CAPITOLO 14: IL PULCINO SPENNATO E L'OCHETTA SENZA UN'ALA

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L'episodio del bacio non si ripeté.

Zanna e Bebe sciavano insieme, scherzavano, e parlavano, parlavano, parlavano.

Lui ogni tanto le accarezzava la nuca, fintamente distratto, lei gli dava sberle o carezze, che per quello una mano bastava.

Sembrava tutto perfetto, ma, nel giro di qualche giorno, Zanna diventò sempre più cupo, scontroso ed intrattabile.

Bebe non capiva, fino a quando preferì allontanarsi e lasciarlo sfogare.

Era in seggiovia insieme a Donatella, quando lo vide cadere di schiena dopo un salto mal riuscito sulla Salomon; lo guardò scivolare per metri a testa in giù lungo la pista, allungare un braccio, girarsi - doveva fare male davvero - , rialzarsi in piedi e proseguire senza fermarsi, come nulla fosse.

"È impazzito? Vuole ammazzarsi oggi?" chiese Bebe.

"È l'anniversario dell'incidente. Succede così ogni anno. Almeno ha smesso di fare a pugni in giro per i locali." rispose Donatella, triste.

Non ne avevano mai parlato.

Lui non chiedeva a Bebe del braccio, lei non gli chiedeva dell'incidente. E ora lo guardava distruggersi, senza far nulla.

Pensò a lui per tutto il giorno, al suo viso scuro e rabbioso, a quel modo di sciare pericoloso e malsano.

Lo ritrovò alla sera, in quella festa al Roncjade cui era andata di malavoglia assieme a Ally e alla squadra.

Zanna stava ballando fino a sfinirsi.

Bebe lo studiava, seduta in un angolo mentre tutti i suoi amici erano in pista.

Non se la sentiva di ballare, così esposta a così tanti occhi estranei.

Seduta poco distante da lei c'era Anna, che guardava il resto del suo gruppo di soccorritori che scherzava al bancone, intenti a degustare un giro di grappe.

Zanna si fermò e si sedette accanto a lei.

"Ciao Anna."

"Ciao Zanna. Come stai?"

"Lo sai come sto..."

"È oggi vero? Si vede lontano un miglio. Posso fare qualcosa?"

"No purtroppo."

"Se vuoi parlarne, ci sono. Ma magari preferisci andare da lei." disse sorridendo e indicando Bebe.

"Bebe dici?"

"Sì. Non ti ha levato un secondo gli occhi di dosso."

"Vado a parlarle dici?"

"Solo se ti va..."

Zanna si alzò e andò da lei.

"Ciao, Bebe. Vieni a ballare?" disse allungandole la mano.

"No.", disse scuotendo la testa.

"Perché?"

"Lo sai, perché!"

"Ah, già, è vero... sei senza gambe." disse sorridendo e sedendosi accanto a lei.

"Cretino."

"La mia ochetta, senza un'aletta."

Le mise in bacio intorno alla spalla e la baciò una tempia.

Lei appoggiò la testa sulla sua spalla.

Erano così, in un idillio perfetto, quando per un attimo la musica saltò e si sentì chiaramente una voce dal tono troppo alto: "Guarda lì, lo sfigato con lo scherzo monco della natura!"

Bebe [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora