PICCOLO, FREDDO CUORE

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GIUDITTA

Il trillo del telefono distrugge questo momento di estasi allo stato puro. Stavo riuscendo a lasciarmi andare, abbandonandomi completamente alla mercé di Flavio.

Le sue mani hanno esplorato lande ormai desolate e dimenticate del mio corpo, risvegliandone i sensi assopiti. Ha camminato con le dita per minuti interi sopra di esso, ridisegnandone il profilo, soffocando i gemiti sopra la pelle del mio ventre. Ho chiuso gli occhi per godere della sensazione di arrendevolezza, assorbendo, istante dopo istante, le onde di piacere che propagavano dentro di me, toccando angoli del corpo di cui non avevo più percezione. Il suono del cellulare ha infranto tutto, specialmente ora che ho allungato l'occhio sopra il display illuminato. Un primo piano occupa l'intero schermo, in un secondo ne metto a fuoco la fisionomia, e i ricordi mi conducono al volto sul profilo di Facebook di Flavio.

Si chiamava Chloe, Chloe Mc-qualcosa.

«Rispondi, Flavio» dico un tantino infastidita.

Flavio tituba. Guarda me dritto negli occhi, poi di nuovo il telefono. Lo afferra quasi con rabbia e un istante dopo risponde.

Si stacca dal mio corpo accaldato in modo precipitoso e si allontana camminando verso il divano. Parla in inglese, un inglese fluido, veloce e quasi incomprensibile per me. Riesco a carpire giusto qualche parola, la traduco velocemente e comprendo che, dall'altra parte, c'è una donna che lo reclama in qualche modo. Una donna che ha stabilito con lui un rapporto molto più intimo di quello che si possa immaginare. Riesco a percepire la voce cristallina di lei, e maledico la mia incapacità di comprendere appieno il senso di tutte quelle frasi. Flavio si sta agitando, sta gesticolando, sta cercando di interrompere velocemente la conversazione. Ci riesce qualche istante dopo. Ma a questo punto, tra noi due, si è creata nuova distanza. Lo guardo, restando seduta sul tavolo mentre cerco di sistemarmi l'abito che mi ha quasi completamente sfilato. E ora mi sento svuotata, pur non essendomi concessa a lui.

«Chi era?» domando con un tono che non avrei pensato di poter usare con Flavio. Non più dopo il mio tradimento.

«Una ragazza» risponde imbarazzato.

Questo lo avevo capito anche io.

Richiude il bottone dei suoi bermuda e afferra i due angoli della cintura penzoloni. Ha il dorso nudo, coperto da qualche pelo che spunta di tanto in tanto sopra la pelle soda. Sento rinascere in me la gelosia che provai qualche giorno dopo la sua partenza. Mi striscia dentro ricordandomi quanto sia debole l'animo umano e le pulsioni che lo governano.

«Era una delle ricercatrici del tuo team?»

Flavio annuisce, camminando lentamente nella mia direzione. Prova ad afferrarmi il braccio, forse per continuare le effusioni che la telefonata ha interrotto, ma io mi divincolo. Gli sfuggo di lato, scendendo dal tavolo.

«Hai una storia con lei?»

Non posso credere che sia venuto fin qui senza troncare una relazione. Quello che mi sconcerta di più, però, è il fatto che io non mi fossi sbagliata in passato.

L'attesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora