CAPITOLO 87: FINALE DI STAGIONE

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La seggiovia si fermò.

Per l'ultima volta della stagione.

Da almeno un'ora Zanna aveva gli occhi lucidi, anche se non piangeva.

Si tolse la tavola, salutò Rudy poi Katiusha facendola piangere, come non avesse abbastanza gli occhi rossi, Anna che comunque sorrideva positiva come sempre, i carabinieri rimasti e i due tre in Val dei Sass che non pensavano nemmeno ad alzarsi dal bancone.

Con lui c'era Pier, che ne condivideva sentimenti e sensazioni.

Salutò anche Bebe, ma per lei era una novità, non un rito che si ripeteva ogni anno, da anni, triste come una cerimonia funebre.

Pier e Zanna erano mesti e silenziosi, e al contempo guardavano il panorama, cercando di imprimere quanti più dettagli possibili nella retina.

Inspiravano, per trattenere profumi e odori della primavera.

Poi partirono.

Scendendo piano, con curve ampie nella neve sfatta.

Poi veloci, per assaporare per l'ultima volta il senso della corsa, in piste che l'indomani sarebbero state buone solo per camminare.

Era finita, finita davvero.

Non il solo per il caldo.

Ma perché chiudeva tutto, fino al prossimo Dicembre.

Era tempo per il mare, le passeggiate, le dormite.

Ma il tempo delle sciate era finito.

Gridarono, come quella volta della tempesta, per esorcizzare la paura del vuoto, immenso e spaventoso, che avrebbe lasciato tutto questo.

Un inverno di visi, persone, feste, storie, scritte con la lamina sulla neve o raccontate nei pensieri portati via dal vento.

La tristezza era inevitabile.

Ma era una malinconia commossa per qualcosa di bello, irrinunciabile, anche se faceva male.

Pier e Zanna spalancarono le braccia, in un gesto spontaneo, per sentire un'ultima volta l'abbraccio del vento.

Bebe li imitò.

E capì.

"Ciao scrittore. Guarda che puoi fare outing direttamente, senza scrivere tutti quei libri da checca!"

"Guarda che anche tu poi andare a prenderlo in culo tranquillo senza dire che lo fai per imitarmi."

"Ciao coglione."

"Ciao bastardo."

Si strinsero la mano ridendo.

Ma avrebbero potuto tranquillamente abbracciarsi e mettersi a piangere, in quell'addio.

"Ciao campionessa." Disse Pier abbracciando Bebe.

Erano quasi amici ormai.

"Ciao Pier. Non ascoltarlo, io non vedo l'ora di leggere. E pensa se ti va di scrivere di me."

"Potrei scrivere di un'assassina che lo uccide. Oppure farlo morire all'inizio di una storia. O almeno scrivere che vi mollate."

"Beh, andiamo a vivere insieme... se non funziona magari succede davvero." Disse ridendo.

"Beh, vecchio, almeno il tuo buongusto non si discute. Mi restano seri dubbi su quello di Bebe, ma tu non potevi scegliere di meglio. In bocca al lupo allora."

L'abbracciò ancora, e sparì.

Zanna e Bebe si guardarono.

Lei lo vide triste, e lo abbracciò, poi lo baciò dolce.

"Tutto bene, amore?"

"Sì." Disse con un sorriso e gli occhi ancora lucidi.

Portarono le tavole in garage e andarono a fare una passeggiata.

Il sole era ancora caldo.

Gli uccellini cantavano la loro allegria rumorosa.

Era bellissimo, ma insolitamente vuoto e silenzioso.

Fecero l'amore nel bosco, una sveltina nascosti dalle foglie appoggiati sul tronco di un albero.

Non era programmato, ma ne avevano voglia, per alleviare quella tristezza che avevano addosso.

Poi si cambiarono, uscirono per una pizza, e lo fecero ancora con calma a letto senza preoccuparsi del giorno dopo, della sveglia, delle gare, degli impegni.

Era tutto così perfetto, così bello, così puro.

Si coccolavano, come si fossero capiti e completati e tutto il resto, ebbri della loro felicità e del loro amore, fatto di piccole cose semplici, strappato alle avversità con le unghie e i denti.

Bebe strinse Zanna, e lui strinse lei.

"Ti amo."

"Ti amo."

Si addormentarono così, mentre fuori il cielo si era rannuvolato, e brontolava di tuoni mentre l'acqua sferzava le finestre.

Loro erano stretti, vicini, Bebe rannicchiata dentro Zanna, come fosse un involucro che la conteneva, il suo guscio di pulcino senza un'ala.

Respirava piano, col viso sereno cullato dai sogni belli.

Anche Zanna dormiva rilassato, tenendola stretta come una cosa preziosa, come un palloncino pieno d'amore che si era posato tra le sue braccia.

Erano la cosa più bella del mondo.

Un mondo geloso che non poteva stare a guardare tanta bellezza senza provare invidia.

La tempesta infuriava, abbattendo alberi e foglie.

Gli animali nel bosco erano raggomitolati nelle tane, mentre il cielo gridava potente e cattivo.

Le corde delle seggiovie oscillavano lievemente, senza più seggiolini addosso.

E Zanna e Bebe erano lì, stretti e felici, a completarsi e costruirsi l'amore.

Una stagione finiva, un'altra iniziava, piena di promesse da fare e da mantenere.

L'inverno era finito, e stava sbocciando una nuova primavera.


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E siamo a 3.000!

Tanti? Pochi?

Non lo so, ma sono felice.

Thanx Bebers!

Bebe [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora