The Drama Club

31. The fear of being herself

Dopo la figuraccia con Rosie e Arthur, Camila era convinta di poter superare tutto, ma evidentemente si sbagliava.

La verità era che aveva sottovalutato la situazione, troppo presa a vivere la sua storia da favola con Lauren per badare al resto del mondo che rimaneva in silenzio ad osservare ogni sua mossa, in agguato, pronto a minacciarla.
Perciò aveva commesso l'errore fatale di trascurare la sua vita sociale, in primo piano, il che significava rischiare di far crollare tutta la messinscena.
Ma Camila non se ne accorse finché non fu messa con le spalle al muro, in un certo senso.

Una mattina, lei e Shawn erano seduti a mensa insieme al solito gruppo, entrambi persi nei propri pensieri mentre con lo sguardo fingevano di ascoltare le loro discussioni vuote e prive di senso, finché Gigi non si rivolse direttamente a Camila.

«Camilita, tesoro, perché non ti si vede più in giro? Abbiamo trascorso un sacco di serate al Equilibrium e in giro a fare casino, e tu non ti sei presentata nemmeno una volta. È come se ultimamente fossi diventata una specie di fantasma» rise in modo sguaiato, poi attese una risposta da parte della bruna, che si guardò attorno spaesata.

«Chi, io?» domandò, perplessa.

«Sì, zuccherino, proprio tu. Dove sono finite le tue feste mega galattiche dove ci sballavamo al punto da vomitare anche l'anima?» disse Gigi, fissandola coi suoi occhi glaciali.

«Che c'è, Camilita, hai rotto qualche vaso d'oro ai tuoi?» intervenne Bill, e gli altri presero a sghignazzare, facendo ribollire il sangue nelle vene di Camila, che sapeva di essere stata appena incastrata.

Proprio mentre stava formulando una giustificazione plausibile, Shawn intervenne al posto suo, accorgendosi della gravità della situazione.
«Colpa mia» rise nervosamente «con la mia vita da ragazzo accasato ho trascinato anche lei... La maggior parte delle volte mi fa compagnia mentre sono con Ally e il suo gruppo di amiche» spiegò.

«Capisco che voi due state sempre attaccati, ma se lei vuole divertirsi lasciala stare» intervenne Ryan, con la sua solita espressione da ebete che parla solo per dar aria alla bocca.

«Mi dispiace, ragazzi, rimedierò» Camila sorrise forzatamente, ma la sua testa rincorreva già pensieri lontani anni luce.
Questa pantomima della ragazza improvvisamente riservata non avrebbe retto a lungo. Doveva trovare un soluzione, una copertura.

L'idea le venne quasi immediatamente, ma la accantonò a lungo. Rimandò finché le fu possibile, ma quel pensiero rimase fisso.
Ne avrebbe dovuto parlare a Lauren il prima possibile, ed era sicura che la novità non le sarebbe andata affatto a genio.
Ma i giorni trascorsero e, ogni volta che Camila vedeva Lauren, tutto il coraggio sfumava, offuscato dal desiderio di godersi ogni momento che aveva con lei, finché quel problema non divenne semplicemente un sottofondo mimetizzato fra un milione di altri pensieri.

-

Camila era sdraiata sul letto di Lauren, il viso rivolto al soffitto e le mani intrecciate sullo stomaco.
La ragazza dai capelli corvini, al suo fianco, stava dando un'occhiata alla home di Tumbrl in silenzio, alla quale la cubana ogni tanto dava una sbirciatina per fare commenti.

«Cos'era?» chiese ad un certo punto Camila, quando Lauren trascinò frettolosamente il dito sullo schermo e oltrepassò una foto che fece rimanere perplessa la più piccola.

«Nulla» borbottò Lauren, e Camila vide le sue guance tingersi leggermente di rosso, così si avvicinò col volto al suo, curiosa.

«Dai, fammi vedere» insistette, ma la ragazza dagli occhi verdi allontanò il telefono.
«Laur, dai» piagnucolò, spazientendosi, e l'altra scosse la testa.
Camila si imbronciò, era determinata a scoprire cosa ci fosse di tanto scandaloso in quella foto se Lauren era così impaurita all'idea che la vedesse.
Perciò, dato che le maniere gentili avevano fallito, decise di strapparle semplicemente il telefono dalle mani.
Lauren spalancò la bocca, sconvolta.