4. Act one: the start

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«Okay, giuro che mi sta scoppiando la testa» mugolò Jelena, passandosi una mano fra i capelli dorati.
«Beh, se ieri ti sei scolata l'intero bancone alcolici non è colpa mia» fece spallucce Camila.
Era da poco suonata la pausa fra quarta e quinta ora, e Camila, Jelena e Shawn erano seduti sui loro banchi singoli a godersi un minuto di meritato riposo dopo un'ora interrotta di biologia molecolare.

Jelena aggrottò le sopracciglia, quasi indignata, e i suoi occhi cristallini come l'acqua del mare scannerizzarono a lungo Camila prima di risponderle.
«Non ci sono andata giù poi così pesantemente» cercò di dire.
«Sí, invece» argomentò Shawn.
«Oh, tu sta' zitto. Solo perché sei un prete non tutti dobbiamo attenerci ai tuoi standard» ribatté la bionda.
«Wow, adesso vengo pure giudicato se ho la testa sulle spalle. Che società!» commentò sardonico il ragazzo.
«Gigi, ieri eri totalmente sballata. È normale che adesso ti senta persa, sei stata aggredita dai postumi della sbornia» si intromise Camila, con una semplice alzata di spalle.
Gigi boccheggiò, ma non aggiunse altro, accettando i fatti per come stavano.

La mente di Camila nel frattempo era corsa molto lontano, precisamente a qualche ora prima, nella villa della festa.
Lauren Jauregui non le era mai sembrata una tipa da una botta e via.
Non che le interessasse, ovviamente.
Però era stato strano vederla ostentare la sua conquista, quasi con sfida, davanti ai suoi occhi.
Camila era certa di una cosa: non avrebbe mai capito lo sguardo ambiguo che Lauren le rivolse nell'istante in cui la vide con Bill, il ragazzo imbecille del quarto anno.
Forse avrà pensato 'che troia, se la fa proprio con tutti'. Magari avrà trovato conferma nei pettegolezzi che correvano in giro.
Ma di che si lamentava, alla fine? Era stata proprio Camila a mettere in giro quei pettegolezzi. Lo faceva ogni volta, dopo ogni festa.
Il mattino dopo, puntualmente, sentiva qualcuno vociare nei corridoi e spettegolare riguardo i "numeri" di Camila Cabello della sera precedente.

Però la sera precedente, quando gli occhi color smeraldo di Lauren Jauregui si erano posati sul suo viso, Camila si era sentita strana.
Non era come al solito, come quando si lanciavano occhiatacce e sguardi inceneritori durante le lezioni o si scambiavano battutine poco gentili.
No, quella sera, per la prima volta, Camila non aveva saputo interpretare quello sguardo. Non aveva saputo ribattere, magari fare qualche solito commento spiacevole e derisorio dei suoi.
Era rimasta zitta, e aveva atteso che Lauren facesse tutto da sola.
Il momento era durato poco più di una manciata di secondi, sia chiaro, ma erano stati sufficienti a mettere a disagio la piccola ragazza cubana.

«Mila!» una voce estranea la fece sussultare. Alzò lo sguardo sul viso a cui apparteneva, ovvero quello di Shawn, e si accorse che aveva perso il filo del discorso, di nuovo.
«Mh?» fece, distrattamente.
«Stavo dicendo a Gigi che domani sera non possiamo uscire con il gruppo perché abbiamo una ricerca di storia da fare» ripetè Shawn, sbuffando, e poi lanciando un'occhiata eloquente all'amica sperando che la cogliesse.
Camila lo fissò perplessa per un attimo, non avevano nessuna ricerca di storia assegnata per la settimana.

Stava per farlo presente quando vide Shawn inarcare un sopracciglio e sgranare gli occhi, come per farle intuire qualcosa.
D'improvviso, Camila se ne ricordò.
«Oh, giusto, sì, purtroppo non ci siamo»
«Ma fanculo la ricerca! È una festa organizzata da Bryce, sapete che le sue feste sono le migliori, non potete abbandonarmi» piagnucolò Gigi, e Camila e Shawn si scambiarono un'occhiata.
«Già, è una rottura di coglioni, lo so...» Camila continuó la messinscena.
Fortunatamente la campanella suonò, impedendo a Gigi di formulare qualche possibile domanda scomoda che avrebbe costretto Camila a inventare ulteriori storie.

La mora infatti balzò giù dal banco e raccolse le sue cose.
«Dove vai, adesso?» domandò Gigi, già accantonando l'argomento festa.
«Ho ora buca, teoricamente»
«E perché non te ne torni a casa?» fece Shawn, ma Camila si strinse nelle spalle.
«Non ho nulla da fare a casa... Vado a-
«Teatro» dissero all'unisono Gigi e Shawn, con tono annoiato.
Camila annuì, un po' a disagio.
Forse era diventata ossessionata da quel teatro, eppure era l'unico posto in cui sentiva di poter essere davvero se stessa.
Stava meglio in quell'auditorium piuttosto che a casa sua, dove fra l'altro era comunque sola, eccetto per il personale della sua famiglia, il che comprendeva un paio di camerieri, la cuoca e il maggiordomo.

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