lui sa già come sono fatta.
In un secondo mi trovo schiacciata contro la parete, con l'acqua che cade insistentemente sul mio petto e la sua bocca che non mi da tregua.
Accarezzo le sua spalle possenti e noto che non si è nemmeno tolto i vestiti, io sono qui nuda, mentre lui indossa ancora la maglia!
Infastidita cerco di liberarlo dell'indumento, ma senza preavviso Fede stringe i miei polsi con forza e mi sbatte violentemente contro le piastrelle della doccia.
Il cantante abbassa la testa e comincia a leccare e mordere il mio seno provocandomi spasimi di piacere. Tuttavia appena cerco di muovere una mano, il modenese stringe la sua presa su di essa al punto di farmi male.
« Federico... » provo a richiamare la sua attenzione, ma non si cura minimamente di me.
Il mio respiro diventa sempre più affannoso, il freddo delle piastrelle è al contempo odioso, ma indispensabile.
Lui ora si impossessa di nuovo della mia bocca, con cattiveria e violenza.
« Fe...Federico! » riesco a dire col poco fiato che mi è rimasto. Le sue labbra si allontanano dalle mie quel tanto che basta per farmi respirare.
Gli passo una mano tra i capelli e tiro leggermente per vederlo negli occhi.
Il respiro mi si blocca in gola e deglutisco a vuoto un paio di volte. Sono terrorizzata e istintivamente tiro indietro le mani.
Gli occhi di Federico sono verdi.
Il suo sorriso formato da denti affilati.
« Cristian. » bisbiglio e vedo quella specie di copia annuire. Senza preavviso la sua faccia cambia, ritorna il ragazzo che ho visto in sogno, ma ora sul suo viso all'altezza della fronte c'è un enorme ferita sanguinante.
Non riesco nemmeno ad urlare dalla paura, con la coda dell'occhio vedo la boccetta di bagnoschiuma appoggiata su un piccolo bancalino sotto al getto così la prendo con una scatto e la tiro contro il viso di Cristian.
Guardo spaventata il bagnoschiuma cadere a terra con un tonfo sordo.
Non c'è più.
Sbatto le palpebre più volte cercando di riprendermi, lascio che l'acqua fredda mi sciolga i nervi e i muscoli che sono tesi per la paura.
Era un allucinazione.
Ma allora perché il suo tocco era così vero? Rabbrividisco.
Devo essere razionale, ovviamente c'è una spiegazione. Di sicuro sono ancora spossata per il sogno di qualche ora fa. Il poco sonno non aiuta, è chiaro, mi sono immaginata tutto.
È la stanchezza.
Devo smettere di pensarci.
Assolutamente.
***
Ritrovata la calma arrossisco al pensiero di Fede che mi faceva quelle cose, credo veramente di essere sulla strada per cedere.
Ma ho un timore. La partita è ciò che rende la vittoria divertente, se lo lascio vincere, potrebbe finire tutto.
Dovremmo trovare un patto.
Esco dalla doccia e comincio ad asciugarmi i capelli.
Penso davvero che dovrei fare così, alla fine mi assicuro uno sfogo ogni tanto, lui smette di pensare alla sua lei che lo tradisce e magari diventa un po' più simpatico!
Due piccioni con una fava.
Annuisco tra me e me, mi seziono i capelli con l'asciugamano, ma non posso asciugarli visto che Fede dorme, così mi faccio una coda alta e mi vesto.
Poco fa il mio stomaco ha fatto rumori più chiassosi di quelli che c'erano durante lo sbarco in Normandia, così ho pensato di scendere e andare a fare colazione, tanto ormai so a memoria quello che l'hotel ci fornisce!
Ah, maledetta insonnia.
***
Il bar/ristorante dell'albergo è deserto, c'è solo un cameriere di mezz'età che prepara i tavoli di malavoglia.
« Posso aiutarla signorina? Io sono Antonio. » annuisco e mi accomodo, l'uomo mi allunga il menù, ma con una mano lo allontano gentilmente e gli dico che non ho bisogno.
« Un cappuccino, grazie. » sorrido ad Antonio che scatta subito verso la cucina e rimango assorta nei miei pensieri, i miei occhi sono fermi sulla televisione che da informazioni sul tempo di oggi pomeriggio, ma con la mia mente, sono nella camera, con Federico.
Ormai ho deciso. Farò così, una specie di contratto vocale tra me e lui.
E se non gli va bene non otterrà niente, quindi la scelta è sua.
Non essendoci altre persone nella sala la mia ordinazione arriva immediatamente. Sorrido cordiale al cameriere che appoggia sul mio tavolo un cappuccino e un muffin al cioccolato.
« Quello lo offro io. Un cappuccino non riempie lo stomaco. » asserisce il cameriere facendomi l'occhiolino.
Ovviamente rispondo con un sorriso, ma non ho intenzione di fare amicizia con lui, così mi concentro immediatamente sulla mia colazione sperando che Tonio o Antonio, mi lasci in pace.
Stacco dei piccoli pezzi di muffin e me li porto alla bocca con fare pensieroso. Sto cercando il modo di spiegare a Federico quello che voglio.
Immagino che sederci ad un tavolo e parlarne non sia possibile. Perderebbe tutta l'attrattiva.
Dopotutto come ho già detto, è la caccia la parte divertente e tutti gli uomini vogliono essere cacciatori. Il trucco quindi è quello di fingersi una preda indifesa.
No, non lo so.
Allontano il piatto con uno scatto. Perché non so cosa fare?
Forse dovrei semplicemente lasciarmi trasportare dall'istinto. Smetterla di ragionare su ogni cosa e cercare di pianificare tutto.
Se deve succedere succederà. Altrimenti non se ne fa niente.
Ok.
Ho deciso.
Per questa volta mi lascerò andare. Niente più macchinazioni o progetti. Faccio quello che mi dice lo stomaco per una buona volta.
Tanto non provo nulla per Fede, quindi ho carta bianca.
Lancio un'occhiata al televisore al centro della sala e mi accorgo che sono già le sei e tre quarti. Abbiamo i primi appuntamenti previsti per le dieci di questa mattina quindi mi conviene andare in camera a svegliarlo in modo che possa andare a prepararsi.
Bevo l'ultimo sorso di cappuccino, lascio la mancia al cameriere e vado di sopra.

You can change only one thing. || #Wattys2017 ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora