IL NOSTRO PICCOLO FIORE

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Come faccio a dirvi di no? @BenedettaRigolassi, eccoti accontentata.


Flavio è ancora sveglio con lo sguardo puntato sul pc, appena mi vede entrare in casa stordita e traballante, si alza di scatto e si precipita da me.


«Cosa ti è successo?» mi chiede.


Lancio la giacca sul divano e per poco non gli svengo tra le braccia.


«Puzzi di alcol in modo spaventoso, quanto hai bevuto?»


«Tanto, talmente tanto che ho vomitato. Mi sento morire...»


Sono ridotta in uno stato pietoso, ma l'unica consolazione è che la mia pessima cera ha distolto l'attenzione di Flavio dal suo inseparabile computer.


Mi accompagna in camera e mi fa sedere sul letto.


«Perché non sei venuto con me? Se ci fossi stato tu sicuramente ora non starei così male.» Una giustificazione patetica, lo so, ma vera, almeno per quanto mi riguarda.


Si accomoda dietro la mia schiena e, a uno a uno, apre i bottoni del corsetto, poi torna davanti e, accovacciandosi a terra, mi sfila le calze e la gonna.


«Il fatto che io non sia stato con te non è un buon motivo per esserti ridotta così» mi rimprovera.


Adoro la sua risolutezza, mi fa sentire al sicuro.


Nonostante la mia testa continui la sua incessante giostra, e nonostante l'ubriachezza non abbia ancora abbandonato il mio corpo, mi guardo bene dal confessare a Flavio che passare una serata in un locale in completa solitudine, mentre la mia migliore amica è impegnata a flirtare con il suo amante, è un motivo valido per darsi all'alcol come magra consolazione.


Prende di peso il mio corpo nudo e si dirige verso il bagno chiudendomi nella doccia, poi inizia a spogliarsi anche lui e mi raggiunge. Le mie gambe sono deboli e la tentazione di accasciarmi a terra è l'unico desiderio che sento.


«Non ce la faccio a stare in piedi» borbotto.


«Sta' zitta e aggrappati a me.»


L'acqua comincia a fluire sulla mia pelle confondendosi con le mani di Flavio che accarezzano il mio corpo intorpidito.


«Lo sai che odio il tuo coordinatore di corso? E odio anche il professor Cesari che ti dà un incarico dopo l'altro. Poi odio tutta la tua squadra di ricercatori perché loro passano un sacco di tempo con te.»


«Sei ubriaca, Giuditta.»


«Sarò pure ubriaca e forse domani non ricorderò nulla delle cose che ti sto dicendo, ma stai pur certo che le penso davvero.»


Mi prende il viso tra le mani, l'intenso profumo del bagnoschiuma mi pervade le narici, Flavio piega il viso sul mio e mi bacia in modo avventato, forse arrabbiato.


Mi stacco dalle sue labbra per riprendere fiato, lui resta a guardarmi incerto se credere alle parole dette prima. I suoi occhi sono cristallini, lo scorrere del tempo sul suo viso sembra essersi fermato, a eccezione di qualche tenue ruga sulla fronte, quella pelle è rimasta perfetta.


L'attesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora