AMICI

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Senza amicizie non siamo assolutamente in grado di sopravvivere a noi stessi. Finiamo col perdere la percezione di ciò che siamo nel contesto quotidiano, quanto valiamo, a cosa ambiamo. La nostra forza interiore cresce se abbiamo qualcuno con cui condividere il brutto e il bello della vita.

«Stasera hai impegni?» Adele si intrufola con grande abilità nei miei torbidi e angosciosi pensieri.

Ovvio che non ho nulla da fare, come ogni sacrosanto week end.

Scuoto la testa.

«Visto che la tua vita sociale è disastrosa, ho deciso di aiutarti...»

La mia vita sociale non è disastrosa, semplicemente non esiste, e non perché io non ne abbia bisogno, ma perché non so da dove farla partire.

Sbuffo, il che, riconosco, non è proprio un gesto carino.

«Frena l'entusiasmo, ragazza! Ti porto a mangiare una pizza strepitosa, e poi vieni a conoscere i miei amici. Giochiamo a Tombola. Ti divertirai.»

«È già tempo di Tombola?»

La percezione dello scorrere del tempo è praticamente un optional per me.

«Siamo a dicembre da un giorno, tesoro.»

Siamo a dicembre, il mese di Natale, dei regali, delle ghirlande di agrifoglio... io non ho neanche pensato alla possibilità di addobbare un alberello spennacchiato.

Faccio qualche smorfia strana, poi assolutamente digiuna di inventiva per sottrarmi all'invito, accetto.

Alle otto sono in auto con Adele.

«Stasera ci sfondiamo di birra» dice mentre è tutta intenta a fare manovra per entrare in un parcheggio impossibile. Io ci avrei rinunciato al posto suo. Ma io non faccio testo, ultimamente la rinuncia è diventata il piatto forte della mia esistenza. Se mi mettessi ancora una volta a tirare fuori la storia di Flavio come attenuante per lo stato di apatia cronica, nessuno mi capirebbe. Per la maggior parte delle persone è impossibile concepire che si possa stare male per una storia andata a puttane, dopo tanti mesi. E comunque lo dice anche il proverbio: chi è causa del suo mal pianga sé stesso.

Poi c'è la questione del bambino.

Ecco, quella questione io non riesco ancora a elaborarla.

Io e Adele mangiamo la pizza su tavolini di legno apparecchiati con tovagliette di carta scozzesi. Beviamo birra doppio malto e fingiamo di divertirci raccontando aneddoti del lavoro che non sono poi così spassosi.

«Ci pensi ancora?» mi chiede lei quando sono tutta intenta a scolarmi l'ultimo goccio di birra.

Capisco al volo che si riferisce a Flavio.

L'attesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora