MISTERO

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«Buongiorno ragazzi, mi presento, io sono la Dottoressa Piras e insieme alle colleghe che mi hanno preceduto nella presentazione, mi occuperò della consulenza orientativa in ateneo. So quanto sia difficile il primo anno nella facoltà di Medicina e Chirurgia, io stessa quando iniziai ebbi non pochi problemi ad adattarmi a quel nuovo stile di vita. Ma posso garantirvi che se, all'epoca, avessi avuto la possibilità di essere seguita, consigliata e aiutata da un supporto come quello che vi proponiamo oggi, be', certamente avrei vissuto con più serenità il primo anno di università. Io sono una specializzanda in Genetica Medica e offro agli studenti un supporto durante la laurea magistrale e nel periodo seguente, durante il tirocinio obbligatorio per l'iscrizione all'albo, e la preparazione del concorso scritto. Ovviamente, potrò fornire a tutti i medici laureati le informazioni necessarie per l'orientamento che concerne la specialistica. Sui fogli che vi sono stati consegnati troverete tutti i contatti che mi riguardano, nonché i giorni di ricevimento in facoltà. Vi ricordo, inoltre, che questa opportunità va sfruttata, quindi non esitate a chiedere aiuto. Vi ringrazio per l'attenzione e vi anticipo che il prossimo incontro è fissato nel periodo post natalizio che precede la prima sessione d'esame. Chiunque sarà interessato a partecipare potrà farlo iscrivendosi sull'apposita pagina web.» Spengo il pulsante sul microfono e lo poso sopra la cattedra, dinanzi a me un vociare continuo, ragazzi che salgono la scalinata dell'aula, altri che sfogliano libri di anatomia e le mie colleghe intente a parlare tra loro.


«Giuditta, noi andiamo a mangiare qualcosa in una tavola calda qui vicino, vieni con noi?»


«No, grazie, devo essere in ambulatorio tra un'ora. Mangio un panino al volo e scappo al lavoro.»


In realtà potrei prendermela con più comodo, ma francamente non ho voglia di ascoltare i soliti pettegolezzi che circolano tra gli sterili dipartimenti del policlinico.


Sistemo il materiale usato nel corso di orientamento ed esco frettolosamente fuori dall'aula; quando mi chiesero di partecipare come tutor in un progetto per aiutare le giovani matricole a orientarsi nei meandri del primo anno di Medicina, acconsentii con un certo entusiasmo. Essere un punto di riferimento per gli studenti mi avrebbe permesso non solo di ampliare le mie competenze in materia, ma soprattutto mi avrebbe aiutata a emergere in un ambiente scientifico ancora piuttosto elitario. Di certo essere la futura moglie di uno dei pupilli del dipartimento di Genetica è stato un vantaggio, ma non ho mai sopportato l'idea di vivere all'ombra di qualcuno; in fondo tutti i miei successi universitari sono stati solo ed esclusivamente frutto del mio costante impegno.


Raggiungo in pochi minuti la caffetteria universitaria e, dopo aver superato la porta d'ingresso, ho la sensazione di vivere un déjà-vu. I pensieri volano all'indietro di qualche anno, quando io e Gaia frequentavamo assiduamente questo posto.


Trovo un tavolo libero in fondo alla sala, mi siedo e ordino al cameriere un toast e una bottiglietta d'acqua; poi raccolgo i miei pensieri soffermandomi a riflettere su Flavio e sulla discussione affrontata qualche sera fa. Mi chiedo se la mia sia una reazione normale e giustificata, in risposta al suo comportamento ormai consueto, oppure se mi stia trasformando in una futura moglie oppressiva e frustrata dalla sua assenza.


Il toast servitomi è secco e bruciacchiato sui lati, lo mangio controvoglia senza neppure terminarlo, ordino anche un caffè e poi mi dirigo alla cassa per pagare.


«Il suo tavolo?» chiede il tipo dietro al bancone.


«Tavolo nove.» Estraggo il portafogli dalla borsa e afferro una banconota da dieci euro.


«Guardi, il suo conto è stato già pagato.»


Sgrano gli occhi perplessa. «No, ci deve essere un errore.»


«Ha ordinato un toast, dell'acqua minerale e un caffè?»


«Sì.»


Il ragazzo mi porge un foglietto piegato in due. «Il tipo che ha pagato mi ha detto di darle questo.»


Esco dal bar precipitosamente e apro curiosa il rettangolo di carta.



Ti ho vista talmente assorta nei tuoi pensieri che non ho voluto disturbarti, ero tentato di avvicinarmi per un saluto, poi ci ho ripensato temendo che non ti facesse piacere. Mi sono ripromesso che, se dovessi incontrarti un'altra volta, azzarderò.


A presto.



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