PER OGNI FINE C'È UN NUOVO INIZIO (parte prima)

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Perdonatemi, sto facendo dei capitoli più lunghi del solito e per questo sono costretta a dividerli in due, per evitare che possa diventare spiacevole leggerli sul cellulare. Non appena avrò terminato la seconda parte del flashback -spero entro stasera- la pubblicherò.

Fatemi sapere cosa ne pensate, questo e il prossimo capitolo serviranno per scavare più in profondità nel passato del nostro dottorino dagli occhi di ghiaccio.

Buona lettura a tutte voi!





Ottobre 2013

I ricordi sono tutto ciò che rimane delle persone quando muoiono. Restano anche i loro vestiti, chiusi nell'armadio, i loro oggetti disseminati per le stanze e gli album fotografici con le istantanee dei momenti trascorsi insieme. I ricordi, però, sono più preziosi di tutto il resto e se ti concentri riesci a riviverli, cogliendone le impercettibili sfumature che li hanno resi indimenticabili.

Mio padre era vivo, forse ancora per pochi mesi, e io non facevo che collezionare ricordi, uno dietro l'altro, perché il giorno in cui non avrei più potuto stringerlo tra le braccia, mi sarei consolata rivedendolo nella mia mente. In quel posto solo mio e suo.

Come ogni sera, dopo una giornata di lavoro, io e Flavio ci ritrovavamo accoccolati sul divano; negli ultimi tempi poi avevamo preso l'abitudine di condividere la lettura di un libro ad alta voce. E mentre Flavio stringeva in una mano il piccolo volume e con l'altra pettinava i miei capelli con le dita, io me ne stavo stesa con la testa sulle sue gambe a deliziarmi del suono della sua voce, mentre raccontava un altro capitolo de Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry.

Avevo ritrovato quel testo stipato tra altri mille in una scatola abbandonata in un angolo della soffitta di casa, a Bellagio. Me lo regalò mio padre quando avevo all'incirca nove anni, lo leggeva insieme a me poiché io ero una gran pigrona e probabilmente da sola non sarei mai riuscita a interpretare il significato nascosto dietro tante riflessioni.

Flavio, ora, lo stava leggendo per me e mi accorsi che quello non era solo un libro per bambini, ma una lezione di vita, uno sguardo al mondo svelato attraverso gli occhi incontaminati di un bambino.

Era bello ascoltare Flavio che si destreggiava nella lettura come avrebbe fatto un maestro con la propria alunna, lo guardavo mentre muoveva le labbra spostando, di tanto in tanto, lo sguardo su di me per verificare che lo seguissi. Certo che lo seguivo, e mai avrei smesso di farlo. Noi ci coccolavamo anche così, con le sue dita intrecciate tra miei capelli e la mia attenzione appesa al suono della sua voce.

Poi una frase:

«È una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto, abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito. È una follia condannare tutte le amicizie perché una ti ha tradito, non credere in nessun amore solo perché uno di loro è stato infedele, buttate via tutte le possibilità di essere felici solo perché qualcosa non è andato per il verso giusto. Ci sarà sempre un'altra opportunità, un'altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. Per ogni fine c'è un nuovo inizio

Capii tante cose in un solo istante. Gli bloccai la mano e scattai seduta sul divano. Sfilai il libro delle sue le mani e cercai sulla pagina ingiallita le parole che aveva appena pronunciato. Le trovai e le rilessi un paio di volte, subito dopo piegai un angolo della pagina e chiusi il libro.

Lui mi guardò perplesso, con quei lapislazzuli che brillavano tra la penombra del soggiorno illuminato dalla luce di una lampada da tavolo. Io amavo quei lapislazzuli e avrei voluto rubarglieli per non dovermene separare mai.

«Che succede?» mi chiese.

«Per ogni fine c'è un nuovo inizio» ripetei sperando che capisse.

Scosse la testa confuso, corrucciando la fronte e stringendo il suo sguardo ammaliatore.

«Flavio, puoi farmi una promessa?»

Sorrise gentilmente. «Certo.»

Abbassai lo sguardo perché quello che stavo per dirgli avrebbe generato in lui una certa contrarietà.

«Mi prometti che proverai a riconciliarti con la tua famiglia?»

Mi guardò in modo assurdo, in una maniera che sarebbe impossibile descrivere. Forse voleva apostrofarmi con qualche aggettivo che esprimesse l'assurdità della mia richiesta. Ne ero consapevole, sapevo che gli stavo chiedendo molto ma, a volte, il fine giustifica i mezzi e il mio fine era che ci fosse la pace dopo tanta guerra fredda. Sapevo che Flavio andava a trovare poco i suoi genitori per non imbattersi in Andrea e Viola. Sapevo anche che Flavio nutriva rancore nei confronti di quei familiari che non lo avevano sostenuto a dovere quando aveva subito il tradimento da parte del fratello e della sua ex fidanzata. Ma sapevo che l'odio e la rabbia non lo avrebbero portato da nessuna parte e che per "ogni fine c'è un nuovo inizio" e il nuovo inizio avrebbe dovuto trovarlo lui per non perdere tutto il resto.

«Non se ne parla» sbottò.

«Flavio, ti prego. Ascoltami. Ascoltami solo cinque minuti, poi non ti dirò più nulla.» Gli strinsi la mano e me la portai sulla bocca.

«Io sto perdendo mio padre e credimi quando ti dico che se tornassi indietro farei tante cose diversamente.»

Sì, avrei fatto tante cose diversamente se solo avessi potuto. Forse avrei ubbidito di più al mio papà, forse mi sarei soffermata con più piacere accanto a lui ad ascoltarlo mentre mi leggeva un libro, forse non lo avrei odiato per ogni regola imposta e ogni abbraccio centellinato, forse avrei guardato i suoi gesti nei miei confronti come un modo diverso di amarmi e non come un modo per amarmi di meno.

Iniziò a tremarmi la voce al pensiero che le lancette dell'orologio non sarei stata in grado di fermarle, il tempo sarebbe trascorso portandosi via il mio papà, l'unica cosa che potevo fare era rendere indimenticabile ogni istante passato con lui.

«La vita è fragile, Flavio. La vita è un filo sottile e delicato che si spezza senza darti neppure il tempo di rendertene conto. Non negarti l'affetto delle persone che ti amano, anche se hanno commesso degli errori. Non negarti la gioia di vedere un nipotino crescere, non negarti l'abbraccio di un fratello, il bacio di una madre e la stima di un padre solo perché hanno commesso un errore. Non devi chiedere scusa, devi solo permettere loro di chiedere scusa a te. Concedi alla tua famiglia un'altra possibilità. Il perdono, Flavio, è una cosa importante.»

Mi asciugai le lacrime con l'avambraccio, gli accarezzai la guancia con la mano calda, lo baciai sulla bocca e me ne andai in camera da letto, pregando che Flavio riflettesse su quelle parole.

Trascorse quasi un mese e alla mia assurda richiesta non ricevetti alcuna risposta; capii di aver preteso troppo. Una sera di fine ottobre, però, avvenne il miracolo.

«Giù, ti andrebbe di sfruttare il ponte di fine mese per un week end a Verona?»

La sua inaspettata proposta mi fece esplodere di gioia.

«Assolutamente sì» cinguettai felice.

Sapevo che quella gita a Verona era un pretesto. Avevo imparato a conoscere Flavio e la sua difficoltà a esteriorizzare le proprie fragilità. La sua famiglia rappresentava una sua chiara debolezza, doveva aver faticato in modo disumano per reagire al tradimento di Viola e, probabilmente, il fatto che i suoi genitori avessero perdonato una tale infedeltà, riaccogliendo in casa quella nuora fedifraga e innamorata dell'altro figlio, non fece altro che allontanare Flavio dai suoi cari.

«Mi farai conoscere la tua famiglia?» La buttai così, sperando di mostrare a Flavio l'altro lato di quell'ipotetica riappacificazione.

Mi guardò soffocando un sorriso. Allora mi avvicinai a lui, gli accarezzai le labbra e dissi: «Smettila di trattenere le emozioni.»

Mi mozzicò il dito.

«Ahi!» Lo ritrassi dalla sua bocca all'istante.

«Piacerai molto a mia madre» disse.

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