Buongiorno girls!
Ho diviso questo capitolo in due parti per evitare che fosse troppo lungo...
La seconda la pubblicherò non appena sarà conclusa.
A presto.
Una serata qualunque fatta di chiacchiere e risate tra amiche. Quelle amiche che, una volta tanto, riescono a incontrarsi per un Revival in onore dei vecchi tempi.
Sveva è tornata da Parigi per qualche giorno e noi altre abbiamo colto al volo l'occasione per trascorrere qualche ora tutte insieme, come qualche anno fa, quando la vita di ognuna era più semplice, quando i problemi più grandi si riducevano a conciliare gli impegni universitari con le nottate consumate nei locali notturni. Quelle esperienze sono così lontane che, a volte, mi domando se io le abbia vissute davvero; quando abbiamo varcato la soglia del Paz, stasera, mi sono accorta che quei ricordi non sono dei fantasiosi retaggi della memoria, è tutto vero. In passato abbiamo sul serio passato intere nottate qui dentro, a ballare fino a non sentire più le gambe, a bere Margarita con la speranza di alleggerire le nostre futili preoccupazioni d'amore. Abbiamo davvero dissipato i migliori anni della nostra vita ridendo a crepapelle, burlandoci di tutti coloro che ci sembravano, all'epoca, troppo vecchi per divertirsi con la nostra stessa spensieratezza. Eppure, abbiamo raggiunto anche noi quel traguardo: Arianna con un compagno e un figlio, Gaia con il suo matrimonio ormai alla deriva, Sveva con la sua esperienza da femme d'affaire - come amiamo definirla - e poi io, Giuditta, con un matrimonio da organizzare e un fidanzato concentrato sui suoi mille impegni lavorativi. Ora potremmo essere noi oggetto di derisione, con le nostre complicate esistenze che, agli occhi di giovani ventenni assetati di divertimento, appaiono come delle realtà molto più noiose di quanto non siano.
«Lui è Adrien.» Sveva gira lo smartphone verso di noi e ci mostra una foto del suo fidanzato.
Arianna emette un fischio che rappresenta un chiaro segno di approvazione. «Wow! È fichissimo, sembra un modello.»
Concordo, ha il viso di uno di quei bei maschi stampati sulle riviste patinate.
«In realtà ha fatto il modello, diversi anni fa, per Yves Saint Laurent...»
Gaia spalanca gli occhi e resta ipnotizzata a fissare il biondone dagli occhi azzurri, finché Sveva non toglie il cellulare di mezzo.
«E dove l'hai trovato uno così?»
«In una convention.»
«In qualità di modello?»
«No, Ari. Lui è responsabile del personale nell'azienda affiliata alla nostra.»
Altro fischio di approvazione da parte di Arianna.
«Bello e intelligente! Complimenti, Sveva. Parigi ti ha fatto proprio bene.»
Devo ammettere che la mia amica ha ragione. Sveva è sempre stata molto sfortunata con i ragazzi, perlomeno prima che il primato di sfigata in amore fosse affibbiato a me. Parigi l'ha resa molto più sicura di sé, delle proprie capacità e della propria straordinaria femminilità.
«Magari, tra un anno, sarò io quella che organizzerà un matrimonio» si lascia sfuggire tra un sorso e l'altro del cocktail che stringe tra le mani.
«Vi sposate?» chiedo elettrizzata.
«Non correre troppo, Giù. Stiamo insieme da poco più di sei mesi, però qualche volta ne abbiamo parlato.»
Gaia storce la bocca.
«Pensateci bene al matrimonio. È una strada senza uscita.»
«Gaia!» la rimprovero.
«Dico solo quello che penso. Al giorno d'oggi ci si sposa con troppa facilità.»
Il dottor Longo ha fatto più danni di quanto si possa immaginare.
«Gaia, mi dispiace per il tuo matrimonio» mormora Sveva, che ovviamente è al corrente dello stato di tensione tra Gaia e Tommaso, pur non conoscendone tutti i particolari.
«Oh, non preoccuparti. Insomma, sono cose che capitano, ma se tornassi indietro io non mi sposerei.»
Un attimo di silenzio. Tutte noi stiamo cercando di digerire quell'affermazione, perché resta complicato ripensare al favoloso matrimonio di Gaia e poi realizzare che è stato un gigantesco buco nell'acqua, a detta di lei perlomeno.
«Se non avessi conosciuto quel gigolò probabilmente il tuo matrimonio sarebbe ancora in piedi.» La cruda teoria di Arianna.
«Se non avessi incontrato Donato, che per inteso non è un gigolò, il mio matrimonio si sarebbe spento comunque, più lentamente, ma comunque.»
Sveva fissa Gaia sconvolta.
«E non guardarmi così. Donato è un uomo eccezionale» dice alla fine.
Poi gli occhi di tutte si posano sopra di me.
«Che c'è?» chiedo perplessa.
«Flavio che farà? Ha deciso?»
«Gaia, non lo so. Cioè, in realtà lo so eccome! Entro lunedì deve dare una risposta al professor Milligan. Sono certa che accetterà.»
«Santo cielo, Giù! Cosa dovrebbe fare, scusa?»
Tutte noi voltiamo il viso verso Arianna.
«Cosa? Cioè, tu difendi lui e non me?»
«Io non sto difendendo nessuno, però rifletti un secondo... Quante volte nella vita capita un'occasione come questa? Mai! E dovresti saperlo più di tutti, tu sei una ricercatrice come lui. Dovresti sorreggerlo, incitarlo e non convincerlo del contrario.»
Cosa ne sa lei? Cosa ne sa Arianna di quello che significa restare da sola a ridosso del matrimonio e della mia tesi per la specialistica? E non si tratta solo di quello, no. Quello che mi spaventa è la solitudine, la lontananza e la consapevolezza di non poterlo vedere in maniera costante.
«Arianna, smettila. È lecito che si senta disorientata, non infierire.»
Se non ci fosse Gaia a difendermi...
«E poi ti sembra giusto che lui abbia fatto tutto senza consultarmi?» intervengo evidentemente alterata.
«Non ne avete più parlato?»
«No. Non ne abbiamo più parlato e io non intendo farlo, deve prenderlo lui il discorso. Sono stanca di tirargli fuori le parole con la forza.»
Sveva è sbalordita. Insomma, tra noi quattro le uniche che godono di un po' di sana felicità sono lei e Arianna. Io e Gaia non siamo proprio il ritratto della serenità negli ultimi tempi.
«Giù, scusa. Non volevo essere così diretta.» Arianna allunga la mano sopra la mia. Alzo la testa verso il suo viso e tento di rassicurarla con lo sguardo. Dopotutto ha solo espresso la sua opinione in merito e, probabilmente, quello che dice non è completamente sbagliato. Posso continuare a vessarmi il cervello fino allo stremo ma nulla cambierà, se amo Flavio devo accettare la decisione che prenderà, qualunque essa sia. Resta il fatto che per me sarà complicato gestire la sua assenza.
Proprio mentre me ne sto in silenzio a valutare la possibilità di affogare in un altro cocktail la mia malinconia, Arianna soffoca un gridolino. Tutte dirottiamo lo sguardo su di lei che, nel frattempo, resta a fissare qualcosa dietro di me, dall'altra parte del locale. È questione di secondi e anche Gaia e Sveva emettono un suono acuto.
«Ma che succede...» Provo a voltarmi per godere della scena che ha reso le mie amiche tanto allibite.
«No! Non ti girare adesso!» Gaia posa violentemente la mano sul mio braccio imponendomi di restare immobile.
«Non posso crederci...» Arianna segue qualcuno con lo sguardo.
«Mi dite chi diavolo avete visto?»
«Hai detto bene, Giù. Chi diavolo abbiamo visto. Il tuo ex amichetto psicolabile: Gabriel.»
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L'attesa
RomanceTerzo romanzo della serie -Il paradigma dell'amore- Sono passati quattro anni, Giuditta è una specializzanda nella facoltà di genetica medica ora. Trascorre le sue giornate divisa tra il laboratorio, i turni ospedalieri e la convivenza con F...